Francia, ottobre 1963
<<Seb ci sei quasi, sono con te>>
Tamara riusciva ad essere molto persuasiva certe volte, ma in quel momento nemmeno le sue belle parole erano d'aiuto. Sebastian se ne stava lì, davanti a quell'enorme chiesa, senza muoversi di un centimetro. Non credeva che sarebbe cambiato qualcosa entrandoci, ma doveva tentare.
<<Va bene, ci vado. Da solo.>>
Tamara rimase quasi delusa dal mondo in cui l'amico aveva marcato le utile due parole, ovviamente capiva del perché Sebastian volesse affrontare i suoi "demoni" in solitudine, ma le sarebbe piaciuto stargli vicino in quel momento come aveva fatto, d'altronde, negli ultimi sei mesi. Nonostante i suoi pensieri rimase al suo posto, guardando Sebastian entrare nell'edificio. Il ragazzo si sentiva sempre più a disagio, passo dopo passo, quell'ambiente non gli era mai piaciuto granché. Puzzava d'incenso. Avanzando per la navata sorrise nel pensare che non aveva mai assistito ad un matrimonio, ad una comunione ed a qualsiasi altro avvenimento tipico di quel posto. Toccando di volta in volta le panche di legno, si perdeva per qualche secondo a guardare le meravigliose vetrate, forse le uniche cose che gli piacessero per davvero. Magari se le cose fossero andate diversamente, sarebbe diventato un artista. Appena arrivato all'altare capì che non era certo arrivato fin lì per sposarsi e che doveva darsi una mossa. Si fermò ed iniziò a scrutare con attenzione i due lati della navata, trovando poi la casupola del confessionale.
<<Spero vivamente che servi a qualcosa>>
Dopo qualche momento di esitazione si diresse con passo deciso verso il confessionale, entrandoci di getto e sedendosi altrettanto rapidamente. Per qualche secondo pensò di esser solo, se ne restava lì a mani incrociate senza fiatare. Era un tipo abbastanza impaziente. Non appena un minuto dopo iniziò a sbuffare ed ad imprecare mentalmente, cosa poco corretta in un luogo come quello; lo prese come un segno, un campanello dall'arme che diceva "vattene, è inutile"
<<Salve, può espiare i suoi peccati>>
Sebastian trasalì nel sentire quella voce roca e quasi per riflesso si mise dritto, era abituato ad essere richiamato dai suoi tutori proprio per la postura. Che l'uomo dall'altra parte fosse uno di loro? Impossibile, erano troppo distanti dal suo orfanotrofio ridotto ormai in macerie.
<<Ho... ho molto peccato>>
<<Hai ricevuto il battesimo?>>
Ma che domanda era? Non sarebbe lì, altrimenti.
<<Si>>
<<Ti ascolto>>
Lo ascoltava davvero? Come poteva farlo se lui stesso faticava a capire i suoi pensieri? Tutto quello che era successo era del tutto surreale. Non poteva dirgli di essere stato vittima di un poltergeist, anche perché non era nemmeno sicuro di poterlo chiamare cosi. No, non gli avrebbe parlato di lui.
<<Potrebbe ripetermi i comandamenti??>>
Stava temporeggiando e lo sapeva.
<<Certamente, figliolo. Sono, in ordine: Non avrai altro Dio fuori di me, non nominare il nome di Dio invano, ricordati di santificare le feste, onora il padre e la madre, non uccidere, non commettere atti impuri, non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare la donna d'altri, non desiderare la roba d'altri>>
<<Credo.. di averli infranti>>
<<Quali, ragazzo??>>
Chiuse gli occhi.
<<Tutti. Li ho infranti tutti.>>
STAI LEGGENDO
Jinn /ed i dieci comandamenti/
FantasiaLondra, 1962 Sebastian stava fissando il muro della biblioteca di Madison Street da dieci minuti, infondo sperava di aver capito male ciò che gli era stato detto. > Ma quella non era una spiegazione, era una supposizione ed anche insensata. Non esi...