𝓔t secundo, ti odio 𓆙

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𓆙ATTO DI FEDE𓆙

«Vivo per lei» Glielo dissi senza esitazione la prima volta che i suoi boccioli rossi come i tulipani in primavera, incontrarono la distesa arida delle mie labbra. Tenerlo stretto, affondare le mie dita nella sua pelle, mi faceva respirare, mi permetteva di sentirmi vivo, soddisfatto, compiutamente giusto e coccolato dal suo profumo meraviglioso. Lui mi guardava con quegli occhi scuri, scintillanti di malizia. Un involucro innocente. Ed io già sapevo, ma mi rendevo cieco, così da non flagellarmi con quella consapevolezza di come fosse veramente lui. Forse fu un pensiero così maledettamente illusorio, che però mi fece sentire al sicuro, come se mettere dei paletti avesse potuto allontanarmi dall'imminente sciagura.

Proclamarlo ad alta voce: potrà dare l'impressione che io ti ami, in realtà il mio cuore appartiene a lei. Volevo che pensasse quello, volevo avere un paracadute sulle spalle inconsciamente, percepivo già, vedevo in lontananza il dolore corrermi incontro e così provai a costruire una barricata. Ed allora sproloquiavo su di lei ed annunciavo i miei sentimenti «Vivo per lei dalla prima volta che l'ho incontrata. Non mi ricordo come, ma mi è entrata dentro e c'è restata. Vivo per lei perché mi fa vibrare forte l'anima»

Lo affermavo mentre i miei polpastrelli vagavano sulla sua pelle nuda, esplorandola tra le coperte calde, condividendo quel segreto irrisorio e lui contraeva i muscoli, le dita dei piedi arricciate e la bocca schiusa dal piacere. Quel dannato piacere che stavo odiando. Sembrava esser diventata una persona, un rivale da sconfiggere, il nemico di quella inesistente storia d'amore.

«Vivo per lei anch'io e lo sai» sussurrò lui, dolce di carezze ed ammaliato dai miei servigi nei suoi confronti, fatti per fargli percepire il mio amore, fatti per volermi far notare, spiccare ai suoi occhi. Ero una contraddizione vivente. L'emblema del fuggire ma voler comunque averlo «Ma tu non esserne geloso» sapeva tutto e fu quello il momento in cui lo capii.

Lui era al corrente del mio dissidio interiore. Dei miei ardori nei suoi confronti. Lo sapeva e me li stava ritorcendo contro.

Ecco dunque il perché Jimin è sempre stato un angelo della devastazione. Capace di imbrigliare un sentimento, cavalcarlo e poi lasciarlo a morire in un angolo polveroso. Mi aveva imbrigliato, mi stava galoppando e poi mi avrebbe abbandonato. E sapevo che sarebbe successo, sapevo che tutta quella follia sarebbe stata destinata a finire con il mio corpo e la mia mente lacerati e con lui sorridente.

Continuava, continuava imperterrito ad affondare le dita tra le mie ciocche verde menta, sul muro il ticchettio dell'orologio che ci rimembrava che l'inizio del concerto fosse imminente. A lui sembrava non importare, lascivamente continuava a far finta di esser modellato da me, quando in realtà accadeva tutto il contrario «Lei è di tutti quelli che hanno un bisogno sempre acceso» aria bollente emanava il suo corpo e gocce brillanti di sudore delineavano le sue curve.

Mi stava lentamente uccidendo, afferrandomi dalle caviglie e tirandomi sotto terra.

«Come uno stereo in camera, di chi è da solo e adesso sa, che è anche per lui. Per questo
io vivo per lei» Jimin era un fraudolento, lo è tutt'oggi. Una persona che abitualmente mira a sorprendere la buona fede altrui, stava sorprendendo la mia in quel momento, facendo il mio stesso gioco, facendomi pensare che il suo scopo ultimo fosse combaciante col mio. Portandomi a pensare che anche lui si stesse munendo di un paracadute nel caso si fosse sbilanciato troppo.

 Poi ti trafigge perché è così bravo ad imbrogliare, a raggirare il prossimo. 

Però badate bene, non se ne preoccupa, non è una sua seccatura il deludere i sentimenti altrui.

𝙑𝙄𝘽𝙍𝘼 𝙁𝙊𝙍𝙏𝙀 𝙇'𝘼𝙉𝙄𝙈𝘼 // ʸᵒᵒⁿᵐⁱⁿDove le storie prendono vita. Scoprilo ora