Jane è una ragazza timida con un sogno nel cassetto, amante di auto che riescono ad esporre la parte migliore di lei.
Per realizzare il suo sogno si trasferirà a Los Angeles con le sue due migliori amiche.
Che succede se una sera sul cammino di ques...
La gente dovrebbe preoccuparsi delle persone false,
che sono di più di quelle vere.
POV. Jane È già da un po' che sono sveglia, ma tengo gli occhi chiusi, fingendo di dormire per evitare di dare a Nathan la soddisfazione di sapere che l'ho notato, sento le sue labbra scorrere leggere dal collo fino alla mascella, è una sensazione a metà tra il piacere e il disagio, soprattutto perché non mi è mai successo nulla del genere, ma a quel punto lo sento sussurrare:
«So che sei sveglia.»
Apro gli occhi e mi giro verso di lui, cercando di non far trasparire troppa emozione.
«Posso vedere le mie amiche?»
Nathan scuote la testa con decisione.
«No.»
Inspiro, cercando di mantenere la calma.
«E perché no?» «È troppo presto, quindi torna a dormire.»
Sento il nervoso montare mentre provo ad alzarmi, ma Nathan mi blocca, trascinandomi di nuovo a letto con un gesto deciso.
«Non pensare minimamente di alzarti.»
Lo guardo negli occhi, impaziente.
«Dovrei andare in bagno.»
Sbuffa, evidentemente contrariato.
«E va bene, muoviti però!»
Mi alzo in fretta e vado in bagno, non ci metto molto, ma quando esco me lo ritrovo davanti alla porta.
«Finalmente, ci hai messo una vita!»
Dice, come se davvero fossi stata dentro per un'eternità, lo fisso con un sopracciglio alzato.
«Ho fatto in fretta.»
Nathan sbuffa, si infila in bagno e chiude la porta.
«Ma guarda che stronzo.»
Penso, rassegnata e irritata già di prima mattina, mi rimetto a sedere sul letto, ma subito dopo lui esce dal bagno, avvolto solo da un asciugamano.
«Che cavolo stai facendo?»
Mi guarda con un sorriso ironico.
«Mi sono fatto una doccia.»
Scuoto la testa.
«Grazie per l'informazione, ma non sono cieca.»
Lui si mette a ridere, e lo osservo con espressione sbigottita, non capendo cosa ci sia di divertente, poi, senza alcun riguardo, lascia cadere l'asciugamano e si volta per prendere dei boxer.
«CHE CAVOLO STAI FACENDO? COPRITI!»
Lui si volta verso di me, sussurrando con tono minaccioso:
«Mi sto vestendo. E ti conviene abbassare la voce.» «Sei tu che stai urlando, esattamente come me!»
Ribatto, risentita, Nathan mi lancia uno sguardo di sfida.
«Solo perché tu hai iniziato a urlare e mi hai innervosito.»
Con calma si infila i boxer, poi si dirige verso la cabina armadio e tira fuori un completo nero, mettendoselo con cura.
«Perché ti stai vestendo così?»
Chiedo, incuriosita.
«Ho un incontro d'affari importante.»
Sospirò un po' snervato.
«Io dovrei andare a casa a cambiarmi, ho lezione tra un po'.»
Lui annuisce, inaspettatamente accomodante.
«Va bene, ti accompagno a casa. Poi, una volta finita la lezione, torna qui e ti aiuto a preparare le cose.»
"È impazzito se pensa di poter comandare così sulla mia vita."
Sarò anche timida, ma di certo non mi sottometto ai suoi ordini, se gli dicessi di no adesso, però, non mi lascerebbe neanche uscire da questa stanza, la mia unica opzione è fingere di accettare.
«Va bene.»
Rispondo, facendo finta di obbedire, lui mi sorride con aria soddisfatta:
"Povero sciocco, penso, avrà una brutta sorpresa."
«Andiamo a fare colazione?»
Propone, annuisco e usciamo dalla stanza insieme.
POV. Alison Finalmente è mattina, non sono riuscita a dormire quasi nulla, in questa stanza estranea e fredda, sento la porta aprirsi e quando alzo lo sguardo vedo Alexander, che mi fissa intensamente.
«Che cavolo vuoi?»
Chiedo, irritata.
«Modera i toni»
Risponde con aria autoritaria, mi limito a fissarlo, troppo stanca per rispondere.
«Vuoi fare colazione o restare a digiuno?»
Sospiro e annuisco, lo seguo in silenzio fuori dalla stanza, scendendo le scale, in quel momento vedo Judit che cammina accanto a un altro uomo, uno di cui non ricordo il nome, quando entriamo nella sala da pranzo, trovo Jane seduta al tavolo. Io e Judit ci fiondiamo verso di lei per abbracciarla.
«Tesoro, come stai?»
Chiedo, ancora preoccupata, Jane sorride leggermente.
«Tranquille, sto bene. Alison, tu invece hai due occhiaie da far paura.»
Sorrido per rassicurarla.
«Sto bene, giusto un po' stanca.»
Ci sediamo a fare colazione in un silenzio assoluto, osservate da questi uomini con i loro sguardi severi, quando finiamo, ci dirigiamo tutte verso l'ingresso, e finalmente veniamo accompagnate a casa, non appena loro si allontanano nelle loro auto, sento il sollievo di essere di nuovo libera con le mie amiche.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Buona sera ragazzi
Sono ritornata scusate l'assenza di questi mesi ma ho avuto problemi di salute... Voi come state? Spero bene un bacio a tutti