Parte 1

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«Come ti ho amato io, esiste qualcun altro che ti ama e amerà.» Distolse lo sguardo e lasciò che si concentrasse sui disperati che affondavano le loro membra in coperte e cartoni di fortuna, che si stringevano alle pareti per ripararsi da quell'autunno che accerchiava Milano. Faceva freddo? Adriana non avrebbe saputo dirlo. I senzatetto erano stropicciati su loro stessi, schiaffeggiati da un freddo che Adriana ricercava disperatamente: avrebbe desiderato esserne invasa, invece riusciva solo a sentire un penoso calore pervaderla. Le fiamme sembravano propagarsi attorno a lei, fuoriuscire dalla Galleria delle Carrozze e inghiottire la prospiciente piazza Duca d'Aosta; non c'era più alcun colore bianco in quell'architettura, tutto era scuro, infuocato. Nessuno urlava però. Non c'era nessuno. Tutto taceva. La notte era tagliata da gigantesche fiamme di cui Milano sembrava ignara, che l'unica testimone era incapace di estinguere. La ragione era stata inghiottita insieme a quelle ultime parole che le aveva rivolto prima che le fiamme si alzassero spinte da un'aria calda e inattesa, quell'aria che aveva travolto la figura della sua fidanzata facendola accartocciare su sé stessa. Se ne rendeva conto? La vedeva ancora quella figura? Non la trovava tra le fiamme, dov'era? C'era? Era stata lì fino a un momento prima; dov'era ora? Avrebbe dovuto esserci, ma non c'era più. C'era Epuntato, ora.

Adriana tornò a guardare Epuntato, e di nuovo quelle fiamme si sollevarono e ingrandirono fino a inglobarla, spingersi fino alle gambe, penetrare tra le gambe.

«Ti amo ancora, lo sai?»

Epuntato non rispose; tenne le mani affondate nelle tasche del cappotto di lana cotta, grigio, sbottonato, e il capo chino, il labbro inferiore mordicchiato, gli occhi pesanti su di lei.

«Non è amore.»

«No?»

«No.»

«E cos'è?»

«Niente.»

«Perché siamo qui allora? Perché sei qui allora?»

«Devo andare, è tardi.»

«Non sparire.» La pregò Adriana annaspando in quel calore che la avvolgeva, struggeva. Distruggeva.

Epuntato si bloccò e guardò Adriana. Poteva vedere anche lei le fiamme, si domandò Adriana scrutando le sue labbra sottili e pronunciate, quasi tremolanti nel fissarla come se tutto dipendesse da lei, come se tutto fosse sempre e solo dipeso da lei. Era sempre stato così, si domandò Adriana. Anche quella sera sul divano? Con quella maglia trattenuta che la pregava di non allontanarsi, di non lasciarle la mano, con le ginocchia che si sfioravano e gli occhi che non osavano andare oltre perché oltre quel limite Adriana sarebbe stata distrutta?

Epuntato sospirò, tirò fuori le mani dalle tasche e le lasciò ricadere lungo i fianchi. «Mai.»

Adriana alzò lo sguardo verso Epuntato che la osservava di rimando, con una scintilla negli occhi, quella scintilla; come fossero ancora sedute in quel bar desolato, con le sue mani che cercavano e trovavano Adriana oltre il tavolo e la interrogavano su cosa facesse, segno zodiacale, fratelli e sorelle, fidanzata?

Sì, c'era una fidanzata. Ora c'era. Non era più il duemilanove, pensò Adriana. Lo sapeva Epuntato, e lo sapeva Adriana.

Eppure non c'era ora; lo sapeva Epuntato, e lo sapeva Adriana.

Di nuovo quelle fiamme alte. Di nuovo quelle luci roventi. Di nuovo solo loro due, come fosse ancora il duemilanove. Come non ci fosse più alcuna figura oltre loro, come fossero solo loro a esistere nell'unico modo che conoscevano.

«Vado, domani devo alzarmi presto.» Epuntato si abbassò e la prese a sé. Il piccolo corpo di Adriana sembrò inghiottito dal cappotto, contro quel cappotto, contro il corpo lungo e tonico di Epuntato, contro i capelli ora corti e schiariti. Le braccia di Epuntato la cinsero, le mani scorsero sulla schiena bruciando ogni fibra degli abiti di Adriana: e poi bruciando la pelle.

«Mi avvisi quando arrivi a casa?»

«No.»

Epuntato rise, Adriana pure. «Perfetto.»

«Scrivimi quando sei in hotel.»

«Dista solo dieci minuti...»

Adriana strinse la linguetta della cerniera della giacca di pelle tra le dita, strofinandola tra l'indice e il pollice della mano, rimanendo immobile con gli occhi dentro quelli di Epuntato che cercavano di interpretarla.

«Posso stare con te stanotte?»

Epuntato non rispose. Adriana insistette, allungò la mano e prese la sua: Epuntato abbassò lo sguardo verso le loro dita ora intrecciate; la sua mano era due volte quella di Adriana che minuscola si tuffava nelle pieghe della sua. Adriana diede una stretta alle loro mani, che fu scossa da un movimento risonante di Epuntato «Perché?»

Adriana portò la mano di Epuntato verso di sé, verso il suo bacino, strinse la distanza tra loro per la prima volta riducendo all'improvviso il respiro di entrambe. Sollevò lo sguardo verso Epuntato che teneva il volto chinato verso di lei, verso i capelli corvini di Adriana, verso l'insistenza del suo corpo, verso un fuoco dentro cui voleva spingerla.

«Ce ne pentiremo,» continuò in un sussurro Epuntato «te ne pentirai.»

Solo poche frazioni le separavano, con un piccolo scatto Adriana avrebbe potuto raggiungere le labbra sottili, rosa, lunghe di Epuntato e scoprirne il sapore malinconico ed erotico. Dentro quella felpa deforme, ingombrante e rosa, Epuntato era erotica al punto che Adriana avrebbe desiderato tirarla a sé contro il muro «Voglio fare l'amore con te.»

Epuntato si inumidì le labbra.

«L'ho sempre voluto,» continuò Adriana spingendo le loro mani intrecciate contro il suo bacino, che finalmente liberato si muoveva energico contro di esse «lo volevo anche dodici anni fa.»

«Non sono pronta ad amare nessuno,» disse Epuntato inalando la fragranza di peonia rossa dei capelli di Adriana, con il fremito di chi sa che quel profumo scomparirà nel cuore della notte autunnale «e Chiara...»

«Non voglio essere amata da te.» 

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Photo by moein moradi from Pexels

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