Capitolo 5
Tobio era rimasto notevolmente colpito dal comportamento di Shoyo, così tanto che si era ritrovato a rimuginarci sopra per tutto il percorso che fece per tornare a casa, senza minimamente accorgersi di come avesse fatto ad arrivare fin davanti al cancello d'entrata.
Cercò di scacciare i pensieri solo quando si chiuse la porta alle spalle, perdendo del tempo per poggiare la borsa all'ingresso e togliendo le scarpe per calcare il parquet con i piedi nudi, nonostante il freddo che imperiava in quella villetta vuota.
"Devo accendere i termosifoni", pensò, raggiungendo il termostato del corridoio pur di scacciare la mente dai suoi pensieri, che però non lo mollarono nemmeno quando si ritrovò a scaldare la cena nel microonde. Neanche quando la zia rompi scatole, che viveva nella casa accanto alla sua, si era intrufolata in casa del nipote con la scusa di vedere se avesse avuto abbastanza cibo, trovandolo con una scatoletta di noodles in mano ed un tocco riscaldato di purè, che mangiava con le sopracciglia aggrottate e l'aria assorta, ed a nulla erano valse le convinzioni del ragazzo nel dirle che andava tutto bene, che stava bene, e cose del genere, pur di convincere la donna a lasciarlo da solo. Odiava la solitudine, ma amava stare da solo, ed era un contro senso alla quale neanche lui aveva mai trovato una spiegazione logica, ma non si era mai fermato ad approfondire la questione. In fondo la sua vita era stata per la maggior parte solitaria e triste...e se l'era complicata da solo.
Prima aveva dovuto assistere alla separazione dei genitori, nel periodo in cui lui e sua sorella Miwa erano stati mandati a vivere col nonno. Era ancora alle elementari in quel periodo, troppo piccolo per capire che non sempre l'amore è eterno, ma il nonno gli aveva insegnato l'amore per qualcos'altro. L'amore per lo sport, che Tobio stesso aveva continuato ad alimentare pur di non pensare ad altre cose che lo avevano colpito durante il corso della vita.
Poi sua madre si era tolta la vita.
Poi era morto suo nonno.
Poi era tornato a vivere nella casa dei suoi genitori.
Poi suo padre li aveva abbandonati, facendosi vivo di rado ma continuando a pagare per i figli che a volte dimenticava di avere.
Poi Miwa si era trasferita a Tokyo per l'università, e tornava a casa solo il fine settimana.
Senza contare ciò che aveva vissuto alle medie. Il suo essere egoista pur di sopprimere le sue emozioni, pur di dedicarsi unicamente alla pallavolo ed alla voglia di vincere, di riscattarsi, di rimanere in campo il più a lungo possibile, perché solamente in campo riusciva a tenere lontani i pensieri.
E poi era stato abbandonato da tutti gli altri.
Tobio non aveva amici. Tobio era il re egoista. Tobio era quello irraggiungibile, quello temuto, quello odiato, quello ammirato dalle ragazze ed oggetto di invidie da parte dei ragazzi.
Tobio era il prodigio della pallavolo, ma che per arrivare al livello in cui era aveva dovuto sacrificare tutto il resto.
E poi Tobio era entrato alle superiori, e sentiva che la sua vita non era più la stessa, soprattutto da quando aveva incontrato un certo ragazzo coi capelli rossi.
"Te lo prometto, se diventerai molto bravo, qualcuno di ancora più bravo arriverà e ti troverà"
Ricordava ancora le parole del nonno, dette con quel sorriso soddisfatto con cui ogni volta guardava il nipote. Era sicuro che Kazuyo Kageyama fosse stato l'unico a guardarlo con ammirazione, l'unico che lo aveva spronato a diventare più bravo. L'unico che credeva in lui, probabilmente. Quante volte avrebbe voluto vedere l'ammirazione anche negli occhi delle altre persone, ma nessuno si fermava a vedere oltre la coltre di arroganza che si era costruito attorno, come per proteggersi dagli altri.
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"𝐑𝐞𝐚𝐬𝐨𝐧 𝐭𝐨 𝐟𝐥𝐲" - [KageHina]
General FictionLa storia si colloca dopo la fine dell'anime, per cui può essere considerata spoiler per chiunque non abbia letto il manga. Non seguirà per filo e per segno la storia originale, ho voluto apportare qualche cambiamento per esigenze di trama. Sperando...