Allenaveva dieci anni e possedeva una irrefrenabile curiosità per tuttociò che gli adulti non riuscivano a spiegare senza tentennare obalbettare. Ognuno era a conoscenza del fatto che se si dubitava o losguardo condannava, Allen liquidava in un secondo e partivaall'avventura, alla ricerca della risposta corretta e che avrebbesanato la sua voglia insaziabile di sapere, conoscere, di riempirsila testa con qualcosa che ancora non aveva visto, sentito, oppuresolamente immaginato in quella sua testolina con le rotelle semprevigili ed in funzione, sempre ben oleate e mai incrinate.
Perchéalcuni uccelli non volano?
Allenlo sapeva. Sapeva che il tutto risiedeva nella struttura ossea dimolti volatili, differenziata a seconda della specie e del disegnoche aveva donato loro Madre Natura e, il bambino con le braccia tese,tentava di insegnare ad uno struzzo allo zoo a volare, comunicandoglia gran voce che le sue ossa erano un ostacolo della mente e che primao poi avrebbe volato.
Perchéle piante sono verdi?
Questolo aveva domandato a suo padre, botanico rinomato e ben conosciuto incittà.
Perchéil loro pigmento, ossia la clorofilla, conferisce il classico coloreverde.
Allensentiva che quella risposta era un po' povera di contenuto e lui siriteneva a digiuno con la biologia; a scuola non aveva fatto molto edi suoi compagni non ne sapevano alcunché, inoltre, la maestrariteneva che le sue domande fossero troppo complicate per un bambinodi dieci anni e così decide di soffocare la sua curiosità, ma inrealtà l'aveva alimentata ancor di più.
Così, un giorno,ritrovatosi da solo in casa, s'intrufoló nello studio di suo padre,anche se intrufolare non era appropriato, s'era detto dopo Allen, dalmomento che in casa era solo poteva accedervi tranquillamente, e nonchinato a quattro zampe e silenzioso come un topolino.
Egli amavacalarsi in svariate parti per le sue molteplici avventure edinventava sempre una storiella, che poi scriveva sui quaderni cheteneva sotto il materasso, così dal non farli spiare ad occhiindiscreti; ma la mamma conosceva i suoi nascondigli, inoltre era leistessa a rifare il letto dell'amato figliolo e questi lo scordava,perché troppo impegnato a studiare gli agguati del piccolo gattodomestico che tentava di afferrare gli uccellini che passavano per ilgiardino dietro casa. La madre sorrideva nel leggere quelle storiecosì originali e piene di piccoli commenti a lato di ogni frasepuntata e con faccine sorridenti che se la ridevano accompagnando iltutto. Le faceva leggere al marito, e lui, con accanto la moglie,tenuta stretta per i fianchi, il viso di lui contro il pancione dilei, un piccolo calcio da parte del piccolo in attesa e la voceprofonda del marito, che leggeva le favole create dal migliorfratello maggiore che un fratellino potesse mai desiderare.Nelmentre, Allen aveva uno dei libri del papà sulle piante, uno a casoe cominciò a sfogliarlo, fino a quando non arrivò alla parte chepiù lo interessava, quella maledetta clorofilla. Aveva ripetutoquella parola da quando si era svegliato alle sette di mattina eaveva continuato fino alle sedici e trenta, seduto sulla sediagirevole, appoggiato ad una scrivania ordinata e quasi del tuttospoglia.
Laclorofilla è uno dei fotopigmenti presente in un piccolo organello,chiamato cloroplasto, delle cellule vegetali. La funzione delcloroplasto è quella di produrre energia necessaria alla pianta perle sue funzioni vitali attraverso la fotosintesiclorofilliana.
Questo pigmento porta alla produzione di energiaassorbendo la luce. Essa riesce però ad assorbire solo in una certalunghezza d'onda nello spettro della luce visibile. Quella lunghezzad'onda che non riesce ad assorbire la respinge ed è appunto quellache corrisponde al verde: la lunghezza d'onda che l'occhio umano vedecon tale colore.Allenalzò il visino pallido e sorridente dal libro, per poi esclamare agran voce "Woah!" e richiuse il libro, rimettendolo alproprio posto. In seguito uscì, dimenticandosi di accucciarsi egattonare via, così, il padre, che era appena rientrato a casa, lovide e lo ammonì per essere entrato nel suo studio senza chiedere ilpermesso. Il bambino si scusò, ma il suo umore non fu rovinato,anzi, non perse un secondo di più e non appena il padre gli voltòle spalle, corse in giardino a spiegare alle piante perché fosseroverdi, toccandole e carezzandole, mentre il piccolo Mei, il gattinobianco, gli si strusciava contro le gambe, miagolando, in cerca dicoccole.
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Ferite Infette
General FictionRacconti brevi, racconti lunghi, una compagnia idilliaca per le vostre figure. Sono qui per voi, mentre sorseggiate del tè, del caffè o mentre vi concedete l'ennesima sigaretta della giornata, anche se prediligo voi leggiate ciò prima di andare a na...