Prologo

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 2002, New Orleans


Gli occhi gelidi di Milos si muovevano fulminei mentre calcava Gordon Street, felini ed alienati di follia, si posavano con disprezzo su quelle curve femminili poco coperte che occupavano il marciapiede. Per quanto disprezzasse di quelle sottospecie di donne che vendevano sé stesse per denaro o per una dose, sapeva che avrebbe trovato pace solo quando avrebbe stretto tra le braccia il corpo esanime di una di loro. Più si inoltrava nel quartiere di Lower 9th Ward, più il degrado era visibile a occhio nudo, aveva abbandonato la strada asfaltata per una sterrata male illuminata, se non per qualche lampione che di tanto in tanto faceva capolino, illuminando brevemente il suo cammino. Sapeva già dove doveva andare, era arrivato da una settimana e da quando era arrivato non le aveva mai tolto gli occhi di dosso. Si era deciso che era stato il destino a portarlo li, un segno che il fato era dalla sua parte, favorevole alla sua missione ed a quella dei suoi antenati, prima di lui. Ma Milos avrebbe trovato un segno a favore della sua ferocia in ogni cosa che lo circondava, pur di giustificare la sua barbara natura. All'angolo tra Florida Ave e Benton Street, poco prima di un parcheggio per camper e roulotte, c'era Isabel, la prostituta più bella che avesse mai visto, ad attirarlo era stato il labbro inferiore tumefatto e vedendolo, l'unica cosa a cui aveva pensato, era sto che lui avrebbe fatto di peggio, presto.  Il viso di bambola era circondato da una cascata di riccioli biondi, il viso bianco e delicato come la porcellana, con gli occhi verdi che trasudavano paura e tristezza, rendevano quella giovane donna facile preda dinnanzi agli occhi famelici del ROM.

L'andatura dell'uomo era predatoria mentre con convinzione si avvicinava alla donna e nonostante gli occhi fossero sinceri, mettendo a nudo la mostruosità e la bramosia del suo essere, la bocca, abile oratrice, mentiva con il sorriso sulle labbra e il tono carezzevole. E per quanto fossero sincere le iridi ghiaccio, il suo carisma aveva sempre la meglio. Per questo non fu sorpreso quando la donna decise di guidarlo in quell'auto che utilizzava con tutti i suoi clienti, ma egli non era un cliente come un altro, lui non voleva essere trattato come quei patetici porci che sprofondavano dentro di lei, lui era migliore, lui era l'incarnazione della perfezione. Motivo per cui fu lui a prendere le redini della situazione, convincendo la donna ad andare con lui, nel suo camper, parcheggiato su quella stessa strada, in quel parcheggio desolato, che si affacciava sul Main Outfall Canal.

Con finta galanteria l'uomo aveva lasciato che la donna lo precedesse sul camper, ma l'unico motivo per cui voleva entrare per ultimo, era per chiudere a chiave la porta alle sue spalle. Quel gesto non era passato inosservato, lo sguardo della donna era mutato, da triste a spaurito. Lo poteva vedere dalle pupille che perlustravano quell'abitazione itinerante e lo poteva sentire nel pulsare della sua giugulare, sotto le due dita che si erano posate su di lei, costringendola a indietreggiare. Ma così facendo, inconsapevolmente, la donna stava facendo il suo stesso gioco, poiché il ceco si alimentava di quella sua paura e se solo avesse abbassato lo sguardo, con sgomento, se ne sarebbe accorta a causa della durezza fasciata dai pantaloni. Prima che lei potesse anche solo fiatare, il palmo dell'uomo si era posato con sonora fermezza sulla guancia nivea della prostituta, arrossando così la pelle chiara, adesso rigata dalle lacrime che non era stato in grado di trattenere.

"Per favore, farò tutto quello che vuoi, non dovrai nemmeno pagarmi, ma non farmi male." Per quanto supplichevole il tono della donna non aveva sortito alcun effetto nel suo carnefice che in tutta risposta la prese per il collo costringendola a indietreggiare finché non aveva raggiunto il letto, sul quale l'uomo l'aveva obbligata a sdraiarsi, senza alcuna delicatezza. Le lacrime, dapprima silenziose, si tramutarono in pianti disperati quando le mani di Milos si abbatteranno sugli abiti consumati che indossava, strappandoglieli di dosso e rendendola vulnerabile al suo tocco selvaggio e sprezzante.

"Zitta puttana." Non c'era più traccia di finta dolcezza nel suo tono, adesso brusco, impostato e dominante e il ghigno sul suo volto, adesso, era bramoso come il sguardo, adesso non vi era più menzogna, solo voglia di rieducarla con violenza, sottometterla a lui, trattandola proprio come meritava di essere trattata una donna, una prostituta, senza rispetto per lei.

Milos era un animale, mosso da bramosia e sete di controllo, che quella notte si erano ripercossi sulla giovane donna che adesso giaceva senza vita nel suo letto, soffocata dal suo stesso vomito che non era riuscita ad espellere a causa della stoffa che le riempiva la bocca per renderla collaborativa. Era finito tutto fin troppo in fretta per i gusti del ceco e questo l'aveva portato ad arrabbiarsi con quei quattro occhi che nascosti dietro la porta del bagno, avevano assistito a quello scempio fatto di violenza e crudeltà, soprattutto su quegli occhi castani che avrebbe dovuto amare e che invece detestava. Ripulita la scena del crimine alla meno peggio, l'uomo, si era trascinato fuori dal camper, con il cadavere della donna avvolto in un vecchio lenzuolo rovinato, il viso ancora sporco del sangue di lei. L'aurora iniziava a rivelarsi in lontananza, ma nonostante le prime luci dell'alba avrebbero potuto smascherarlo, lui aveva dalla sua la convinzione e la sicurezza che nessuno, mai, avrebbe potuto intromettersi tra lui e il suo obiettivo di purificazione e dominazione. Ma seppur convinto, Milos restava una persona deviata e malata, anche se non ne era conscio e quell'amoralità l'aveva portato a sopravvalutarsi e sottovalutare quella città avvezza alla criminalità, corrotta. Sì, Pacheco era approdato a New Orleans da una settimana, ma si era già lasciato due cadaveri alle spalle, tre se si contava anche quello che giaceva sulla sua spalla, pronto ad essere gettato come niente, come se non fosse mai esistita, come umido pronto alla decomposizione, come se la sua vita non avesse mai avuto valore e per lui, in verità, era proprio così. Solo che le due vite, tolte precedentemente, avevano valore per la comunità, per la città che aveva scelto per i suoi perversi capricci, e questo l'avevano portato sulle sue tracce e quelle sirene che adesso risuonavano sotto quel cielo tinto di rosa e arancione, stavano arrivando per lui, lui che adesso non aveva più via di uscita, che non poteva far niente se non depositare il cadavere sul terreno ed alzare le mani in segno di resa di fronte alle pistole puntate contro di lui.

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