PROLOGO

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Nora

"Ride delle cicatrici colui che non è mai stato ferito".

Romeo e Giulietta

***

«Ti prego, fammi venire con te». Gli occhi di mio padre mi sfiorano soltanto, è seccato dalla mia insistenza, butta per terra il resto della sigaretta ormai consumato.

«Ti ho detto che le corse di moto non sono un posto adatto a una ragazzina come te».

Gli assesto un colpo sul fianco. «Mi piacciono le moto. Voglio correre per la nostra scuderia, quando sarò grande».

Lui si passa una mano nei capelli che si stanno già sfoltendo sulle tempie, è teso come sempre quando è il giorno delle gare di MotoGP

Papà guarda mia madre che se ne sta attaccata al muro, a respirare nelle retrovie dove c'è un'aria tossica. Sono ancora piccola, forse, ma che i miei non si vogliano più bene, l'ho capito tanto tempo fa.

Mio padre mi spinge indietro, con la schiena vado a finire sulla pancia di mamma che mi arpiona le spalle e frena il mio avanzare verso l'ingresso della pista.

Lì dove avviene la magia, dove piloti dalle sfavillanti tute imbottite si sfidano a colpi di curve a ridosso del cordolo, con le saponette che lanciano scintille quando toccano l'asfalto.

Dentro di me percepisco tutto quello che dovrei provare, le stesse emozioni di quando guardo le corse in tv di nascosto. Sento il rombo della moto nel petto, il vento che mi accarezza la pelle scoperta, vedo la luce del semaforo che si spegne e la bandiera a scacchi che decreta il vincitore.

Cerco di sfuggire alla morsa di mia madre, voglio seguire papà che ha attraversato la strada e ora si accinge all'ingresso. Ma lei mi trattiene con una forza che non le ho mai visto. «Verrà anche il tuo momento, piccola Nora», sussurra.

«Perché invece a Stefania è permesso?», piagnucolo sopraffatta dalla rabbia

«Tua sorella è grande e fa la giornalista, è diverso».

È diverso, ingiusto, sbagliato.

A lei delle moto non frega niente, vuole solo fare interviste, scavare nell'animo delle persone. A me, invece, che darei tutto per poter essere lì, non è concesso.

Appena mi sono calmata, mamma mi prende per mano per riportarmi alla macchina. In quel momento, vedo due persone avvicinarsi all'ingresso della pista.

«Quelli chi sono?», domando alzando il mento nella loro direzione. C'è un ragazzo riccio dalla pelle chiara, vicino a lui un bambino che gli assomiglia, anche se ha i capelli più chiari. Stanno entrando nel palazzetto.

«Quello più grande è il pilota più forte al momento».

«Il numero 58!», esclamo quasi emozionata collegando i frammenti delle gare che riesco a sbirciare in tv, «e l'altro perché sta entrando? Avrà la mia età, non è giusto».

Mamma osserva i due e non sa cosa rispondermi, così approfitto della sua distrazione e mi divincolo dalla stretta, lei mi richiama ma non mi segue, visto che sono molto più veloce e furba. Di proposito raggiungo quel bambino che, nel vedermi arrivare come una furia, rimane sgomento. Gli do una spinta e lo butto per terra, sguscio via dal numero 58 che ha cercato di acciuffarmi e mi intrufolo tra la folla di spettatori che sta andando a seguire il Gran Premio.

È iniziato così il mio odio per loro, per quel bambino della mia stessa età che ha il permesso di vivere il mio sogno. Mentre io vengo bloccata dalle guardie che vogliono riportarmi tra le braccia di mamma.

È tutto dannatamente sbagliato.

Mia madre capisce quello che sto provando, mi fa una carezza quando un uomo mi riporta da lei. Non mi sgrida. «Piccola selvaggia» dice solo, poi mi porta in un bar, mi fa scegliere la brioche che preferisco, e mi accompagna a sedermi a un tavolino fuori.

Non ho voglia, fa freddo, ma questa è l'unica imposizione che mi fa, anche sotto gli occhi increduli del barista.

Lo capisco solo dopo, il perché.

Quando scoccano le due, mamma mi fa chiudere gli occhi.

«Puoi essere lì anche con l'immaginazione, se lo vuoi, bambina mia».

Poi sento il rombo delle moto e il mio cuore accelera.

Poi sento il rombo delle moto e il mio cuore accelera

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Quelli sbagliati #1 (COMPLETA) - L'amore tra le macerie -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora