𝓔t in primis, ti amo 𓆙

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𓆙RIMEMBRANZA DEL SUPPLIZIO𓆙

Osservate con tutta la vostra morbosa curiosità, il pretesto che mi portò a non sorridere più. A dilaniarmi per interi giorni, crogiolandomi in un mare di lacrime amare ed arricciandomi sul letto come il fumo delle candele appena spente, private della loro vita.

Vi introduco l'angelo della distruzione. L'angelo che ha saputo essere la perfetta rappresentazione delle mie brame. L'angelo che ha saputo mettermi un cappio attorno al collo, stazionando davanti uno specchio ingannevole e riflettendomi solo il suo lato innocente. Il mio era un desiderio smodato, incontenibile, nei suoi confronti. Ma sommesso, nascosto da una freddezza prefigurata e destinata a crollare davanti il suo volto peccaminoso. 

Mi osservava sorridente, increspando gli angoli della bocca e permettendo alla sua lingua di sgusciare ad inumidire i suoi caldi fiordi ed io deglutivo la voglia di balzare su di essa, così da gustarla, così da sentirla. Appariva così chimerico il pensiero di volerlo sentir gemere per me, a causa mia. Perché il sorriso già lo possedevo, pensavo che quello fosse già mio, tra le mie mani e che niente me lo avrebbe strappato via.

Ci sarà tempo, mi ripetevo. Ci sarà tempo per combattere il dolore. Perché quello era il nostro tempo, il mio ed il suo, che scorreva lento, fatato, magicamente congelato in noi.

La bolla che ci circondava, sembrava inscalfibile, e nemmeno le martellate più possenti, l'avrebbero fatta scoppiare. Eravamo due pilastri, così solidi in mezzo al preludio di una tempesta spaventosa. Ispirava fiducia. Quella sensazione donava la sicurezza che avrei sempre voluto, sembravamo imbattibili, stagliati tra una coltre di giudizi che ci sarebbero potuti crollare di sopra da un momento all'altro. Ma lui perdurava nella sua bellezza, nella sua forza e mi sconvolgeva con le sue parole, le sue frasi ed io ne restavo ammaliato.

Vagheggiavo che quel pensiero appartenesse solo alle mie fantasie più perverse. Io e Jimin. Coloro che avrebbero dovuto esser ritenuti amici da tutto il mondo. Ma che nel mio più profondo subconscio sapevano incontrarsi, toccarsi, amarsi.

Sbagliai decisamente strada. Fuorviai il suo modo di scrutarmi. Mi voleva. Sì, mi bramava. Ma solo come un corpo vuoto, libero da quei futili sentimenti. Io che avrei voluto donargli amore e lui che non se ne sarebbe fatto niente, se non accartocciarlo con quello di tanti altri ed usarlo per scaldare il camino del suo animo ardente. 

Perché Jimin era libero, Jimin non voleva appartenere a nessun umano, tranne che a lei. Lei che aveva catturato il cuore di entrambi. Ed io sciocco, così dannatamente ottuso da aver cambiato la mia prospettiva per lui. La rivoluzionai ponendolo prima di lei. Perché lo amavo, lo amavo di un amore così profondo da farmi apparire insensato, banale. Ma lui sembrava essere deliziato da ciò, sembrava mi invogliasse ad infiltrarmi ancor più in quel labirinto di stupidi sentimenti, che tanto, sapeva perfettamente quanto fossero ormai sedimentati in me.

Si burlava dell'essere insulso che ero diventato. Poneva sulla sua testa un'aureola dorata il giorno, giocava con me, mi imboccava di amare illusioni e la notte spiegava le sue ali nere e volava tra le braccia di altri, donando a loro e promettendo loro tutto ciò che col sole era stato mio.

𝙑𝙄𝘽𝙍𝘼 𝙁𝙊𝙍𝙏𝙀 𝙇'𝘼𝙉𝙄𝙈𝘼 // ʸᵒᵒⁿᵐⁱⁿDove le storie prendono vita. Scoprilo ora