Labirinto

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Il mio corpo perso in piedi nel percorso del labirinto. Ho preso una strada che si divide ogni passo che faccio e le persone a cui voglio bene le ho trovate in una svolta.
E continuo lentamente a seguire un percorso fatto di troppe scelte ogni momento e penso che ogni una di queste abbia un senso. Solo nella depersonalizzazione mi vedo da fuori e capisco la stupidità della mia vita, basata sulle preoccupazione di ogni scelta. Le vie cambiano solo nell'apparenza, un fiore, un colore, un tratto caratteristico, ma finiscono tutte nello stesso punto, vuoto, nero, inconcepibile. Muoversi nel labirinto diventa ragion di vita, chi lo ama per com'è, chi si affida alla speranza, chi alla metafisica e chi alla fede. Non c'è un senso se non quello che diamo noi, che non ha alcun valore, se non per evitare quella paura dell'ignoto e giustificare quelle scelte che una direzione non hanno. La scelta può stare pure nello star fermo al punto di partenza e la tranquillità dell'illusione di essere lontano dalla fine è solo un altro esempio della stupidità delle persone che non capiscono che è lì che finisce il labirinto. L'esperienza dell'ultimo momento di fronte al dirupo che porta all'oscurità della fine ci fa provare a scappare, verso l'inizio, come se cambiasse qualcosa. Chissà se almeno hai lasciato un disegno per chi passerà dopo di te, come se cambiasse qualcosa.

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