CAPITOLO 11

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I temporali che avevano inondato la Spagna nei giorni passati se n'erano andati. Gabriel allacciò la cintura di sicurezza chiedendosi in cosa si fosse cacciato di preciso.

"Sarebbe meglio se guidassi io, querida," commentò vedendo la moglie fare grandi manovre per sistemare il sedile del conducente.

Non aveva mai fatto da passeggero con lei. Erano appena stati al nuovo centro, dove avevano visto François, Emilio ed Enrique, elettrizzato per la ristrutturazione.

"Non sei assicurato per questo veicolo," tagliò corto Callie.

Ingranata la retromarcia, in due minuti immise il minibus sulla strada, direzione Buñol. Nella parte posteriore, cinque bambini erano ben legati ai loro posti insieme a due operatori del centro e a un volontario. I piccoli erano eccitatissimi.

Stando a quanto gli avevano raccontato, erano altrettanto gasati quando li portavano in piscina o al supermercato. L'idea iniziale era che lui accompagnasse la moglie al centro per poi tornare a Barcelona. Ma quando l'aveva guardato con quegli occhioni verdi imploranti, chiedendogli di andare con loro, non era riuscito a resistere.

Ancora non capiva perché non avesse rifiutato.

'No, grazie, sono pienissimo di lavoro. Non posso venire con te.'

Sarebbe stato facile dirle questo, ma alla fine aveva accettato per pura curiosità, molto probabilmente. Vedere con i propri occhi quella che era considerata la più grande battaglia a suon di cibo a livello mondiale.

'Sì... questa è la ragione... Come no... Non è perché stare lontano da Calleigh ti procura un dolore quasi fisico, tranquillo.'

Certo, la loro relazione aveva subito una svolta netta dopo che lei gli era piombata in ufficio. Sembrava che avesse deciso di lasciar perdere ogni riserbo. Quando facevano l'amore, adesso, non si tratteneva più. Rideva e camminava come se avesse delle molle nelle scarpe. Calleigh era felice. Stare con lui la rendeva felice. E stare con lei era di nuovo come essere con la donna di cui si era innamorato...

Arrivarono al minuscolo albergo che dava su Plaza del Pueblo, il punto focale della festa. Il proprietario li accompagnò direttamente sulla terrazza del tetto, da dove si riusciva a vedere tutta l'azione.

E che razza di vista! Decine di migliaia di uomini e donne stipati nella piazza e negli angusti vicoli circostanti, camion carichi di casse di pomodori maturi strategicamente disposti accanto a cannoni ad acqua.

Molti negozi e le facciate delle case erano stati protetti con teli di plastica. Alcuni ragazzi stavano cercando di risalire un albero della cuccagna. Il premio in cima era un prosciutto. Il proprietario dell'albergo aveva fatto preparare loro delle sedie e messo in sicurezza il posto, così che nessun bambino rischiasse di cadere di sotto.

Cielo, mai avrebbe pensato di saltare un giorno di lavoro per andare a vedere una battaglia di pomodori! Chissà che faccia avrebbe fatto suo padre se l'avesse saputo! La disapprovazione sarebbe colata come il sugo di quei frutti maturi. Karina si arrampicò in grembo a Calleigh, e proprio in quell'istante, il rombo dei cannoni ad acqua decretò l'inizio della carneficina.

Una carneficina allegra, incasinata, pazzesca. Calleigh e i bambini piangevano dal ridere mentre pomodori troppo maturi venivano lanciati a destra e a manca e si spiaccicavano da tutte le parti.

Presto le strade e la gente grondavano rosso. E a lui... piaceva! Chi l'avrebbe mai detto? Lui, un de León, sempre tanto attento all'immagine, sempre a farsi vedere nei posti giusti con gli abiti giusti.

TU NON MI BASTI MAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora