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*Cazzo che freddo, cazzo che freddo, cazzo che freddo.*
Pensò mentre percorreva le strade di Seoul, ancora immerse nel buio.
Era uscito di casa prestissimo per sfuggire all'ansia che l'esame di sociologia che avrebbe dovuto sostenere quella mattina stessa gli causava.
Sicuramente, però, non aveva pensato al freddo polare di dicembre.

*Sei un coglione, Woo, proprio un idiota.*
Si diede uno schiaffetto in fronte e osservò accigliato la propria mano diventare rossa.
*Fantastico, se non muoio per l'ansia, ci penserà l'ipotermia ad ammazzarmi.*
Tremò quando una corrente di vento gli sferzò il corpo e si maledisse per avere indossato degli skinny strappati.
Prese il cellulare e controllò l'ora. Erano le 5:20 del mattino. Cercò di scervellarsi per ricordare se qualche locale fosse aperto a quell'ora, ma fallì miseramente e osservò la nuvoletta di condensa formarsi davanti al proprio naso, dopo un sospiro di frustrazione.

Si guardò attorno, accorgendosi di non avere idea di dove si trovasse. Aveva camminato alla cieca per quasi un'ora, per cui non si sorprese della situazione.
*L'unica rottura è dover prendere la metro per arrivare in università.*
Scosse la testa - ci avrebbe pensato a tempo debito - e riprese a passeggiare, sperando di scaldarsi un po', per quanto possibile.

Gironzolò per tutte le viette che riuscì ad imboccare e osservò i complessi residenziali di quel quartiere di Seoul, pensando che quegli edifici sembravano fermi nel tempo dagli anni Novanta. Sorrise. In qualche modo sapevano di casa.

Ad un tratto, vide quella che sembrava una visione divina, un'oasi nel deserto, una maledetta aspirina dopo la sbronza più colossale della propria vita: un café.
*Finalmente! Grazie dio, giuro che non farò più cazzate nella mia vita!*
Poi scosse la testa, no, ne avrebbe fatte tantissime, ne era piuttosto convinto.

Si avviò in fretta verso l'entrata e osservò la luce calda e soffusa che si irradiava sul marciapiede.
Era il piano terra di una semplice palazzina bianca, la porta sembrava aver visto parecchi secoli per quanto il legno che contornava il vetro, a cui era appesa la targhetta "open",  sembrasse invecchiato, ma aveva il suo fascino e intrigò subito Wooyoung. Alzò lo sguardo e osservò l'insegna appesa sopra l'entrata.
"WONDERLAND library cafè".
Passò una mano tra i capelli corvini, resi bagnaticci dall'umidità, e storse il naso.

Entrò e si sorprese dell'ambiente caldo e accogliente. Alle pareti bianche erano appese decine di fotografie raffiguranti vecchie immagini di frappuccini, caffè, milkshakes, dolci di ogni tipo e paesaggi, tutto sembrava uscito dal secolo scorso. Ad illuminare l'ambiente alcune file di lampadine di diversa lunghezza pendevano dal soffitto e irradiavano una luce dorata estremamente rilassante. Alcuni tavolini erano disseminati qua e là, ma ciò che lo attirò di più era l'enorme scaffale pieno di libri che si dilungava per una parete intera. Ad occhio e croce doveva contenere quasi un migliaio di libri e ne rimase affascinato. Appoggiò lo zaino su un tavolino davanti alla libreria e si diresse al bancone di legno invecchiato, che si trovava subito davanti alla porta d'entrata e osservò l'enorme quantità di brioches e pietanze che sprigionavano un profumo da capogiro.
*Peccato abbia già fatto colazione*
Pensò a malincuore.

"Buongiorno, vuole ordinare?"
Chiese una voce. Wooyoung alzò lo sguardo e rimase folgorato sul posto. Il ragazzo che gli si presentò davanti era forse il più bello che avesse mai visto in vita sua. Era più alto di lui, una maglietta nera a mezze maniche con il logo del cafè gli fasciava le spalle larghe, il petto ampio e la vita stretta, portava un paio di jeans grigi larghi, coperti da un grembiule marrone chiaro, e delle Nike bianche.
*Cazzo, quella mascella è perfetta; gli occhi! Che occhi! E i capelli blu. Vi prego, fatemi trasferire qui.*

Scosse leggermente la testa e rispose all'altro, che lo guardava con un sorrisetto ironico, come sapesse tutto quello che aveva pensato:
"Buongiorno, prendo solo un americano da bere qui, grazie."
Quello annuì, scrisse l'ordine e iniziò a preparalo. Wooyoung si tolse la giacca e si sedette, aprì lo zaino ed estrasse il suo iPad e il libro di psicologia aziendale; aveva ancora un'ora prima di dover prendere la metro, quindi avrebbe sfruttato il tempo per terminare la relazione lasciata a metà giorni prima.

L'ambiente lo rilassava e trovò piuttosto semplice concentrarsi sul proprio lavoro, l'unica distrazione era il dio greco dietro il bancone, ma cercò di non prestargli troppa attenzione.
Dopo qualche minuto, una mano entrò nel suo campo visivo e gli appoggiò sul tavolo una tazza di caffè. Woo alzò lo sguardo e sorrise riconoscente al barista.
"Ti ringrazio."
E lo intendeva davvero, era convinto che, se non avesse assunto subito della caffeina, sarebbe morto sul posto, o si sarebbe trasformato in uno zombie.

"Non c'è di che."
Rispose quello, e l'osservò come volesse mangiarselo con gli occhi. Woo abbassò lo sguardo, imbarazzato, ma dovette costringersi a non ridere quando l'altro, per la distrazione, sbatté il fianco addosso al bancone ed imprecò, lanciando un'occhiata fulminante a Woo, che stava lacrimando per le risate trattenute.

Si rimise al lavoro e sorseggiò il suo caffè che, pensò, era davvero uno dei migliori avesse mai bevuto. Il tempo passò più in fretta del previsto e di alzò di scatto quando si rese conto di essere in ritardo.
*Ma ce la fai a combinarne una di giusta?!*
Si rimproverò mentalmente mentre raccattava tutte le sue cose e, dopo aver lasciato i soldi di fianco alla cassa, uscì in fretta e furia dal bar.

San lo guardò uscire come un tornado e soffocò una risatina, quel tipo era davvero interessante.
Il cafè si trovava in una zona isolata della città, per cui dedusse che il ragazzo non fosse di quelle parti, altrimenti l'avrebbe riconosciuto sicuramente.
*Spero di rivederlo il prima possibile.*
Si ritrovò a pensare qualche minuto dopo.

Wooyoung corse, corse come un maledetto maratoneta e riuscì a prendere la metro per un soffio. Si godette il tragitto di una ventina di minuti con la musica a tutto volume nelle orecchie, poi scese e si avviò verso l'università.

Quando stava per entrare, un tremito lo scosse e, accigliato, osservò la felpa bianca e i jean neri che indossava.
*Aspetta un attimo...*

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Ebbene sì, eccomi DI NUOVO con un'altra storia.
Spero vi piaccia, ho scoperto di amare le short stories ed è la prima che scrivo!
Buon Natale guys.
(≧◡≦) ♡

мιℓкѕнαкє || ƒƒDove le storie prendono vita. Scoprilo ora