King's Cross
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ɪᴛ'ꜱ ʙᴇᴇɴ ᴛʜᴇ ʀᴜɪɴ ᴏꜰ ᴍᴀɴʏ ᴀ ᴘᴏᴏʀ ʙᴏʏ
ᴀɴᴅ ɢᴏᴅ, ɪ ᴋɴᴏᴡ ɪ'ᴍ ᴏɴᴇ.
ᴊᴀɴɪꜱ | ʟᴏᴜ
Quanto bizzarro era il fatto che l'Inghilterra portava con sé il fardello di essere la materna culla della musica.
Se eri inglese, automaticamente avevi gusti musicali decenti – anche se il massimo di ascolto che avesse sfiorato i timpani erano due accordi in croce del vicino stonato, che si esercitava su una Strato scordata, senza mai imparare il cazzo di intro di Smoke on The Water.
Un gruppetto di punk – per completare i cliché – aveva appena gettato una cicca di sigaretta a terra; se ne stavano a bighellonare nel loro post serata, in un after senza ore religione, mentre io avrei pagato per dormire qualche ora in più quella mattina.
«Perché hai deciso di partire così presto?» chiese, per coincidenza o tacita telepatia fraterna, Louis.
Il mio sguardo ancora era focalizzato sul quadretto punk oltre la vetrata, distratta dal loro vivere facile, dai loro goffi abbracci e creste colorate.
Risposi con una smorfia facciale, messa lì a fargli capire che non c'era una ragione specifica che mi avesse portato a scegliere il primo treno – ed era pure vero, che un motivo non era presente.
Avevo pensato semplicemente che fosse la scelta più comoda, dal momento che non avrei comunque dormito granché, come si fa sempre prima di una partenza.
In radio passava un familiare pezzo rock.
Un vecchio film americano, una poesia, un ricordo lontano: The House Of the Rising Sun arrivava alle orecchie mie e di Louis, e se a me portava indietro a un tempo che non avevo vissuto, a mio fratello infastidiva, non perché non amasse il genere, ma perché quel brano rimbombava a volume alto in una caffetteria troppo vuota.
Qualcuno diceva che se la musica la sua suonava a tutto volume, essa teneva a bada i demoni; o forse semplicemente quel pezzo stava svegliando Londra a modo suo.
«Cosa posso portarvi?» chiedeva una vissutissima cameriera sulla cinquantina.
Alla presenza che avvertii della donna, distolsi lo sguardo dalla vita fuori il locale e lasciai scorrere l'occhio sul menù, lasciato intatto fino a qualche secondo prima, poi indicai una colazione salata e un caffè amaro.
Non avevo particolarmente fame, agii semplicemente per necessità fisiologica.
«Per me lo stesso, ma al posto del caffè, un succo di mela.»
La donna segnò tutto su un bloc-notes, era mancina – «Altro o va bene così?»
«Sì, ci sarebbe un'ultima cosa... È possibile abbassare il volume della musica, per favore?» Louis, strafottente e sicuro di sé, ebbe il coraggio di pronunciare quelle parole, che fecero sgranare gli occhi alla cameriera e successivamente mortificarla, perché il cliente ha sempre ragione, e guai a perderne uno.
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• sᴜᴍᴍᴇʀ ʟᴏᴠᴇ • // ʜᴀʀʀʏ sᴛʏʟᴇs //
أدب الهواةSentimenti troppo grandi rischiano di rimanere soffocati, in una città grande come Londra. E quando a mancare non è solo l'aria, c'era solo una cosa che Janis poteva fare: scappare. Nel Sussex dell'est, invece, Harry aveva appena iniziato a capirne...