Capitolo II: Gwen Grimaldi

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Era in piedi. Cosa fare ora? Joe non se lo ricordava. Apre il suo smarthphone, e controlla una lista:
Coltello, pistola, maschera, accendino, guanti.

Si guardò intorno, e andò verso la cucina, posò la pistola sul tavolo ed estrasse un lungo coltello da cucina, poi velocemente si lanciò verso l'ingresso di casa, dove lo aspettava il suo cappotto. Lo indossa, e posa in una tasca interna la pistola, mette in tasca il passamontagna ripiegato, e mette il coltello nella cintura che portava attorno ai jeans neri. Prese un cappello per ultimo, ed uscì da casa sua. Un piccolo giardinetto pavimentato si presentava davanti a lui. Rapidamente, trovò con gli occhi la sua macchina, una Toyota Corolla malandata con qualche danno di troppo che però ancora funzionava. Appena esce di casa viene attirato da una voce.
"Buongiorno Joe!"
Si gira lentamente, coprendosi meglio come se si stesse nascondendo. Si trattava del vicino di casa, un certo Graham Rossokov con cui avrà scambiato si e no un paio di parole nella in 5 anni che lo vedeva. Ma non poteva cerco fare il paranoico adesso.

"Freddo oggi eh?" Rispose Joe, sfruttando il fatto che a febbraio magari non sarebbe stato sospettoso chiederlo

"Eh già" rispose il vicino "vabbè, buona giornata Joe"

"Buona giornata anche a lei" rispose, e si avviò verso la macchina.

Entrato dentro, accese i condizionatori a palla poiché si moriva di freddo in quella trappola d'acciaio. Partì poco dopo, ad una velocità moderatamente veloce, con i vetri che piano piano si stavano appannando per il suo respiro.

Gwen viveva in realtà non troppo lontano da lui, un paio d'ore di macchina. Stando alle ricerche fatte, questa ragazza doveva aver avuto anche lei una vita piuttosto movimentata, ha abbandonato gli studi universitari per via di una gravidanza, il padre del piccolo se n'è andato, e viveva da sola in un appartamento economico malandato. Ed ovviamente, era la prima sulla lista degli omicidi in quanto compagnia di classe delle elementari.

Joe non era sicuro di ricordarsi granché di lei. Non avevano mai parlato granché, non che lui parlasse molto con le persone, ma la ricordava come una persona piuttosto gentile, sempre sorridente, che era amica di tutti, e piuttosto carina forse?

Ci volle più tempo del previsto, per arrivare sotto casa di Gwen, il traffico era stato molto intenso a causa di un incidente, ma ora era li. Fece un rapido check per vedere se tutto era al suo posto, poi guardò fuori dal finestrino della macchina. Era sera, saranno state le 19.00 circa, e non aveva smesso di fare freddo. La strada su cui stava era essenzialmente vuota, non era un quartiere pieno di persone, sebbene qualche macchina parcheggiata segnalava la presenza di persone nel vicinato. Joe prese con entrambe le mani il volante, e guardò in basso. Si stava sentendo male. Lo stomaco gli si stava contorcendo dentro la pancia. Non aveva fatto ancora nulla, poteva ritornare indietro, andarsene da li per sempre a casa. Dove però lo aspettava una vita orribile. Forse era semplicemente il caso di farla finita nell'auto? Spararsi li da solo? Immerso in questi pensieri, dimenticò perché era li. Doveva vendicarsi. Doveva spargere il sangue di chi rappresentava una vita che odiava, la vita del bambino spensierato senza problema. Siede un paio di schiaffi.

"Svegliati Joe cazzo"

Si disse. Ora serviva un piano. L'edificio era vecchio, sprovvisto di telecamere. Lui sarebbe entrato, avrebbe ucciso Gwen, e poi sarebbe uscito. Facile, veloce, pulito.

Usci dalla macchina ed attraversó la strada arrivando al portone principale, una semplice porta di legno. Citofonò alla sua vittima.

Nessuna risposta.

Ci riprovó.

Nessuna risposta.  Forse stava facendo una cazzata.

Premette per una terza volta il citofono, e sta volta un suono metallico si sentì dalla porta, provò ad aprirla e vide che in effetti, era aperta. Entró, guardò rapidamente l'elenco dei residenti e cercó il nome di Gwen. Percorse le scale, che sembravano infinite. Un po' perché 8 piani di scale sono tanti da fare a piedi, un po' perché non era troppo convinto di quello che stava per fare. Allo stesso tempo però, le percorreva velocemente, come se avesse fretta. Si ritrovò infine davanti alla porta di Gwen, bussò.

Joe NowakDove le storie prendono vita. Scoprilo ora