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Lui era troppo per me...e noi eravamo troppo giovani, troppo diversi, per capire che alla fine, due persone come noi non sarebbero mai potute stare insieme al lungo.

T/n Pov

Avere un'amica in questo momento sarebbe stata la cosa migliore che potesse capitarmi.
Ma ero completamente sola.
Non avevo nessuno.
Nessuno con cui parlare, piangere, ridere, scherzare, litigare, non avevo assolutamente nessuno.
E in questo momento avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse come mi stavano questi pantaloni a zampa neri, o questa maglia con lo scollo a V rossa, oppure questo cappotto nero con questi anfibi.
Andavo bene vestita così?
Dove saremmo andati sta sera?
Saremo stati solo noi due?

Accasciata sul pavimento, riscaldata solo dalla stufetta elettrica che mi ero comprata qualche giorno fa, piangevo.
Piangevo a causa della solitudine da cui ero afflitta, piangevo a causa del mio carattere così introverso che mi impediva di fare facilmente conoscenza.
Ero invidiosa, in senso positivo, di persone come Hizashi, riuscivano a parlare con chiunque senza farsi problemi.
Era riuscito a farmi sorridere più volte in una sera, a convincermi ad uscire dalle quattro mura nelle quali abitavo.

Esatto, dovevo uscire.
Mi rialzai ed andai in bagno, bagnai il volto, ero distrutta, dovevo mascherare tutti i miei problemi con un sorriso, ma le occhiaie scavate erano in grado di far notare a tutti quanti quanto fossi patetica.
Correttore e mascara erano diventati i miei migliori amici.

«Dopo di lei» disse il biondo aprendomi la portiera della sua auto.

Sfarzosa come lui, all'esterno, di un colore blu elettrico che attirava l'attenzione su di sé anche in una città grande come questa ma, all'interno era completamente l'opposto.
Ogni cosa si trovava al suo posto, era immacolata, tutto in un ordine armonioso.

«Grazie» sorrisi mentre mi sedevo nel sedile posteriore.

Aspetta, sedile posteriore?!

«Scusa» sembrava avermi appena letta nel pensiero «dobbiamo prendere un'altra persona e poi possiamo andare finalmente a mangiare» disse cercando di evitare il mio sguardo, lo mettevo in soggezione, dopotutto aveva detto che ci saremmo stati solo noi due.

«Tranquillo, non ti preoccupare»

Chi era quest'altra persona? E perché non mi aveva detto nulla a riguardo?
Cercava di fare conversazione, faceva domande, battute, mi chiedeva se volessi che accendesse la radio, ma io continuavo a rispondere a monosillabi, immersa nella costante ansia, paura, di poter sbagliare qualcosa.

«A-allora, com'erano quelli della sezione ordinaria alla fine?»

«Ho rischiato di essere colpita più volte da un'astuccio» risposi seria, ma lui scoppiò a ridere, il che mi portò a spalancare le palpebre...avevo detto qualcosa di divertente?

«Cavolo T/n! Questa proprio non me lo aspettavo» disse abbassando il volume della musica «Per fortuna non ti hanno colpita»

Quella sua frase così spontanea, e molto probabilmente con un filo di sarcasmo, fece diventare le mie gote rosee.

«Siamo arrivati» disse fermando l'auto davanti ad una casa a dir poco enorme.

«Scusa se te lo chiedo, ma arrivati dove, esattamente?» domandai timidamente.

«A prendere l'altra persona»

«Oh»

Il cancello dell'abitazione si aprì, rivelandone il proprietario, Aizawa.
L'ultima persona con cui avrei voluto avere a che fare.
Quando salì in auto sentii le mie guance diventare rosse.

«Ciao T/n» disse mentre si infilava la cintura.

«Ei» dissi con un filo di voce.

Il viaggio proseguì in silenzio, accompagnati solo dal basso volume della musica proveniente dalla radio.
Ogni tanto mi soffermavo a guardare il corvino, penso che se ne sia accorto siccome anche lui, attraverso lo specchietto retrovisore, mi lanciava delle occhiate. Non erano occhiate dispregiative, al contrario, ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano sentivo il mio basso ventre contorcersi.

L'auto si fermò dopo una decina di minuti.

«Siamo arrivati!» esclamò Mic portandosi una mano davanti alla bocca, in seguito ad uno sbadiglio.

Contrariamente da prima fu Shota ad aprirmi la portiera dell'auto, intravidi una smorfia infastidita da parte del biondo che occultò subito con uno dei suoi soliti sorrisi.

Scesa da l'auto il corvino stette in piedi davanti a me, i nostri occhi rimasero incollati tra loro per svariati secondi, secondi nei quali sentivo le mie gote andare in fiamme, vedermi in queste condizioni lo portò a sorridere.
Sorriso che prese forma di un ghigno compiaciuto.

«Aaaallora, che ne dite di entrare? Il nostro tavolo ci aspetta!»

Ad interrompere quel momento fu il biondo, che prendendoci a braccetto, ci condusse all'entrata del ristorante.

«Prima le signore» disse tenendomi la porta aperta.

«Grazie» dissi mentre un cameriere sistemava la mia giacca nel guardaroba.

Shota era rimasto fuori a fumarsi una sigaretta, mentre noi due eravamo seduti al tavolo, noi due da soli.
Nessuno dei due parlava, cercavo di evitare discorsi imbarazzanti bevendo del vino che ci era stato servito poco fa, mentre lui guardava il menù cercando di capire cosa ordinare.

«Arrivi giusto in tempo, stanno per prendere le ordinazioni, te hai già deciso?» Domandai riferendomi al corvino che stava sistemando la sua giacca sullo schienale della sedia.

«Siamo in una pizzeria no? Quindi mi prenderò una diavola, te Mic, cosa prendi?»

«Che domande sono? Per me la solita» disse al cameriere. «Per te invece T/n?»

Non avevo guardato il menù, da quando ci eravamo seduti avevo fatto tutt'altro.

«Per me una margherita, grazie»

Non appena il cameriere si allontanò, bevvi tutto d'un sorso il vino che era rimasto nel calice.
Per superare questa serata avevo bisogno di bere.

«Quindi quella sarebbe la tua solita?» indicai la pizza di Mic scoppiando a ridere, risata che contagiò anche gli altri due, una pizza patatine e würstel, non mi sorprendeva.

La serata proseguì, tra risate e bevute, e continui sguardi scambiati con Aizawa.
Sguardi che mi provocavano uno strano effetto, dopo un po' mi sentii brilla, fu allora che capii che era il momento di tornare a casa.

Mi alzai barcollante dalla sedia, salutai i due e andai in cassa a pagare, prima che potessi estrarre il portafoglio, il mio polso venne bloccato.
Hizashi aveva la sua carta in mano e stava pagando anche la mia parte.

«Invito mio, pago io» sussurrò a bassa voce divertito.

«Non serviva» sorrisi «grazie...»

«Ti accompagno a casa?» domandò una volta fuori.

«E Aizawa?»

Alla mia domanda storse il naso.

«Oh lui...beh lui non sembra ma è un dongiovanni! Credo che sta sera abbia adocchiato una mora, non lo rivedremo fino domani mattina»

«Ah...capisco»

«Quindi?» disse sventolando le sue chiavi della macchina «passaggio?»

«Mi dispiace, sei sempre costretto ad accompagnarmi a casa» risposi una volta che l'auto venne messa in moto.

«Non ti preoccupare, mi sento solo più sollevato, sai l'idea di te fuori, da sola, poco sobria, mi faceva preoccupare» disse posando la mano sulla mia gamba sinistra.

Il respiro rimase sospeso a mezz'aria, eravamo fermi al semaforo rosso, i nostri sguardi non volevano distogliersi tra loro, i nostri volti cominciarono ad avvicinarsi lentamente.

Angolo me
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e fatemi sapere che ne pensate
A presto <3

Fluorescent Adolescent   ||   Present Mic x reader Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora