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T/n Pov

I lampioni, le vetrine illuminate e le luci presenti nei palazzi illuminavano completamente le strade facendoti dimenticare che a coprire il cielo fosse un blu oltremare e le stelle,venivano confuse con i centinaia di telefoni accesi tra la folla di quella megalopoli.
Tutti avevano un cellulare in mano, c'era chi stava telefonando a qualcuno oppure semplicemente chi faceva scorrere il dito tra le diverse applicazioni del telefono senza effettivamente soffermarsi su una di esse.

Il traffico rendeva il mio ambientamento meno semplice, ad esempio attraversare le strade è complicato, quando il verde dei semafori si accendeva sembrava durare poco data l'esorbitante folla di persone che doveva attraversare contemporaneamente.

Dovevo fare in fretta altrimenti sarei arrivata in ritardo all'incontro con i miei nuovi colleghi.
Dovevo far attenzione a non andare incontro le persone, erano talmente tante che mi ritrovavo a fare lo slalom tra di esse.

Traferirsi a Tokyo è stata una delle decisioni più importanti della mia vita.
Passare da un semplice paesino di campagna dell'Inghilterra ad una megalopoli come questa è travolgente e spaventoso allo stesso tempo.
Insegnare a degli studenti è spaventoso.

Afferrai la gelida maniglia della porta del locale, la tirai verso di me e non appena misi piede all'interno venni travolta da un calore avvolgente.
Molte persone erano sedute sul loro tavolo a sorseggiare tazze di tè o caffè, altri invece gustavano i pasticcini che erano proposti sul menù, mentre io con lo sguardo mi affrettavo a cercare il tavolo in cui si sarebbero dovuti trovare i miei nuovi colleghi.

Sii calma e determinata continuavo a ripetermi.
Che motivo c'era di essere in ansia dopotutto?

Avevo visto i loro volti sui telegiornali ma bastava digitare su internet il loro nome per veder comparire innumerevoli informazioni su di essi.

Continuavo a cercare tra i vari tavoli qualcuno che mi sembrasse famigliare.

ma dove diavolo sono?!

«Lei deve essere la signorina t/n t/c, coretto?»domandò colui che sembrava essere un cameriere.

«Si, sono io» risposi senza smettere di cercare un tavolo più affollato rispetto gli altri.

«Perfetto, mi segua per favore»

Si mise davanti a me e cominciò a camminare conducendomi in una sala differente dove sulla porta c'era una scritta 'accesso riservato'.
Non ci volle molto e capii che era lì che si trovavano i pro hero con cui mi sarei dovuta incontrare.

«Prego mi lasci il giubbotto»

Mi sfilai il giubbotto e glielo posai sulle braccia che aveva già messo in posizione per accoglierlo, infine si voltò e ritornò indietro.

Ora ero rimasta da sola ed una volta attraversata quella porta mi sarei avvicinata ad un altro cambiamento nella mia vita.
Inspirai ed espirai più volte.
Stai calmaaa mi ripetevo mentre avevo formato due pugni stretti che mi aiutavano a tranquillizzarmi.

Un passo poi un altro, la mano si alzò

Toc Toc

«avanti» rispose una voce calma e profonda dall'altra parte.

Il brusio che c'era prima della mia interruzione sembrò placarsi di colpo.
La stanza cadde in un fastidioso silenzio.
Abbassai con incertezza la maniglia ed entrai nella stanza.

«permesso»

Permesso? Seriamente?

Entrai e sentii gli occhi di tutti puntatomi addosso.
Non sapevo come comportarmi, cosa avrei dovuto fare ora?
Non potevo semplicemente rimanere in piedi sullo stipite della porta con una faccia spaesata, come non potevo neppure sedermi sul posto libero come se nulla fosse.

Fluorescent Adolescent   ||   Present Mic x reader Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora