E non essere triste che poi va tutto bene

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Forse partire per Glasgow non è stata una scelta così brillante. Simone se ne rende conto solo ora, mentre se ne sta seduto su uno scomodo divano nell'appartamento di sua madre.

Sarebbe stato meglio rimanere a Roma, con suo padre.

Gli viene da ridere anche solo a pensarla una cosa del genere, eppure è così.

Ha agito di impulso, senza pensarci due volte e senza chiedere consiglio a nessuno. Ha semplicemente aperto la pagina di Google, cercato un biglietto aereo che fosse abbastanza conveniente ed è partito portandosi dietro solo uno zaino con dentro l'indispensabile.

A pensarci adesso forse avrebbe potuto fare tutto in modo diverso. Avrebbe potuto parlare con suo padre, magari avrebbe potuto cercare un punto di incontro piuttosto che trattarlo come se fosse l'ultimo degli esseri umani di cui tenere conto. Perché in fondo è vero che lui non sopporta suo padre, ma è pur sempre suo padre. Ed è anche vero che negli ultimi tempi ha cercato in tutti i modi di ricostruire un rapporto con lui e Simone invece non ha fatto altro che costruire dei muri nel loro rapporto.

Ecco, forse quella poteva essere l'occasione giusta per abbattere qualche muro. E invece Simone ha preferito ascoltare solo sé stesso, ignorare le voci nella sua testa che gli suggerivano di comportarsi diversamente ed è salito su quell'aereo.

Adesso, a distanza di una settimana, inizia a rendersi conto che forse ha fatto una cazzata.

I primi giorni gli è stato utile cambiare aria, allontanarsi da suo padre, allontanarsi da Manuel. E poi era convinto che a Roma nessuno avrebbe sentito la sua mancanza. In fondo, l'unica persona con cui passava del tempo ultimamente era proprio Manuel e le cose tra loro sono più incasinate che mai, quindi Simone è certo che lui sarebbe proprio l'ultima persona a sentire la sua mancanza.

Non aveva considerato però che il problema non sarebbe stato quanto le persone avrebbero sentito la sua mancanza, ma piuttosto quanto Simone avrebbe sentito la mancanza di certe persone.

Quando sua madre l'ha visto arrivare alla sua porta una settimana prima, non ha fatto molte domande. Ovviamente si è preoccupata che suo figlio avesse preso un aereo senza dire niente a nessuno, ovviamente ha capito che c'è qualcosa che lo turba, ma ha deciso di lasciargli i suoi spazi.

È evidente che Simone ha bisogno di stare per conto suo e lei non vuole forzarlo. Ma Simone conosce sua madre fin troppo bene e sa che dietro ogni parola, dietro ogni sguardo si nasconde una nota di preoccupazione. Sa che prima o poi dovrà dirle cosa c'è che non va, dovrà dirle dell'ennesima discussione con suo padre e soprattutto dovrà confessarle di essersi innamorato di un ragazzo.

Con suo padre non è stato difficile, più che altro perché lo aveva scoperto da solo. Simone non è ancora riuscito a perdonargli che abbia frugato tra le sue foto, ma deve ammettere che il fatto che lo abbia scoperto da solo e che non abbia dovuto essere lui a dirglielo gli ha tolto un grosso peso.

Ma con sua madre è diverso. E Simone non è sicuro di riuscire a spiegarle di essersi innamorato di un ragazzo e che questo stesso ragazzo l'ha rifiutato in maniera così brusca.

Non ha paura della reazione di sua madre in realtà. Ha paura della sua, perché sa che nel momento in cui inizierà a parlare e inizierà di nuovo a pensare a ciò che è successo tra lui e Manuel, probabilmente finirà per piangere.

Simone si prende la testa tra le mani e sospira. Sa che prima o poi dovrà tornare a casa, che il suo soggiorno a Glasgow è solo una soluzione temporanea. Più cerca di non pensarci e più finisce per rendersi conto che è arrivato il momento di riprendere in mano la sua vita.

Il problema è che non sa da dove iniziare.

Il cellulare, appoggiato sul tavolino da caffè di fronte al divano, vibra annunciando l'arrivo di un nuovo messaggio. Simone sa già che quasi sicuramente si tratta di suo padre o di Laura. Sono le uniche persone che lo hanno cercato da quando è partito.

E non essere triste che poi va tutto beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora