THE AWAKENING

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Marie's point of view
Era il primo giorno di scuola ed il sole picchiava forte sulla finestra di Marie coperta dalle carinissime tende in tessuto nero. I raggi del sole non avrebbero mai illuminato la stanza, ma il semplice bagliore permise a Marie di svegliarsi. Aprì i suoi splendidi occhi color ghiaccio e se li stropicciò un po' prima di riuscire ad alzarsi. Rabbrividì leggermente per la mancanza delle coperte ma tutto passò in fretta. Fece scorrere gli anelli della tenda e il caldo tepore e la luce infasero la sua stanza. Ora tutto era più chiaro e nitido: la dolce scrivania all'angolo in legno di quercia, la sedia con tutte le maglie e gli stili che la sera prima aveva provato e il letto basso, completamente disfatto. Si voltò a scrutare qualcosa fuori la finestra. Di fianco la sua abitazione viveva una piccola famiglia appena trasferitasi dalla Groenlandia. Marie poteva benissimo ficcarci il naso, poiché la finestra della figlia degli strambi vicini era alla stessa altezza della sua. Era la classica "figlia dei fiori": pareti rosa, capelli sciolti e fiori ovunque, di tutti i colori e le specie. Solo per un secondo Marie rimase lì a guardare i vari aspetti della nuova vicina, per poi fare una faccia terribilmente disgustata subito dopo. Si allontanò dalla finestra quando vide che quella stramba ragazza, Bastet Scwoloski, si era appena svegliata e avrebbe potuto prendere quel suo modo di conoscerla come un atto sgradevole e maleducato. Ma lei era così, perché ci stava facendo così tanto caso? Perché si preoccupava così?
Non rimase molto a rimuginarci. Girò sui tacchi, si diresse verso la sedia su cui aveva appoggiato i vestiti la sera prima e si levò finalmente quell'orribile pigiamino rosa che la signora Johnson, ovvero la domestica, le aveva comprato. Lo odiava, lo odiava con tutto il cuore, poiché il colore rosa, il classico colore femminile le ricordava troppo la figura del gentil sesso che lei non aveva mai conosciuto: sua madre. Lei era morta dandola alla luce e suo padre non si era mai preoccupato di trovarle un'altra figura di riferimento, un'altra donna e si era limitato ad avventure di una notte sola.
Indossò i leggins in eco pelle pieni di cerniere argentee, la splendida canotta nera con lo stemma dei Falling in Reverse e un college con la M rossa sul lato sinistro. Si infilò le Vans basse che il padre le aveva regalato proprio per quell'occasione e si avviò giù per le scale, verso la cucina.
Arrivata in cucina viene salutata come sempre dalla signora Johnson con il monotono "Buongiorno, signorina!" E Marie era tenuta a rispondere, ordini dall'alto, in modo gentile ed educato, con un semplice "Buongiorno anche a voi".
Prese una delle fragranti brioche alla crema di nocciole appena sfornati e lo mangiò in fretta, proprio per evitare di incontrare l'uomo che tanto detestava: suo padre. Ma come se il mondo fosse contro di lei, ecco apparire quest'uomo, alto ed esile di all'incirca 40, sulla soglia della porta.Mr. McCain era un uomo molto cordiale ed educato, gentile e premuroso con tutti, a parte che con sua figlia, il sangue del suo sangue. Subito con quel tono aspro e di disprezzo nella voce domandò a Marie non molto garbatamente:"Perché indossi quei vecchi e consumati stracci neri, quando Moira ha comprato vestiti per rifarti il guardaroba?!" E Marie rispose:"Perché i colori che Mrs Johnson ha scelto sono ben lontani da quello che è il mio stile. Non metterò mai quelli stracci colorati!" Disse in tono fermo e deciso, poi prese in spalla lo zaino ed uscì velocemente da quella orribile casa che lei stessa definiva "Torture house" (casa della tortura).

Spazio dell'autrice:
Mi scuso veramente per non aver completato il capitolo con la versione di Bastet, ma non ho avuto proprio il tempo materiale per scriverla e postarla. Confidate nel prossimo aggiornamento.
Baci, MimmyHerondale

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