and he loved her

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denki era preoccupato.
erano due settimane che jirou non andava a scuola e aveva paura.
lui non era a conoscenza dei suoi problemi, ma capiva che qualcosa non andava, che non si sentiva bene a livello psicofisico, ma tutte le volte che cercava di parlargliene lei evitava l'argomento, o lo sviava cambiando discorso, quindi per questo decise di non parlarne più.
quando gli arrivò la notizia che non c'era più nulla da fare per kyouka, gli venne un colpo al cuore.
si precipitò a casa sua, e vedendo il corpo della ragazza sull'asfalto, coperto da un telone bianco iniziò a vedere sfocato a causa delle lacrime.
appena le ritrasse si avvicinò a mika, che lo guardó appena e poi scoppiò a piangere:"sai, lei ti amava più di ogni altra cosa" disse singhiozzando, e kaminari intuì che fosse il momento di andarsene.
tornato a casa i suoi genitori non lo videro fino al mattino seguente.
aveva passato l'intera notte a piangere, soffocando urla nel cuscino e con il cuore che sobbalzava tutte le volte che un ricordo di lei si faceva spazio nella sua mente.
vedeva soltanto il suo viso, alcune volte sorridente, altre perso nel vuoto.
il mattino dopo entrò a scuola leggermente in ritardo, con le occhiaie sotto i piedi e il viso ridotto a uno straccio, senza più grinta o energia vitale.
alla vista di kaminari denki, il tipico ragazzo allegro e spensierato, spento e con le labbra curvate verso il basso, tutta la classe si preoccupó moltissimo per lui.
dopo le lezioni, che per la prima volta in quella classe si erano svolte senza un'interruzione o un solo richiamo da parte del professore, i ragazzi si prepararono per uscire da scuola.
fuori dal cancello kirishima vide kaminari accendere una sigaretta, che generalmente fingeva di fumare per rendersi figo agli occhi di jirou.
eijirou gli prese la sigaretta dalle labbra mentre ne stava facendo un tiro e gliela gettò per terra, schiacciandola con una scarpa:"ti fa male fumare" disse severo.
denki ne prese un'altra dal pacchetto e l'accese nuovamente, riportandola alla bocca:"davvero? dici che può farmi addirittura più male di quello?" domandò retorico, vedendo l'altro abbassare lo sguardo.
kaminari ne fece un'altro tiro, in modo quasi rabbioso, e poi si sedette su un muretto lì vicino, mettendosi a guardare le nuvole presenti in cielo.
kirishima decise di lasciarlo solo, non volendo infastidirlo.
guardava le nuvole e ricordava lei.
non perché qualcuna avesse una forma che gliela ricordava, ma perché erano soliti guardare il cielo insieme.
poi vide una nube particolare, e quella gli ricordo in modo perfetto ciò che amava di più: il canto.
vide in quella nuvola un microfono che gli ricordo ancora di più lei.
gli ricordò la volta in cui era riuscito a convincere jirou a fargli sentire come cantava.
lei stava cantando, mettendoci tutta se stessa, e denki la guardava.
lui la ammirava come se fosse una dea perché ai suoi occhi lo era.
lei era la perfetta reincarnazione della dea greca della bellezza.
non gli importava che potesse avere poco seno, che fosse troppo magra o troppo grassa, non gli interessava che potesse avere poche forme, perché per lui era perfetta.
per lui era bellissima, senza difetti.
quando kyouka si accorse che la guardava si imbarazzó, ma lui continuava a guardarla e non riusciva a smettere. dipendeva da poterla ammirare e osservare.
e a ripensarci denki capì che forse avrebbe dovuto fare la sua mossa allora.
si mise le cuffie alle orecchie e si incamminó verso casa, facendo partire la playlist che jirou gli aveva preparato come regalo di compleanno.
a molti poteva sembrare poco, o un regalo banale, ma per lui era stato il miglior regalo che potesse mai ricevere. era sempre stato appassionato di musica, e lei era stata la prima a dedicargli una playlist che effettivamente gli piacesse.
era bello. era così bello il cielo al tramonto. era bello quasi quanto lei.
lei era molto più bella, e lo era ancora di più con la luce del tramonto.
guardava il tramonto e le ricordava lei, ascoltava la musica e le ricordava lei, i secondi passavano e lui continuava a pensare a lei.
e così decise di farla finita, pensando a lei.
ricordò di avere una lametta appesa alla sua collana usata come ciondolo, e improvvisamente sentì il bisogno di affondarla nella pelle del suo braccio.
lo fece. lo fece e vide il suo sangue iniziare a sgorgare velocemente dal taglio abbastanza profondo che si era fatto sul braccio sinistro.
si sedette sul prato, appoggiato al tronco di un albero e attese di smettere di vivere.
gli faceva male, ma mai tanto quanto gliene aveva fatto sapere che non sarebbe più potuto stare con jirou.
perché anche durante i suoi ultimi istanti pensava a lei. a lei che non si piaceva, a lei che non si amava. a lei che era se stessa.
a lei che era lei.
perché lei era lei, e lui l'amava.

·•'cause she was her and he loved her•·Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora