uno.

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Emma si ritrovava spesso a fissare il soffitto.

Era perennemente annoiata e, ogni volta che provava a scacciare quel profondo senso di vuoto, finiva per alimentarlo.

C'era, però, qualcosa di paradossale in quel sentimento che tanto detestava. Ironicamente,  aveva imparato ad apprezzare la noia e quando era sommersa dagli impegni ne sentiva la mancanza

Era come quei dolori cronici, come il mal di schiena o la tensione sul collo, che quando spariscono ti lasciano confuso. Ti ci sei abituato, sono quasi confortanti e, in un certo senso, ti rendi conto che non volevi liberartene.

Così si sentiva Emma: alla continua ricerca di ciò che non aveva, ma che, una volta trovato, la annoiava profondamente.

Sua madre le diceva spesso che il suo stato d'animo era tipico degli artisti, sempre insoddisfatti e smaniosi di nuovi stimoli per alimentare la loro fantasia.

In effetti, Emma era una scrittrice. Nonostante, nessuno avesse mai letto i suoi racconti, eccetto quelle poche righe che scriveva per i compleanni di amici e parenti. Lettere brevi e commuoventi, che nutrivano  il suo ego per il tempo di un capitolo. Poi l'ispirazione si spegneva, la sua passione si trasformava in un sogno accantonato, finché una nuova scarica di autostima la spingeva a mettere in discussione il suo talento.

Era l'insicurezza a tenere le redini della sua vita. Non importava quanto si impegnasse, come si sentisse o cosa provasse. Alla fine della giornata, nella parte più remota della sua mente, c'era uno specchio. Davanti a quello specchio si sedeva ogni sera, elencando con crudele precisione i suoi difetti.

Ma non riguardava solo la scrittura.

Era notte fonda e Emma non riusciva a fermare i pensieri che la assillavano la testa.  Era intrappolata in un vortice mentale. Gli occhi si erano ormai abituati al buio e aveva passato le ultime ore a osservare i mobili della sua stanza.

'Basta', si ripeteva, stringendo le palpebre nel tentativo forzato di dormire.

Ma era sopraffatta. Le parole si trasformavano in un vociare implacabile. Un eco che le sibilava che avrebbe dovuto migliorare, che doveva cambiare.

'Devi essere più forte', si rimproverava mentre il ricordo di ciò che aveva mangiato le stringeva la gola.

'Ormai é andata. Non ci pensare' ripeté a sé stessa, cercando di convincersi.

Le girava la testa. Si sentiva uno schifo. Più ci pensava, più percepiva le calorie cucirsi sui punti del corpo che detestava, come un vestito scomodo che non poteva strappare via.

"Basta," si lamentò a mezza voce. "Per favore".

Eppure, sapeva che non avrebbe trovato pace. Doveva stancarsi per non pensare, ma non c'era molto da fare. Non in estate, quando il caldo la costringeva a scoprire la pelle, esponendola a se stessa in quel modo. Ogni raggio di sole era uno schiaffo in pieno viso.

Non vedeva l'ora di tornare a Hogwarts. Non vedeva l'ora che arrivasse settembre, che l'autunno spazzasse via quell'aria irrespirabile. Era stanca di restare in stanza, intrappolata nei suoi stessi giochetti mentali.

Aprì la grande finestra che dava sul balcone  e uscì a piedi nudi. Belle, il suo pastore Maremmano, sonnecchiava indisturbata. Si sedette su un divanetto esterno e accese una sigaretta dal pacchetto nascosto sotto un vaso.

Ne fumò una, poi un'altra. Le sue ansie non le davano tregua, intrappolandola in un cerchio senza via d'uscita. Accese la terza sigaretta. Il sapore del tabacco l'aveva sempre nauseata, soprattutto il primo tiro: quel bruciore sulla punta della lingua e nei polmoni, quando si espira e si inspira. Il fumo avvampava nel petto, un fuoco freddo e quasi doloroso.

Ma, per un istante, distraeva.

Forse era per questo che continuava a fumare: per quel breve sollievo, un dolore che annientava l'altro.

Belle sbadigliò, aprendo gli occhi scuri e guardandola con curiosità. Emma le sorrise teneramente, spegnendo la sigaretta e avvicinandosi a lei.

"Amore mio" sussurrò, accarezzandole la testa e dietro le orecchie. Belle scodinzolò, sistemandosi sulle sue gambe. Era pesante, il suo lungo pelo bianco le faceva sudare le cosce, ma non si sarebbe mai sognata di spostarla, a costo di morire soffocata.

"Ti ho svegliato?" le chiese dolcemente, grattandola dietro il collo. "Lo so, ti annoi anche tu."

Continuò a parlarle, come faceva sempre. Le piaceva conversare con lei, sembrava ascoltasse e comprendesse ogni cosa, più di quanto Emma avrebbe mai potuto fare per se stessa.

La abbracciò lungo il dorso, cercando di stringerla il più possibile a sé. Le diede un bacio sulla testa, mentre Belle si girava su un fianco, sbadigliando e appoggiando il muso sul suo braccio. Emma iniziò a raccontarle perché non riuscisse a dormire, ma finì per addormentarsi, rannicchiata accanto a lei.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 26 ⏰

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Emma//Fred WeasleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora