"Ma quello c'avrà trent'anni, nun te pare 'n po' eccessivo?"
Manuel fissa la foto del ragazzo che Simone gli sta mostrando sul suo cellulare. Alto, pelle abbronzata, capelli lunghi e scuri e sguardo magnetico. È talmente perfetto da fargli prudere le mani. Non si è mai fidato delle persone che appaiono impeccabili in qualsiasi situazione, sono troppo false, ingannevoli.
Simone lo guarda scioccato. "Ma da che pulpito," borbotta, e fa scorrere il pollice sullo schermo per mostrargli altre foto. "Comunque ha 21 anni."
Manuel alza gli occhi al cielo. "E dov'è che ve siete conosciuti, famme capì."
"Al mare," risponde Simone evasivo. "Tanto anche tu ti sarai dato da fare quest'estate, o no?"
Manuel lo guarda prima di rispondere, ma Simone tiene lo sguardo fisso sul telefono. Ha la punta delle orecchie rossa e Manuel lo conosce troppo bene per non capire che è in imbarazzo. Gli mette un braccio attorno al collo, avvicinandolo a sé.
"E te che ne sai, eh?" dice ridendo.
Simone scrolla le spalle, liberandosi dalla stretta dell'amico. Non dice niente, poi mette il telefono in tasca.
"Va beh, ho capito che non te ne frega un cazzo di Marco," sospira rassegnato.
Manuel si fa serio. "Che vuoi che te dica Simò, secondo me è 'na cazzata."
"Te che cazzo ne sai?"
Manuel alza le spalle. "Se vede." Mette le mani in tasca e inizia a camminare dando calci alle pietre. "È 'na roba iniziata in vacanza, non può esse' seria."
Simone lo guarda accigliato. "Che vuoi dire?"
"D'estate ci si pacca chiunque per divertimento, poi se torna ognuno alla propria città e ci sta la distanza di mezzo." Tira un calcio ad un'altra pietra. "Non può funzionare."
Simone scuote la testa. "Guarda che pure lui è di Roma."
Manuel si ferma all'improvviso, girandosi verso di lui. "Che vor dì che è de Roma?"
"Abita a Roma. Domani viene fuori scuola."
Manuel serra la mandibola. "In che senso viene fuori scuola?"
"Me viene a prendere," risponde Simone, parlando piano come se stesse spiegando un concetto elementare ad un bambino cocciuto. "Oh ma che c'hai, non sei contento?"
Manuel non risponde. Si china a raccogliere un sasso stranamente liscio e se lo passa tra le mani. "Sai che cazzo me ne frega a me se te scopi uno," borbotta poi, lanciando il sasso poco più avanti.
Sente le mani tremare e dà la colpa al caffè bevuto poco prima. Chiude gli occhi per calmarsi, lasciandosi avvolgere dal confortante buio dell'inconsapevolezza, ma la sua mente si riempie di immagini, e più cerca di scacciarle, più queste si moltiplicano, come pericolosi batteri che cercano di avvelenargli il cervello.
Vede Simone prendere il sole a petto nudo sulla spiaggia, accoccolato ad un ragazzo che non lo conosce davvero. Li vede correre sul bagnasciuga mano nella mano, li vede giocare a palla in acqua, li vede schizzarsi come due bambini innamorati. Vede Simone felice come non l'ha mai visto. Come non lo è mai stato con lui. Il pensiero gli fa salire la bile in gola.
Quando apre gli occhi, sente le ciglia umide. Sente la gola stringersi e la testa pulsare e si sente un cretino. Vorrebbe urlare, e vorrebbe ridere perché non ha idea del motivo per cui si sente così. O forse sì. Forse sì, e la cosa lo fa diventare matto, e vorrebbe urlare ancora più forte, perché non è possibile. Non può essere così, semplicemente dev'esserci un errore, qualcosa nel suo cervello che non funziona come dovrebbe e gli fa avere pensieri che non dovrebbe avere.

STAI LEGGENDO
Got a pretty face, pretty boyfriend, too | Simone x Manuel
ФанфикHa provato l'ebbrezza di sentire Simone su di sé, contro le sue labbra, sui polpastrelli, tra le mani. Ha provato la vergogna di averlo desiderato, il rimorso di averlo ottenuto, il rimpianto di averlo allontanato. Una storia di gelosia, sentimenti...