*more later*
Era passato ormai un mese, era come se conoscessi lui da una vita.
Per caso lo avevo chiamato pazzo, e da lì lui rimase "Loco", pazzo in spagnolo.
Io e Loco eravamo molto legati, non stavamo un attimo separati, era come se fosse una parte di me...*l'ultima ora di un giorno normalissimo*
"Per oggi è tutto, potete uscire" disse la professoressa di chimica. Uscimmo tutti dall'aula, noi due compresi. Eravamo rimasti fuori per un'oretta con dei nostri amici. Erano le 14:35, eravamo al parco.Marco: venite a casa nostra?
(Marco e Tommaso abitavano insieme)
Nicolò: perché no!
Giulia: tanto non abbiamo niente da fare
Nicole: esatto
Loco: ci sto
Andrea: andiamo!!Ci incamminammo per la strada che portava alla stazione dell'autobus.
Aspettammo che il semaforo si facesse verde ed attraversammo. Loco era rimasto indietro perché doveva legarsi la scarpa. Noi avevamo attraversato e stavamo guardando nella sua direzione per vederlo arrivare. Era una strada molto larga, le strisce pedonali erano lunghe circa 10 metri. Era una strada molto circolata. Loco era a un quarto di strada quando...Arrivo un tipo in moto a tutta velocità e lo investì. Sentii solo un urlo disperato e poi ci fu silenzio. In poco tempo vicino al suo corpo si formò una folla abbastanza ampia. Io ero con loro, stavo piangendo chiamando l'ambulanza la polizia. Avevo fotografato la targa della moto di quel signore. Stavo tremando, il cuore mi batteva a mala pena, stavo sudando freddo, avevo la pelle d'oca. Dopo aver chiamato il numero d'emergenza chiamai i genitori di loco.
"VI PREGO VENITE SUBITO IN CORSO XXXXXX, NICOLÒ HA AVUTO UN INCIDENTE MOLTO GRAVE, VI PREGO FATE PRESTO" dicevo soffocando tra il mio pianto e il singhiozzo.
Chiamai anche i miei e gli chiesi di venire.
Dopo una ventina di minuti era tutto finito, loco era in ambulanza, e con lui non c'era sua madre, nemmeno suo padre. C'ero io. Non so perché ma quando chiesero che voleva venire, tra tutta la folla fui io ad alzare la mano e piangendo disperatamente a salire nel retro dell'ambulanza. Durante la strada guardavo ancora loco, pieno di graffi e sangue che giaceva nel lettino. Il cuore gli batteva per fortuna, era vivo. Ma avevo paura. Non sapevo cosa fare. Stavo tremando. Sentii l'assistente dirmi qualcosa. "Sta bene, stai tranquillo. Andrà tutto bene. Tu piuttosto come stai?" mi chiese con gentilezza. "Vorrei dirle bene ma non ne sono in grado. Vede, lui è una parte di me, è il mio migliore amico, io gli voglio un bene infinito. Non so cosa farei senza di lui." risposi tornando a piangere. Piansi per un'ora circa, ma poi mi si prosciugarono le lacrime. Eravamo in ospedale da mezz'ora, avevano portato loco al pronto soccorso. Stava bene ma non era cosciente di ciò che succedeva. Non parlava, dormiva. Dopo un'ora il medico arrivò da me e dai genitori di loco dicendoci che sarebbe dovuto essere operato, e non essendo maggiorenne i genitori dovevano dare il consenso. Ovviamente approvarono. Prima che il medico se ne andasse feci una domanda. "Dottore, starà bene?".
"Vedi, è un caso che succede frequentemente, ma stavolta sono entrate delle particelle di asfalto sotto alla pelle, ci vorrà un po' a toglierle e a far ricostituire la pelle, ma starà bene. Te lo prometto" rispose dolcemente. Risposi con un sorriso, non avevo più forze."Stanotte rimango con lui, voi dovete riposarvi e andare a lavoro. Ci penso io a lui." dissi ai suoi genitori. "Per te è stato uno shock, sei sicuro?" mi chiese suo padre.
Annuii. Non ero mai stato più sicuro. Volevo solo stargli accanto. Ero consapevole che anche io non ero normale sul momento, anche io stavo male. Non era un male fisico il mio, era psicologico. La persona a cui voglio più bene, che davanti ai miei occhi viene investita da un pazzo probabilmente fatto non era di sicuro piacevole.Passai con lui diversi giorni, stava meglio ma non era ancora cosciente, era vivo, non era in coma ma era come se lui fosse su un altro pianeta. Gli parlavo, gli raccontavo tante cose, ogni cosa che sapevo. Purtroppo non potevo più stare con lui tutto il giorno, quindi al mattino ero obbligato ad andare a scuola. Da dopo scuola fino alla sera tardi ero da lui, con lui. Ascoltavamo canzoni insieme, anche se non mi sentiva so che non avrebbe voluto che io stessi male, quindi almeno quando ero con lui cercavo di essere felice.
Era passato un mese da quell'incidente, era il 23 di Dicembre. Quasi Natale...
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❤🌚Il Mio "Migliore Amico"🌝💚
FanficEra un normale noiosissimo giorno di scuola, quel giorno che si è trasformato nel giorno più bello della sua vita..❤💚 Vuoi sapere qualcosa in più? Leggi i capitoli✨ ~httpdebo_