II

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Da alcune settimane Matteo ha iniziato a frequentare un corso di nuoto in piscina.

A causa dello scarso numero di iscritti della sua stessa età è stato inserito nel gruppo dei bambini appena pià grandi.

La maestra ha detto che a prima vista sembrava un bambino maturo e che secondo lei avrebbe potuto solo che apprendere da bambini un poco più esperti.

Ci teneva tanto che la prima lezione il papà fosse sugli spalti a guardarlo ma a causa di una sostituzione dell'ultimo minuto ha dovuto cedere con grande dispiacere tale compito alla madre, che a fine lezione entrò negli spogliatoi e lo aiutò a cambiarsi ma notò qualcosa che non si sarebbe aspettata di vedere.

«Amore mio perchè piangi?» domandò Alice riconoscendo il bagnato sulle guance del figlio come lacrime.

«I bambini più gandi mi hanno peso in gio pechè sono più ento di oro...» sussurrò scolsolato Matteo.

«E poi mi pendevano in gio pechè piangevo ma io li ho deto che anche i mio papà piange quindi si puo piangee»

Alice gli rivolse uno sguardo pieno d'amore, rendendosi conto quanto il figlio ammirasse il padre tanto da prenderlo come modello.

«Sì amore il tuo papà piange perché è un uomo speciale sai? Ma poi, che ne sai tu che piange?» Rispose, lasciando un bacino sul piccolo nasino.

«Me o ha acotato ui. Mi ha deto che una bolta, quado io eo piccoo così,» spiegò avvicinando indice e pollice della mano destra il più possibile per idealizzare la sua dimensione.

«Tu o hai fato rabiare tatissimissimo e ui ha piato tato pechè abeba paura di pedeti»

A ricordare quel periodo, Alice, si intristiva ancora pensando a quanto fosse stata sciocca, rischiando per altro di rovinare la storia che aveva costruito con l'uomo della sua vita.

Cercò di cambiare discorso immediatamente per non rischiare che il figlio notasse il suo improvviso cambio di umore. «Lo sai anche quand'è stata un'altra volta che il papà ha pianto?»

Matteo scosse la testa in segno di negazione.

«Quando ti ha visto per la prima volta»

«Daberoo?!»

Quando rientrarono in casa, trovano CC seduto sul divano con la camicia sbottonata fino al terzo bottone e le gambe accavallate.

Matteo gli si lanciò addosso immediatamente e si accoccolò a lui rannicchiato con la testa sul suo petto. Alice posò le borse e li raggiunse

«Alice, che succede?» domandò il padre sentendo che la sua preziosa camicia si stava inumidendo.

«Alcuni bambini più grandi lo hanno preso in giro perché era più lento e lui ci è rimasto molto male...» affermò sconsolata Alice.

«Nanetto mio vieni qua»

«No sono u nanetto» esclamò il più piccolo di famiglia, sgusciando fuori dall'abbraccio paterno in cui si era rifugiato e correndo verso la sua cameretta.

«Certo che anche tu eh! Ti ho appena detto che lo prendevano in giro in quanto più piccolo!»

***

Questa volta l'oneroso compito di andare a prendere Matteo in piscina toccava a Claudio, felice di vedere finalmente il suo ometto che nuota.

«Papà i babbini gandi hanno naccosto le mutadine mie! Dicono che soo piccoe e che sono da piccoi.»

«Non è vero amore, sono bellissime le tue mutandine, e poi le abbiamo comprate insieme, te lo ricordi?»

«Si ma mi pendeebbeo in gio perché sono toppo pijo di papà.»

Uno strambo e fortissimo figlioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora