Ragazzo del ghetto (2di2)

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Non era un problema di scarpe o di griffa, piuttosto di non curanza.
Le scarpe bucate, i vestiti accostati malamente perché tanto si è solo dei bambini, i golf dalle fantasie impossibili... Fin dalla più tenera età, Neri e suo fratello erano stati vittima di una madre troppo incasinata per prestar loro le giuste cure. Gli assistenti sociali non mancavano di visitare casa sua regolarmente ma aldilà di garantire l'obbligo scolastico a Neri e a Stefano, non erano riusciti a ottenere granché. Neri aveva subito il bullismo del suo quartiere finché non aveva imparato a renderle, finché non aveva imparato a farsi rispettare anche se indossava un orribile golf con le pecorelle e dei pantaloni da clown.
Il mondo della scuola era stato subito difficile e faticoso per lui e Stefano, assolutamente lasciati a loro stessi. Stefano, nonostante fosse più grande, non era mai stato troppo bravo a farsi valere. Piangeva spesso perché le bambine scappavano da lui chiamandolo appestato e perché i maschi lo picchiavano regolarmente e di tanto in tanto, quando scendeva al fiume per saltare da un masso all'altro, aveva pensato che sarebbe stato liberatorio scivolar giù, e lasciarsi portar via dalla corrente. Stefano era messo molto male ma Neri, ormai, non aveva più parole per salvarlo...
Erano le sette quando Neri rincasò.
Il suo cellulare si era scaricato da Michelangelo e come mise piede in camera sua, lo riattaccò di malavoglia. Quel tugurio di quattro stanze disordinate era stranamente vuoto. La puzza di sporco era più acuta che mai, segno che le finestre non erano state aperte per tutto il giorno. I suoi erano stati alla messa poi dovevano essere andati a pranzo da qualche amico di suo padre, l'ennesimo perdigiorno di quel gruppo di palazzi fatiscenti dagli inquilini scelti fra il peggio del peggio.
Brontolando, stanò il detersivo della lavatrice per fare un carico della sua roba e avviare un lavaggio. Ormai aveva imparato che sua madre era completamente inaffidabile da quel punto di vista e che se voleva indossare certi vestiti doveva pensarci da solo, ma come premette l'ultimo tasto, il telefono iniziò a squillare in continuazione.
Quanta roba si era perso?
Jessica e Manfredi lo avevano cercato spesso. Poi c'era un audio di sua madre.

Mamma: ti ho lasciato la cena nel microonde. Scaldala.

Jessica fu letteralmente ignorata mentre alle quattro chiamate perse di Manfredi si ripromise di rispondere quasi nell'immediato; quasi, perché prima, c'era una brutta, bruttissima sensazione che doveva in qualche modo mandar via, anche se già sapeva che ciò non sarebbe stato possibile.
Il microonde era rotto da tempo. Non poteva scaldarci un bel niente lì...
Neri avvertì il corpo irrigidire mentre la luce traballante della cucina gli rimandava il solito caos di piatti sporchi nel lavandino e la tavola da sparecchiare della sera precedente. Il pane era stato lasciato fuori e il sugo della pasta si era incrostato sulle scodelle scolorite. Gli occhi di Neri si riempirono di lacrime mentre già una parte di lui sembrava sapere.
Le dita piene di anelli aprirono lo sportellino del microonde guasto e parole difficili invasero la sua mente a lungo. Quello fu un vero e proprio blackout mentale.

Amore mio,
tu sei sempre stato diverso da me, Stefano e tuo padre.
Noi abbiamo fatto un casino. Ci siamo tutti dentro. Tu no.
E' giusto che non ti trascini nei guai che invece noi dobbiamo affrontare.
Non ci rivedremo per molti anni, forse un giorno poi... ma non so quando.
Ti ho lasciato quel che ho potuto nel porcello sopra il mobile del salotto.
Chiama l'assistente sociale e digli che siamo scappati. Lei si occuperà di te.
Noi siamo troppo nei guai. Ma non avere paura. In qualche modo ce la faremo.
Continua con il tuo calcio e studia se riesci.
Non posso strapparti a quel po' di fortuna che la vita almeno a te ha dato.
Mi odierai, ma sappi che questo è un gesto d'amore.
Mamma
E se ti chiedono di Mancuso, tu non sai niente, intesi?

Abbandonato.
Presentarsi da Manfredi, cacciargli la lettera fra le mani e piangere fra le sue braccia come un bambino fu l'unica cosa che seppe fare. L'amico, nonostante avesse milioni di domande da fargli, lasciò a Neri tutto il tempo necessario per calmarsi. Lui aveva cercato di avvertirlo per tutto il giorno. Aveva sentito un gran trambusto al piano di sotto. Aveva visto borse e borsoni infilarsi nel bagagliaio della vecchia auto dei Carusi e troppa, troppa agitazione da parte di Luca. Aveva notato la giovanissima Charlotte fare su e giù per le scalette dei garage smaniando con le dita e uno Stefano stranamente pulito.
Voleva avvertirlo ma per quanto capisse il dolore di Neri, forse era stato meglio così.
Adesso, l'amico se ne stava riverso sul suo letto con un braccio rovesciato sulla faccia. Era rosso in viso dal pianto e non si muoveva da un po'. Era completamente distrutto dagli eventi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 12, 2021 ⏰

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