Demone verde

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Se qualcuno dovesse descrivere Enrico con tre parole, sarebbero sicuramente: ricci, occhi e fossette.
Se questo qualcuno volesse aggiungere anche tre aggettivi, sarebbero senza dubbio: sicuro, vistoso e luminoso.

Ma stiamo parlando di un qualcuno ipotetico, qualcuno che certamente non si chiama Manuel.
Se Manuel dovesse descrivere quel tipo con tre parole, sarebbero sicuramente: un vero coglione.

È arrivato nella loro classe da quattro settimane e sembra aver attirato l’attenzione di tutti. Professori compresi.
Il suo discorso di presentazione, emozionante e pieno di belle parole, ha commosso i compagni ed anche il prof. Balestra. La storia lacrimevole dei suoi genitori morti, del suo trasferimento a casa della nonna – unica  parente rimasta in vita – e di tutte le difficoltà incontrate a causa della sua sessualità, hanno spinto l’intera classe a stringersi intorno a lui, a supportarlo e farlo sentire il benvenuto.

Per Manuel, all’inizio, era un tipo qualsiasi, non destava in lui nessun tipo di interesse o curiosità, ma con il passare dei giorni ha iniziato a provare una specie di fastidio anche solo condividendo la stessa aria in classe.
Gli altri sono rapiti dalla sua spumeggiante personalità, le ragazze spettegolano con lui e gli chiedono consigli di moda, i ragazzi ridono alle sue battute e fanno a gara a chi riesce ad attirare per primo la sua attenzione.

Manuel non li capisce proprio.

E quello che comprende ancora di meno è l’interesse che questo tizio nuovo ha suscitato in Simone.

Sa benissimo che non sono proprio in buone acque al momento, è ben consapevole di aver fatto un casino e di meritarsi il silenzio da parte sua, ma proprio non capisce come possa essere passato da baciarlo e dichiarargli il suo interesse all’ignorarlo completamente.

Non si è comportato bene con lui ed ha provato a scusarsi e Simone sembrava anche aver accettato le sue scuse, ma i rapporti tra di loro sono diventati glaciali. In quattro settimane in classe gli ha rivolto la parola massimo tre volte, di cui una per chiedergli se potesse riportargli i vestiti che gli aveva prestato.

La stessa cosa non si può dire nei confronti del tizio nuovo. Li vede spesso passeggiare insieme in corridoio durante l’intervallo o bere un caffè accanto alle macchinette e, quando una mattina è entrato in classe ed ha visto Simone seduto al posto accanto ad Enrico e non più in quello vicino al suo, avrebbe volentieri voluto prendere quel tipo per i capelli e lanciarlo dalla finestra.

Prima di tutto il casino, Simone era suo amico, praticamente l’unico e non gli va proprio giù che le cose cambino per l’arrivo di un tizio qualunque, tutto sorrisi e fossette.
Non ha alcun diritto di essere arrabbiato, ne è consapevole, ma ogni volta che li vede vicini è come se le mani iniziassero a prudere e fremere dalla voglia di prendere “qualcuno” a schiaffi.
Si rende conto da solo che il suo è un comportamento idiota, ma proprio non ce la fa a provare la minima simpatia nei confronti di Coso nuovo.

E quando scopre, origliando una conversazione tra i due, che il suddetto Coso nuovo è stato ufficialmente invitato a dormire a casa Balestra, Manuel arriva davvero vicinissimo a picchiarlo.
Passa tutta la notte in bianco, ovviamente non perché tormentato dalla curiosità di sapere cosa stessero facendo, no no, figuriamoci.
Immaginare un altro sulla sua brandina accanto al letto di Simone rischia di fargli venire un travaso di bile.
Non è sua intenzione avanzare nessun tipo di pretesa, ma quello è il suo posto, non vuole che Mr.Fossetta se ne appropri.

Forse senza accorgersene, inizia a fissarli più di quanto lecito.  Li osserva ridacchiare, li osserva mentre Coso toglie un pelucchio dal maglione di Simone, li osserva guardare qualcosa sul telefono e sorridere. Li osserva perfino mentre sono in classe durante l’intervallo e si scattano un selfie con la bocca a culo di gallina.
Non sa perché, ma tutta quella complicità tra i due gli fa sentire terribilmente la mancanza dei momenti trascorsi con Simone.
Vorrebbe vederlo entrare alla rimessa e fumare seduti per terra, vorrebbe scherzare come facevano prima. Gli mancano perfino i tempi in cui non facevano altro che picchiarsi, provocarsi e litigare.
C’è qualcosa al fondo del suo stomaco, una specie di languore, una sensazione quasi dolorosa. Non sa spiegarsela e nemmeno darle un nome.

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