Il colore del cielo

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Il giorno del mio ventisettesimo compleanno , ricevetti in regalo una camicia in raso color ceruleo , è nel mio armadio da almeno tre anni , non l'avevo mai indossata prima d'ora , non perché non mi piacesse , semplicemente non credevo mi donasse , "bello ma non su di me" , questo ho pensato la prima volta che l'ho vista , questa convinzione ha fatto si che finisse nel dimenticatoio del mio armadio , accanto al vestito della mia prima comunione e ad un vecchio cappotto che non mi entra più.

Provandola, la grande sorpresa fu nel notare che , contrariamente a ciò credevo , quella camicia sembrava ricamata sulla mia pelle, non le avevo mai dato una possibilità , eppure era la cosa più adatta che avessi mai indossato. Il modello era armonioso sulle mie forme , il colore risaltava quello dei miei occhi , i miei lunghi capelli biondi cadevano morbidi sul tessuto setoso e il candore della mia pelle splendeva .

Una camicia del colore del cielo , questo era bastato per rinascere, bella come non mi ero mai vista prima . Forse potrà sembrar banale , ma d'altronde , nulla ci fa brillare quanto ciò che ci appartiene , la parte più difficile è riconoscerlo.

"L'arte non è ciò che vedi tu , ma ciò che consenti agli altri di vedere" .

Queste era una delle frasi di Edgar Degas che comparivano nella prima sala del museo che in quel periodo ospitava le sue opere .

Mi è rimasta impressa , più delle altre mi ha dato spunti di riflessione , forse perché calzava a pennello con la mia giornata , come la camicia color ceruleo , si adagiava dolcemente sul mio corpo e collimava con i miei pensieri.

Se noi siamo siamo arte , la nostra immagine non sarà altro che il riflesso della tela che ogni giorno dipingiamo dentro di noi , ciò che fa la differenza è la consapevolezza di poter scegliere .Ogni forma , colore e soggetto che adoperiamo , suscita emozioni in chi guarda .

D'altro canto, come l'arte Impressionista , la realtà non è semplicemente un'immagine che il nostro occhio afferra , ma l'interpretazione che noi le attribuiamo , ed è proprio il potere trasformante del nostro punto di vista , a rendere la tela unica e personale.

Quel giorno la mia tela era del colore del cielo , e tutto intorno a me ricordava il sole .

Da parecchi anni ormai ,cerco di concedermi un momento personale una volta alla settimana , spesso questa intimità trova sfogo nell'arte , che sia essa in un concerto , in un'opera teatrale , in un film visto al cinema , o come in questo caso , in una mostra.

Ho passato una Domenica pomeriggio a passeggiare tra le opere di Degas , "il pittore delle ballerine" , così lo chiamavano , l'ironia risiede nel fatto che in realtà lui non sia mai stato interessato alla danza , la selezione dei soggetti infatti, fu il frutto di una scelta guidata dalla convenienza , in quel periodo erano molto richiesti i dipinti che ritraevano ballerine , quindi raffigurare quest'ultime , gli avrebbe permesso di vendere un maggior numero di quadri , ciò che invece destava realmente l'interesse del pittore ,era catturare il movimento.

Se dovessi dare una definizione di intelligenza , la descriverei proprio così , ovvero nella capacità di unire le nostre passioni , a ciò che conviene e giova ai nostri interessi , come si suol dire "unire l'utile al dilettevole".

Mi chiesi cosa mi avesse spinta a scegliere proprio quella mostra , tra le tante esposte in quel periodo , molto probabilmente fu un'inconscia nota di masochismo a condurmi fin li, dentro di me avvertivo il bisogno di chiudere una vecchia ferita ,che forse doveva sanguinare un altro po' prima di cicatrizzare.

Il locale di Roma che preferisco , fortunatamente non era distante dal museo , così una volta terminato di visitare la mostra d'arte , sapevo già quale direzione prendere.

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