Madama Clotilde si avvolse nel mantello nero e nella pesante sciarpa, il freddo anomalo per quella stagione la spaventava. In quella notte senza luna, quella dei non vivi, la maga sentiva il cristallo dell'eternità agitarsi in tasca. Si era svegliato e lei l'aveva rimosso dalla teca in cui era rimasto inattivo per cinque secoli, fino a quella notte; l'aveva sottratto per evitare che la setta delle Anime Perdute potesse utilizzarlo per riportare in vita i defunti.
Clotilde camminava rasente i muri della Città della Vita, conscia del pericolo.
Quando inciampò in un piccolo sasso, cadde e si accorse che non si trattava di una pietra qualunque, ne riconobbe la singolare forma d'uovo.
Qualcuno aveva sottratto, e stoltamente perso, l'altro cristallo che proteggeva l'integrità del loro regno, quello della luce.
Lo raccolse, doveva evitare che finisse nelle mani sbagliate. Pronunciare il rito tenendolo tra le mani alle pendici delle rovine del Castello del Principe Oscuro, avrebbe causato il suo ritorno e la notte perenne sulla loro terra.
Se, contemporaneamente, si fosse pronunciata l'altra formula tenendo il Cristallo dell'eternità sopra la sua tomba, tutte le anime dei morti sarebbero sorte e avrebbero preso possesso del mondo, trasformando ogni abitante in morto vivente.
Clotilde si sentiva in pericolo e aveva la sensazione di essere seguita. Alla fioca luce di un lampione, nei vicoli della Città Vecchia, si accorse di una falena che le volava attorno e si quietò. Riconobbe la sua assistente, una giovane con la capacità di trasformarsi in ogni sorta di essere vivente; le ali mostravano il suo segno distintivo, la copia del tatuaggio che portava sulle mani, un fiore con tre occhi.
Esmeralda era una mutante e una veggente; grazie a lei Clotilde aveva saputo del piano della setta, che voleva assumere il controllo del mondo attraverso i morti viventi.
Le fece un cenno e Esmeralda si ritrasformò in giovane donna.
«Come proseguiamo? Hai un piano, Clotilde? Dovremo sfuggire loro per ancora qualche ora, fono all'alba, poi il mondo sarà al sicuro per altri cinquecento anni.»
Clotilde le accennò di tacere, poi la trascinò dietro un angolo, in un vicolo buio.
«Sto cercando di raggiungere l'Antro di Bebel, dove saremo protette dalla sua invisibilità. Ma non rammento la strada, Sono ormai troppo vecchia per essere l'Alta Maga della città.»
Quando le due uscirono dal vicolo si trovarono di fronte numerosi mantelli bianchi, era la setta.
Non potevano far cadere i cristalli nelle loro mani e fecero ciò che era necessario. Ne inghiottirono uno ciascuna, poi pronunciarono la formula del fuoco; era un incantesimo proibito, i Maghi non avevano il diritto di uccidere un essere vivente, pena terribili ritorsioni dal Consiglio Supremo.
Eppure loro sapevano di non avere scelta; le Anime Perdute bruciarono come torce in pochi minuti. Il mondo era salvo grazie al loro sacrificio.
La mattina dopo il locandiere dell'angolo trovò due bellissimi cristalli in mezzo a cenere grigiastra, non si chiese cosa fosse successo, ma decise che avrebbe potuto ricavarci una bella collana per la giovane sposa.
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