La gelosia di Manuel. (Ⅰ)

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Il Natale era alle porte.
In una scuola romana, nei pressi vicini al Colosseo, in una classe terza B dalle pareti verdi sbiadite, le vacanze si facevano attendere tra interrogazioni, compiti e test tosti per finire il quadrimestre. Tra tutti i professori interessati ad aiutare i propri alunni a non aver alcun debito come regalo natalizio, ce n'era uno intento a distruggere gli animi dei ragazzi mettendo solo insufficienze e note. Aveva, come esemplarmente dev'essere, un preferito a cui donava complimenti e regalava una pagella impeccabile all'inizio delle vacanze.
Era il nuovo arrivato, fece capolino in classe timidamente ad inizio novembre con tanto materiale da recuperare: il suo nome era Marco Tesori, appena sedicenne con capelli brizzolati e rossi. Senza la particolarità di avere le comuni lentiggini. Occhialuto e sfoghi sulle guance, teneva testa nonostante il ritardo al secchione della classe, restando muto e attento durante le lezioni.
Simone capì il motivo per cui il professore stronzo tollerava ed aiutava il suo compagno Marco.
"Ma che stai a fa'? Stai squadrando da ore il novellino," alle sue spalle c'era l'opposto: il disastro vivente di cui si era innamorato, Manuel. "Che c'è? Ti vuoi fare il fidanzatino?" sputò velenoso il ricciolino, sedendosi nel suo banco riposto vicino a quello di Simone. Indossava come suo solito la sua tuta nera con strisce arcobaleno. Simone roteò gli occhi ai commenti ostili del suo compagno di banco, fingendo di non apprezzare la vista del suo amico.
"No, sto solo osservando." replicò, chiudendo con un movimento meccanico il suo astuccio. "Sembra che non abbia alcun amico e mi dispiace."
Manuel sbuffò in risposta, non prima di avergli gettato una breve occhiataccia: "Vai a chiedergli il numero, va'." ammiccò poco dopo, come per nascondere la sua lieve gelosia, sistemandosi per la sua rincorrente dormita sul suo banco decisamente non scomodo per lui.
Simone non capiva il perché Manuel fosse lì con lui: la classe era vuota se non per la presenza di loro tre, poiché l'inizio della ricreazione portava gli alunni a passare la mezz'ora di pausa fuori dalle quattro mura. E solitamente Manuel era tra essi, a girovagare nell'istituto per passare il tempo. Di norma Simone lo avrebbe seguito, ma quel giorno di metà dicembre il bruno non era nelle sue piene forze: rimasto sveglio tutta la notte a studiare per recuperare i suoi danni scolastici che quella sua dannata cotta gli aveva creato; a stento riusciva a tener gli occhi aperti e compiere dei tragitti senza sembrare un morto vivente.
"Manu'?" chiamò dolcemente. Avrebbe voluto stare zitto, in realtà. Nella mente di Simone suonava grottesco dirsi "mi piace guardare Manuel dormire", ma i suoi sguardi saldi su di lui erano la prova di quanto fosse ammaliato dal viso sonnacchioso del suo amico.
"Mh?" il bello addormentato aprì un occhio dopo essere stato chiamato e con un mormorio esausto posò l'occhio sull'amico.
"Ti offro un caffè, andiamo." ridacchiò alzandosi, ma fermandosi sul posto in attesa della risposta affermativa di Manuel.
Dopo vari lamenti celati da entrambe le braccia del giovane ripetente si alzò e disse:"offrimi anche qualcosa alla macchinetta già che ci sei".
Si spinsero scherzosamente intenti a raggiungere l'uscita, racchiusi nella loro bolla di caos e divertimento.
Ma una spina la fece scoppiare, o perlomeno una voce:
"Ehi, scusami Simone?" era Marco. Aveva posato il suo libro di filosofia.
Simone si fermò, a seguire Manuel.
"Sì?"
"Puoi ringraziare tuo padre da parte mia? Mi ha aiutato molto..." il giovane pareva in difficoltà, a tal punto da crear fastidiose orecchie al libro che teneva in mano. "Mi ha dato una mano e non sono riuscito a dirglielo io stesso."
E ti pareva.
In qualche modo suo padre era capace ad arrivare al cuore dei suoi alunni.
Tranne il suo.
Credeva che se non fosse stato suo figlio, se quel dna inconfondibile potesse celarsi tra un titolo di studio e delle lauree, il loro rapporto sarebbe stato più forte e ferreo. Gli faceva male vedere quanto tutti amassero suo padre. Tranne lui.
Erano entrambi Balestra.
Eppure non riusciva a sentirsi tale. Un Simone qualunque con un padre che lo aveva abbandonato.
"Certo, lo farò volentieri." Marco gli sorrise dolcemente alla disponibilità, e ritornò a leggere aggiustandosi gli occhiali.
Manuel per tutto il tempo era rimasto in silenzio: sguardo impassibile e distaccato, quasi infastidito di essere stato interrotto dal novellino.
Subito dopo quella conversazione uscirono, e tutto parve tornare come prima.

Jealousy | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora