'cause she was her

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kyouka si guardava allo specchio.
si guardava e si guardava ancora.
4 maglioni a contrastare il clima appena fresco di aprile, eppure aveva ancora un freddo tremendo.
si tolse i maglioni, rimanendo con un semplice reggiseno, e poi indossò sopra un maglietta abbastanza larga.
la prese dalle sue estremità laterali, le tirò entrambe verso l'esterno e poi le fece aderire alla pelle della schiena, delineando il suo corpo ormai gravemente sottopeso, ma che continuava comunque a sembrarle troppo grosso, troppo grasso.
si osservò ancora allo specchio, con sempre più attenzione e sempre più criticità nello sguardo.
distolse la sua concentrazione dal suo corpo solo per guardare l'orologio, che segnava le 9 e 29... erano ormai 2 settimane che non andava più a scuola perché non ne aveva le forze, eppure continuava a guardare l'orologio in una remota speranza di riuscire ad andarci.
non che le piacesse studiare ovvio, ma era un modo efficace per non farsi obbligare da sua madre a mangiare, e funzionava bene da distrazione.
"amore è pronta la colazione" disse sua madre aprendo la porta della sua camera. la ragazza guardó la porta con sguardo spento, e poi si mise a cantare a voce bassa:"do not enter, it's written on the doorway, why can't everybody just go away?".
cantó talmente piano che la madre non la senti neanche, e mentre quest'ultima uscì jirou pensò a che scusa inventarsi per non fare colazione senza che sua madre le infilasse il cibo in gola.
le vennero in mente due soluzioni, che oltre ad essere le più applicabili erano anche le uniche che non contemplavano la morte.
avrebbe potuto mangiare e poi andare a vomitare il cibo in bagno appena sua madre se ne fosse andata oppure avrebbe potuto provare a riaddormentarsi e attendere che mika uscisse per andare a lavoro.
alla fine decise di rimettersi a letto, infilandosi prima i 4 maglioni che si era sfilata per controllarsi.
appena sentì la porta dell'ingresso sbattere contro lo stipite si stiró la schiena, alzando il busto dal letto molto lentamente per evitare giramenti di testa.
entrò in cucina, aprì il frigo e prese da lì un bottaglia di acqua da un litro e mezzo e se la porto in camera.
prese la sua tastiera in mano e se la posó sulle ginocchia dopo essersi seduta alla scrivania, e dopo essersi messa in una posizione comoda iniziò a suonare rompendo il silenzio che si creava ogni giorno dentro quella casa.
una cosa a cui però sapeva di non poter sfuggire era il pranzo... sua madre tornava a casa per la pausa pranzo e la obbligava a mangiare davanti a lei, così che almeno ingerisse qualcosa durante la giornata. la cosa meno apprezzabile di questo gesto era però il modo in cui credeva di fare del bene a sua figlia.
molto spesso si trovava ad obbligarla o qualche volta addirittura a cacciarle il cibo in gola.
mika era appena tornata a casa, e kyouka aveva pensato di farsi trovare in cucina così magari se ne sarebbe andata via prima.
mangiarono sedute una di fronte all'altra, guardandosi in modo particolarmente attento.
"ci vediamo sta sera kyouka" disse sua madre mentre usciva di casa, e jirou nel frattempo annuiva e la salutava.
apenna sentì il portone esterno chiudersi si chiuse in bagno e si posizionó seduta di fronte al water.
per la sua salute si era imposta di ricorrere a questa soluzione solo in casi estremi, ma purtroppo stava diventando un'azione fin troppo frequente.
prese coraggio e si infilò velocemente due dita in gola, provocandosi un conato di vomito, e contraendo subito dopo i muscoli dello stomaco, vomitando abbastanza facilmente tutto ciò che aveva ingoiato.
la ragazza si guardó allo specchio subito dopo essersi sciacquata la faccia... aveva freddo, quindi si mise un'altro maglione.
"i'm so sick of myself" aveva ricominciato a cantare, anche sta volta a voce bassa viste le poche energie.
aprì la finestra, si sedette sul davanzale in marmo e cominciò a guardarsi attorno, poi vide 2 uccellini e le venne in mente un'altra canzone, e si mise a cantarla.
"two birds on a wire, one says come on and the other says i'm tired" si fermò in questo punto esatto riflettendo sulle parole della canzone.
senza un secondo di ripensamento, senza un solo secondo di pensiero, improvvisamente si diede lo slancio con le braccia verso il vuoto.
si lasciò cadere dalla finestra, senza pentimenti, senza rimpianti, o forse uno c'era... si chiamava kaminari denki, ma ormai si era portata con sé il suo desiderio di poter uscire con lui.
nessuno al di fuori di lui l'aveva mai capita, o apprezzata, o amata.
perché lei sapeva fin troppo bene che molte persone apprezzavano il suo carattere, ma non le bastava.
si chiedeva perché non dovesse meritarsi anche lei delle belle forme, un bel corpo.
la infastidiva che l'unica cosa che le persone provavano per lei era compassione, come se avesse avuto bisogno di esser compresa, capita, salvata. come se fosse stata sbagliata e qualcuno avesse dovuto aggiustarla.
lei era unica nel suo genere, ed era grazie a questo che aveva fatto colpo su denki, perché esteticamente e caratterialmente era se stessa, e a lui piaceva jirou.
jirou era una ragazza introversa ma diretta, sarcastica al punto giusto, molto spesso un po' chiusa nel suo mondo ma comunque simpatica e disponibile.
nessuno la poteva sostituire, ma lei non ci credeva. lei non credeva di non poter essere rimpiazzata da qualcun'altro, ma era così.
perché lei era lei.

·•'cause she was her and he loved her•·Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora