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*... La giacca. Non ci credo, l'ho lasciata là!*
Si rifiutò di pensare alla colossale figuraccia che avrebbe fatto una volta tornato a riprenderla ed entrò a scuola, pronto ad affrontare l'ennesima giornata di lezioni.

Quattro ore dopo uscì in fretta e furia, ignorando completamente Hongjoong e Seonghwa che lo chiamavano agitando le braccia. I due gli rivolsero un'occhiataccia, ma lui proseguì verso la metro per fare a ritroso la strada di quella mattina.

Sceso, si guardò attorno e il quartiere tranquillo che aveva visto la prima volta, ora sembrava più una cittadina a sé stante, piccola e caotica, un po' fuori posto con la modernità di Seoul. Gli piacque comunque.
Prese il telefono, aprì Google e digitò il nome del cafè, sorprendendosi si trovasse a soli dieci minuti di camminata.
*Eppure stamattina ho camminato per un sacco.*
Pensò, scosse la testa e si avviò, stava gelando senza giaccia.

Arrivò davanti alla porta d'entrata e provò una delusione indescrivibile quando trovò il cafè chiuso.
*Eddai, sono le due e mezzo del pomeriggio, come può essere chiuso?!*
Sbuffò nuovamente, era forse la decima volta in metà giornata che lo faceva, e tornò sui propri passi.

Tuttavia, percorse solo qualche metro prima che una voce lo bloccasse sul posto: "Hey! Hai scordato questa per caso?"
Si girò di scatto e vide il cameriere - e barista - tenere in mano la sua giacca, guardandolo divertito. Percepì un brivido corrergli lungo la spina dorsale quando incontrò il suo sguardo e sentì l'estremo bisogno di sorridergli di rimando.
Trotterellò verso di lui e riprese il giubbotto.
"Stavo sistemando il locale, vuoi entrare?" Chiese l'altro, e Woo non poté fare altro che accettare.

L'atmosfera nel piccolo bar era completamente diversa da quella mattina, più intima e rilassante; sentì che quello sarebbe diventato il suo rifugio sicuro. Appoggiò tutto sullo stesso tavolo di qualche ora prima e si spostò verso il bancone, riportando l'attenzione sull'altro.

"Mi faccio un caffè, ne vuoi uno? Sembra tu non dorma da giorni." Lo prese in giro bonariamente e Woo rise, annuendo.
"In realtà è vero, l'università mi sta uccidendo."
Scosse la testa e si sedette sullo sgabello davanti a lui. Appoggiò gli avambracci al ripiano del banco e osservò l'altro lavorare. Era rilassante.
*Ma perché gliel'ho detto?*

"E cosa studi?" Domandò.
"Scienze sociali. Mi pento di aver scelto questa facoltà, ma è l'unica che mi permetterà di realizzare i miei sogni." Rise, un po' si faceva pena, a studiare qualcosa che non gli piaceva.

"Sei coraggioso." Disse, e appoggiò davanti a Woo i due caffè, poi prese un altro sgabello e gli si sedette di fronte. "Devi amare davvero tanto il tuo sogno, se sei disposto a studiare qualcosa che non ti rende felice." Continuò, rivolgendogli un sorriso diverso, più dolce, che in qualche modo lo fece sentire bene.

"Penso di essere stupido, invece." Rise, poi si ricordò di un dettaglio che gli era sfuggito fino ad allora. "Oddio, ma non ci siamo presentati. Sono Wooyoung." Si chinò leggermente e l'altro fece lo stesso.
"Io sono San, piacere di conoscerti."
"Piacere mio. E tu cosa fai quando non lavori qui?" Chiese di rimando. 

San lo guardò per un attimo, indeciso se parlargli di sé o tenere privati i dettagli, come aveva sempre fatto. Decise che no, questa volta avrebbe fatto qualcosa in più, d'altronde non aveva nulla da perdere e sentiva che Wooyoung meritava la sua fiducia. 

"In realtà il bar è della mia famiglia, io lo gestisco part-time tutti i giorni a settimana dalla mattina a metà pomeriggio. Devo contribuire a pagare la scuola di canto e danza." Sorrise all'espressione stupita dell'altro e bevve l'ultimo sorso di caffè, poi lavò in fretta il bicchiere e lo lasciò nel lavandino. 

"Cavolo, dev'essere davvero faticoso. Quindi vuoi diventare un idol?" Domandò di nuovo Woo.  "Vorrei debuttare, sì, è il mio obbiettivo da quando ero solo un bambino."                                    Si ritrovò a pensare che San fosse davvero bello e lo avrebbe visto benissimo nel ruolo. Per un attimo sperò che quel semi-sconosciuto riuscisse a realizzare ogni suo sogno. 

Quest'ultimo controllò l'orario sul cellulare e balzò in piedi. Senza che se ne rendessero conto erano passate quasi due ore e, se fosse arrivato in ritardo alla lezione di hip-hop, sarebbe stato un uomo morto.                                                                                                                                                                "Mi dispiace da morire Wooyoung ma devo scappare e non vorrei sembrasse io ti stia buttando fuori. Cioè, tecnicamente lo sto facendo, ma non è quello che intendevo." Disse totalmente nel panico, prendendo il cappotto e lo zaino che aveva già preparato.
L'altro, nel mentre, lo osservava ridendo, appoggiato alla porta: "Non ti preoccupare, cacciami pure, avremo altre occasioni per parlare."                                                                                                                                            *No, aspetta, questo suonava come un invito ad un appuntamento, Woo-fottuto-young!*         
San si bloccò e lo guardò sconvolto, aveva capito bene? Poi scosse la testa e annuì in risposta all'altro, sicuro di essere sembrato uno stupido.

Percorsero in silenzio il piccolo tragitto che separava il cafè dalla metro e, quando si salutarono, decisero in comune accordo di tenersi almeno in contatto. 

Tuttavia, le cose andarono diversamente, infatti da quel giorno Wooyoung si presentava al locale ogni giorno per studiare e parlare con San, che presto diventò un punto fisso nel suo vortice di insicurezze, tante insicurezze, e figure di merda, parecchie figure di merda. Aveva cambiato tavolo e, ora, faceva presenza fissa in un angolino tranquillo, nascosto da una parte della libreria che l'altro, aveva scoperto, era riuscito a comporre con sua madre in una sola estate, con i libri trovati nella soffitta della casa vacanze di uno dei suoi parenti. 

Qualche volta credeva che San gli riservasse il posto, dato che era sempre vuoto ogni giorno alla stessa ora. Quel pensiero lo faceva sentire bene, apprezzato, era la prova che entrambi si trovavano bene l'uno con l'altro. 

Quando se ne rese conto erano passati ormai sei mesi dal loro primo incontro, erano diventati inseparabili, si completavano a vicenda. Woo si perdeva sempre più spesso negli occhi San, si distraeva ad osservarlo mentre portava le ordinazioni a qualche cliente, notava come i riflessi del sole facessero apparire i suoi capelli del colore dell'oceano, sentiva la gola stretta ogni volta che sentiva il suo sguardo sulla propria pelle, trascurando il lavoro per qualche minuto, la sua pelle fremeva quando si sfioravano, anche se per caso. 

 Wooyoung era innamorato di San, e per questo era fottuto. 

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Angst? Nah.

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