Gesti inattesi

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Janette non riusciva a togliersi dalla testa quel ragazzo: aveva in mente le sue mani sporche che mettevano a posto la catena della bicicletta, la maglia di un colore tra un grigio e blu, il suo cane a macchie arancioni, il suo taglio di capelli, il modo in cui parlava, i suoi occhi, il suo sorriso. Sperava di rivederlo, sognava di parlare con lui, sognava perfino quello che si sarebbero dovuti dire. Il Telefono squillò, era Jack: "A che ora devo venire ?!". Janette caddè dalla nuvole.. "Come scusa ?!"
"A che ora devo venire ?" Assunse un tono impaziente.
"Verso le 3" in realtà Janette avrebbe tanto voluto vedere il 'biciclettaio'.
"Okay" e dall'altra parte del telefono non si sentì più nulla. Janette gli aveva detto alle 3 perché doveva andare al parchetto, nella sua panchina e aspettare che passasse.
Nel pomeriggio Elena arrivó con calma, come sempre, si accorse subito che Janette era stralunata:
«Ehi..»
«Che c'è ?!» rispose Janette cadendo dal suo mondo.
«Indovino: sei andata alla panchina, hai aspettato, ma lui non c'era ..»
Lei trasalì scalmanata:
«Oh, Ele ho la testa che scoppia!»
«Lo so» Elena aveva un tono comprensivo, lei la capiva sempre. Elena tiró il braccio all'amica e lei sorrise; Bhe che dire ?! Nei loro sorrisi vedevano la sicurezza, come se stessero trasmettendo un qualche loro momento preferito che potevano osservare solo loro; erano come quel minuto dopo l'apnea, il primo concerto, le notti gelide, un 8 in matematica, quell'istante che separa due labbra, un polmone corroso, la prima sigaretta, la risata con le lacrime agli occhi e i crampi alla pancia, le uova di Pasqua, il primo bacio, il caffè la mattina, un autobus perso prima di andare a scuola, l'adolescenza, l'estate, una cazzata, le sberle prese.. Era inspiegabile, solo loro sapevano ciò che provavano.
Il campanello suonò, Janette ed Elena scesero di corsa.
«Donne » ammiccó jack quando le vide. Janette provó ad evitare il suo sguardo fin dall'inizio; Jack la guardava triste, non capiva, ma allo stesso tempo pensavo fosse stupido chiedere una spiegazione o meglio dire: lei avrebbe trovato una scusa per sviare il discorso e rendere tutto logico. Perché alla fine lei era così: o aveva ragione o trovava il modo di averla. Percorsero brevemente i 200 metri di cementoche li separava dalla gelateria: passarono davanti alla loro scuola, alla loro palestra, davanti a quel bruttissimo campo di allenamento di Jack e in fine arrivarono in baracchina; camminarono in silenzio, si avvertiva il disagio. Per la strada non c'era nessuno, chissà dove fossero finiti tutti. Ma, appena all'entrata Janette saltó al collo di jack, fu qualcosa più forte di lei: aspettavano entrambi questo momento; la strinse forte a se, lei appoggió il capo nell'incavo del suo collo, si sentiva il suo odore da lì e a lei piaceva da impazzire. Si guardarono e entrambi non capirono, perché non l'abbiano fatto prima. A volte ci troviamo in situazione assurde e pensiamo e ripensiamo a ciò che abbiamo fatto per ritrovarci li e improvvisamente tutto diventa così semplice e sciocco: se non avessimo fatto tutto ciò non ci saremmo ritrovati li, no ?!
Elena era entrata in gelateria, consapevole di tutto quello che stesse succedendo fuori. L'unica cosa che aveva in testa erano i gusti di gelato che avrebbe voluto prendere, quando venne catturata da qualcosa: un ragazzo aspettava al bancone parallelo. Aveva ai piedi delle VANS nere, indossava un paio di pantaloni larghi delle stesso colore e sopra una maglia sfilacciata bianca che faceva risaltare i capelli castano dorato ingellati.
«Ciao!» disse la gelatai. Ma Elena rimase immobile a fissarlo: tutto si era fermato, persino la macchina che in quel momento stava facendo un frappé. Sentiva un ronzio:
«Scusami, nocciola e nutella » rispose incantata; la commessa la guardo male. Il ragazzo si girò e fece per andarsene, anche lui notó Elena e per un attimo i loro occhi marroni si incontrarono: sentirono entrambi le farfalle nelle stomaco e il cuore che batteva forte, come se in quel momento niente avesse avuto senso.
Jack e Janette entrarono e incrociarono il ragazzo:
«Ciao jack»
«Bella vez» rispose jack stringendogli la mano.
Elena rimase sbigottita: sapeva che jack conosceva molte persone, ma pensava che il
ragazzo fosse uno 'straniero'. «Ma chi era ?!» chiese senza dare troppo nell'occhio .
«Andrea, gioca a calcio con me, ma non viene a scuola qua. » rispose jack senza sospettare niente. Ovviamente arrivó anche il commento di Janette: «Che gente che c'è in giro ! » disse con una punta di irriverenza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 03, 2015 ⏰

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