7. Indossi la rosa

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E rimase solo, perso tra quegli alberi ora così opprimenti. Garrett restò a lungo a fissare l'ultimo punto in cui aveva visto la schiena di Cinque sparire, il cervello oberato dalle immagini dello scontro. Le grida ormai in lontananza si mischiavano con le ultime parole di lei. Gli aveva dato del mostro, aveva detto che erano tante e che volevano proteggere la loro casa.

Il mezz'elfo vacillò all'indietro fino a sbattere contro a un tronco e lì si fermò, lo sguardo vacuo sugli aghi di pino riversi al suolo, tra l'erba.

Per giorni aveva cercato delle tracce che solo ora aveva capito non avrebbe mai potuto trovare. Non c'era alcuna bestia in quella foresta, niente che non fossero gli animali e loro, le ninfe. Li avevano attaccati di sorpresa senza che avessero il tempo di parlare o agire in nessun modo che non fosse il difendersi. Lo stesso era accaduto agli uomini del capitano Marsh?

Una mano finì da sola tra i ricci scompigliati, la pesantezza che Garrett percepì nel petto fu tale da farlo pendere in avanti.

La ferita di Cinque che lui stesso aveva curato... una linea retta, precisa. Come aveva fatto a essere così cieco? Quale animale avrebbe mai potuto fare un taglio del genere? No, era stata opera di una spada. Possibile che fosse stata proprio Cinque a fare a pezzi i soldati in modo tanto barbaro? Se non lei, una delle altre. E lei lo sapeva, lo aveva sempre saputo.

Lo aveva chiamato mostro, ma non era lui a esserlo. Si era lasciato ingannare dalla fisionomia delicata, dal viso dolce e dalla purezza che solo le creature della natura sapevano emanare, eppure c'era sangue sulle sue mani, su quelle di tutte.

Tornò a vedere il mondo che lo circondava e si concentrò in direzione dello spiazzo da cui era appena scappato. C'era un albero, lì, un albero diverso dagli altri visto che Maestro Varrik aveva percepito la sua magia già dal sentiero ed era andato diretto, abbattendo ciò che c'era sul cammino.

Garrett sospirò e tutto gli fu chiaro.

«Che idiota...»

Quelle erano ninfe, dannazione! E lui con gli altri uomini erano entrati in quella che consideravano la loro casa, avevano tirato giù gli alberi, calpestato le piante e portato distruzione. Poteva davvero biasimarle? Quando Garrett aveva parlato con Cinque per la prima volta gli era stato subito evidente quanto lei ignorasse ciò che era legato al mondo umano e forse era riuscito ad avere una conversazione solo perché era ferita e perché il suo sangue elfico lo aveva aiutato.

Deglutì, ripensandoci; se nelle sue esplorazioni avesse incontrato una qualsiasi delle altre a quell'ora non sarebbe stato lì fermo a scervellarsi su ciò che stava accadendo e Cinque lo sapeva. Ecco perché gli aveva detto di andarsene più volte, di non tornare e di riferire ai suoi superiori che la foresta era pericolosa A suo modo lei aveva cercato di proteggerlo e la cosa era confermata dal fatto che non aveva partecipato allo scontro, anzi, si era allontanata per farlo fuggire.

Si erano incontrati una sola volta, eppure Cinque aveva anteposto la sua vita a quella delle altre ninfe.

La spada che Garrett portava alla cintura gli sembrò un peso insostenibile, così come la borsa con le sue pozioni. Era stato in procinto di dar fuoco lui stesso allo spiazzo davanti all'albero magico per cercare di allontanare le creature. Lui, che sapeva benissimo cosa volesse dire essere legati alla natura, stava per generare il caos.

Non poteva tornare dagli altri neanche per sincerarsi delle loro condizioni. Non poteva perché se a vincere fossero state le ninfe lui sarebbe stato ucciso, mentre se ad avere la meglio fossero stati i suoi compagni avrebbe voluto dire vedere coi suoi occhi il cadavere di Cinque.

Non provenivano più grida né suoni di scontro; ormai era troppo tardi. Per una volta Garrett avrebbe dovuto fare ciò che lei gli aveva chiesto e andarsene da lì. Sarebbe corso dal comandante in persona e gli avrebbe spiegato che quella zona della foresta di Beofild era da recintare in qualche modo per impedire a ogni essere umano, elfo, nano o esponente di qualsiasi altra razza di metterci piede. Sarebbe stato molto difficile, ma confidava nelle sue capacità persuasive.

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