12.

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TIED TO YOU - 12

TIED TO YOU - 12

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Mi sembra quasi di risentirla, quella libertà che tanto amo. 

Mi sembra di toccarla, mi sento ad un passo da lei e non smetto di sorridere mentre finisco di prepararmi. La cosa più rincuorante è sapere di non dover nascondere niente a nessuno. Posso godermi la serata con i miei amici senza la paura di essere scoperta ed è la prima volta nell'ultimo mese.

Ammetto di essere stata colta di sorpresa dalla bontà di Aaron accettando l'invito ad una serata universitaria ma più di tutto il resto, credo mi abbia colpito il suo immedesimarsi nelle mie sensazioni. Aaron non è stupido, ha sempre compreso il mio malessere, solo che il suo orgoglio non gli permetteva di venirmi in contro. Piuttosto si accontentava di reprimermi ancora di più mentre io davo il mio contributo. 

Abbiamo solo iniziato con il piede sbagliato. 

«Bea! Conto fino a tre, poi entro e ti trascino fuori da quella stanza!», strilla Aaron dal salotto. 

Be', diciamo sull'andare d'accordo ci stiamo lavorando. 

Ridacchio alzando gli occhi al cielo, mentre finisco di sistemare il rossetto sulle mie labbra. Non voglio risultare troppo volgare, per cui ho usato un rosa chiaro che si intona con la mia carnagione. 

Finisco di sistemare i capelli, mi do' un'ultima occhiata allo specchio e afferro cappotto e borsa prima di lasciare la mia camera. In salotto trovo Aaron, appoggiato alla spalliera del divano mentre controlla qualcosa sul suo telefono. 

Per alcuni secondi mi immobilizzo per ammirarlo nel suo abbigliamento informale: un jeans scuro e stretto, una maglia nera a collo alto e il suo cappotto grigio. I suoi capelli sono tirati in un mezzo ciuffo che va per dietro, ordinati e lucenti. La barba è sempre presente, ma gli sta divinamente. 

Per fortuna, quando solleva lo sguardo su di me, io riprendo le mie facoltà mentali rendendomi conto di stargli completamente sbavando davanti; per cui, sbatto freneticamente le ciglia e scosto immediatamente lo sguardo altrove. 

«Possiamo andare», dico. 

Aaron mi osserva da capo a piedi, sbuffa una risata e poi si raddrizza guardandomi storto. 

«Tu vieni davvero vestita così?», domanda misto tra divertito e meravigliato. 

«Perché cosa ho che non va?», aggrotto le sopracciglia osservandomi dall'alto per notare qualcosa di sbagliato nel mio abbigliamento ma non trovando nulla fuori posto, riporto i miei occhi sull'agente di fronte a me e lo osservo con confusione. 

Lui stira ancora un sorriso beffardo e alza la mano per indicarmi. «Ti manca tutto il pezzo di sotto e credo proprio che tu abbia scambiato il perizoma per una maglia», dice ridacchiando e io lo guardo male.

𝐆𝐮𝐧𝐬 '𝐧 𝐓𝐢𝐞𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora