A trophy father's trophy son -parte 1- (Prologo)

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(Kellin)
 
-Oh.-
"No, ti prego. Devo dormire ancora un po'."
-Dai, Kells. La prof sta guardando verso di noi.-
"La prof? Ma che dici...? Oh cazzo."
Kellin Quinn si svegliò di scatto, alzando bruscamente il capo. Se il suo migliore amico Oliver non lo avesse bloccato, avrebbe fatto crollare la sedia, sarebbe caduto a terra e si sarebbe beccato pure un brutto voto.
-Buongiorno, bello addormentato- disse Oli, mentre la sua mano tatuata gli bloccava ancora il busto.
Kellin mugugnò qualcosa di incomprensibile.
-Ti risponderò quando avrò imparato il marziano.- lo informò l'amico, con la sua solita ironia sprezzante.
-Che ore sono...?- ripeté il ragazzo con il capelli neri come la pece. Oliver alzò gli occhi sull'orologio davanti a loro.
-L'ora di metterti un paio di occhiali o di dormire un po' meglio a casa.- continuò a prenderlo in giro.
-Fottiti, Sykes.- Mugugnò ancora il povero, assonnato Kellin.
-Ok. Ok. Sono le dieci e un quarto, stiamo a lezione di filosofia e tu ti sei addormentato. Ma tipo che prima stavamo chiacchierando e poi dormivi.-
-Ah.... Scusa,  che ieri ho... sono dovuto stare alzato fino a tardi...- Con quella risposta vaga, il moro sentì gli occhi dell'altro che lo scrutavano.
Odiava quando Oli faceva così. Aveva sempre quella smorfia seria, quasi triste, e quegli occhi che sembravano raggiungerti l'anima. No, Kellin non voleva rivelare il perché non avesse dormito. Non voleva rivelare di aver passato la notte ad aspettare il padre, sempre più in ansia.
La campanella lo graziò.
-Dai, andiamo.- Disse, saltando in piedi. La professoressa lo guardò, sospettosa, ma gli occhi azzurrissimi del moro non si posarono neanche sulla sua figura.
Oliver si alzò, in modo incredibilmente più pigro, e recuperò la propria roba, strascicando poi i piedi per raggiungerlo.
Il corridoio iniziava a riempirsi di persone, ma Kellin sbadigliò e tirò dritto verso le scale.
-Macchinette?- Chiese l'amico, affiancandolo. Il moro annuì.
Le macchinette dell'ultimo piano della scuola erano il punto di ritrovo del gruppo dei "freaks".
I freak erano gli artisti, i musicisti della scuola. Quelli che preferivano scrivere, suonare, disegnare o cantare a entrare nella squadra di football o fare le cheerleader.
E dopo anni di bullismo, loro avevano imparato che le uniche persone con cui potevano stare erano quelle dei Freaks.
La discesa fu rapida.
-Keeells! Oli!- La voce allegra che li raggiunse appena entrarono nel corridoio dell'ultimo piano era quella di Hayley Williams, una ragazza alta un metro e un tappo, con i capelli tinti di un bellissimo azzurro zuccheroso e un sorriso radioso.
-Ehi, Hayls!- La salutò Kellin, ricambiando il suo sorriso. I due si scambiarono un rapido abbraccio, mentre Oli alzava la mano per salutare silenziosamente. Davanti alle macchinette c'erano solo la ragazza e Taylor, il suo fidanzato.
Quei due erano la coppia più carina della scuola. Stavano insieme da sette mesi, o una cosa simile, e sembravano sempre più uniti.
Lui stava bevendo un caffè, appoggiato al muro, e sorrise ai due nuovi arrivati.
-Ehilà, gente!- salutò. Kellin e Oli ricambiarono, poi il moro si avvicinò alle macchinette. Il più alto si andò ad appoggiare ad un banco che nessuno usava più, lasciato lì a marcire e usato come appoggio dai freaks.
Quando la porta si aprì ancora, emise un basso fischio
-Finalmente qualcuno che mi faccia sentire parte dei bassi.- Scherzò, con voce pacata.
Effettivamente, fino ad ora era stato lui il più alto. Ma dalla porta era appena entrato un metro e novantatré di figaggine. Occhi azzurri, capelli tinti di nero corvino, pelle diafana e vestiti dark.
-Ciao Andy- salutò Kellin, inserendo le monete per prendersi un caffè macchiato.
-Giorno.- ricambiò quello, con la sua voce roca e sensuale. Dietro di lui entrarono, chiacchierando animatamente, un ragazzo con i lunghi capelli neri lasciati sciolti, ribelli, sulle spalle, e una ragazza con i capelli biondi e gli occhi truccati "a panda"
-Io e Ash abbiamo incontrato Tay che litigava con Justin e...-
-Dio, possiamo chiamarlo "checca"? Perché si deve chiamare come me?- Justin (non quello che litigava con Taylor) entrò, sbuffando.
Appoggiando il caffè sul banco accanto ad Oliver, Kellin andò a salutare l'amico e suo bassista.
Mentre Ashley scambiava pugni e battiti di cinque con quelli già presenti, Andy si lasciava cadere seduto sulle scale e Taylor andava ad abbracciare Hayley,  entrarono altre persone.
Alex, Jack, Zack e Rian fecero il loro allegro ingresso, portando una ventata di confusione e risate.
I venti minuti di intervallo passarono così, tra una risata e una battuta sconcia, scambi di testi e opinioni musicali.
Ma Kellin non se la sentiva di unirsi agli altri. Dalla sera prima aveva ancora il magone, un groppo in gola, e gli occhi che minacciavano di far uscire le lacrime che si era tenuto dentro per così tanto tempo.
-Qualcuno sa dove è Vic?- Chiese, sbadigliando. Gli altri, attorno a lui, scossero la testa. Effettivamente, ora che lo notava, non c'erano neanche gli altri membri della sua band, i pierce the veil.
Alzando le sopracciglia, diede una pacca sulla spalla ad Oliver e andò ad aprire la porta di emergenza, per fare quattro passi in cortile.
 

Father, father, tell me where have you been?
Its been hell not having you here
I've been missing you so bad
And you don't seem to care
When I go to sleep at night, you're not there
When I go to sleep at night, do you care?

 
Kellin scriveva, la penna azzurra che tracciava velocemente le parole sul foglio prima bianco.
Non aveva visto Vic, neanche da lontano. Del giovane messicano pareva non esservi traccia.
Quindi si era dovuto arrangiare a mettersi a sedere sulle gelide scale dell'uscita di sicurezza, a scrivere. La canzone non gli era venuta lì, però. Ovvio, troppo facile che l'ispirazione venisse quando poteva buttare giù il testo.
No, quella bastarda doveva comparire mentre era a lezione di matematica.
Odiava quella materia. Avrebbe dovuto concentrarsi, ascoltare e tentare di capire come svolgere l'equazione di non sapeva quale grado.
E invece stava scrivendo una canzone incredibilmente sofferta. Con un sospiro, appoggiò la penna accanto al foglio, e si sporse sul banco.
-Purdy?- mormorò, a mezza bocca. Gli occhi di Ashley saettarono verso di lui. Il ragazzo giocherellava con una ciocca di capelli, seccato dalla lezione.
-Dimmi che hai preso degli appunti da passarmi- continuò Kellin.
-Mh, no.- rispose l'altro, con lo stesso tono –queste cose le ho già capite.- terminò, agitando la penna
-E bravo. Ora spiegale a me.- Sibilò Andy, accanto a lui. Kellin si lasciò sfuggire un sorriso.
-Non è che faresti ripetizioni anche a me?- chiese. Una pallina di carta raggiunse la testa del ragazzo, che si girò. Jack –un ragazzo con i capelli castani semi tinti di biondo, chitarrista degli all time low e amico di Kellin- alzò una mano per scusarsi.
-Era per Ash. Ho bisogno anche io di ripetizioni!- mimò, con le labbra. Accanto a lui si sporse Lynn, una loro amica.
-Io anche!-
-Purdy! Smettila di parlare!- Urlò la prof, sbattendo la mano sulla cattedra. Il gruppetto sobbalzò, mentre il diretto interessato alzava il sopracciglio.
-Ma cosa? Ero l'unico che non parlava, qua!- esclamò. La professoressa –vecchia e acida megera- lo guardò malissimo e tese la mano verso la porta, cacciando il giovane dalla classe.
-Ops... mi sa che ci siamo appena persi l'opportunità di fare ripetizioni gratis...- mormorò Jack, chinando la testa per non farsi vedere dalla donna.
Kellin fece una smorfia preoccupata. Povero Ash, lui non aveva fatto nulla, per una volta.
Mentre tornava al quaderno di matematica, penosamente vuoto, la porta si spalancò di scatto. Il moro non ebbe neanche il tempo di alzare la testa, per vedere se Ash fosse rientrato a far valere i propri diritti, che la prof annunciò il nuovo arrivato con una lavata di testa.
-Fuentes! Ti pare il momento di arrivare? E il modo? Ti hanno insegnato, a casa tua, a bussare?- urlò. Maledetta megera mestruata.
-Sì signora, scusi signora.- Disse il maggiore dei fratelli Fuentes, appena entrato, con una impostazione leggermente militare. Molto a presa in giro.
-Vatti a sedere. Accanto a Biersack, non accanto a Quinn.- Già, i due erano famosi per le loro chiacchiere infinite...
Kellin fissò gli occhi in quelli di Vic, con una domanda stampata dentro: "dove cazzo sei stato?" Vic alzò le spalle, mimando con le labbra un "dopo ti spiego" e andò a sedersi accanto ad Andy, che lo salutò con una pacca sulla spalla, prima di tornare a disegnare ghirigori sul quaderno, sopra numeri ed espressioni.
Il moro dovette arrendersi e chinare la testa, arrangiandosi al pensiero di dover capire dopo la lezione dove cavolo era stato Vic tutta la mattina.
Aveva una paura terribile che il suo migliore amico lo stesse evitando...

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