2 - Under Sky Of Livorno

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La prima volta che la vidi fu durante le vacanze, ero in Italia, precisamente a Livorno, con mia sorella maggiore. Volevo qualcosa di diverso dal solito ambiente londinese, freddo e rigido, così decidemmo di fare una piccola vacanza in Toscana.

Doniya era tornata in albergo presto quel giorno, mentre io continuavo a camminare per le strade di Livorno senza una meta precisa, semplicemente per osservare senza alcuno scopo.

Era sera quando vidi la sua figura slanciata fare avanti e indietro, rendendomi curioso. Mi avvicinai a quella che sembrava una ragazza, ma non si poteva mai sapere, d'altronde era buio e non si vedeva molto bene.

La mia ipotesi si rivelò corretta quando la presunta ragazza si girò e sotto la fioca luce di un lampione lì vicino, vidi il suo volto. Era perfetta, non credevo potesse esistere una creatura così magnifica, ma evidentemente mi sbagliavo.

Quello che attirò di più la mia attenzione furono i lineamenti; erano marcati ma non troppo, le davano un'aria da adulta, poteva avere su per giù 23 o 24 anni. Le ciglia molto lunghe furono la seconda cosa che notai.

Le gote erano rigate da un liquido nero; stava piangendo e al solo pensiero, mi si chiuse lo stomaco. Come poteva una creautra così bella, avere dentro tanto di quel dolore? Avrei tanto voluto abbracciarla, consolarla e magari rassicurarla, non meritava il male che stava subendo.

Le gambe non ressero più il suo peso e per lo sconforto cadde sulle ginocchia, fu lì che preoccupato e spaventato intervenni. All'apparenza così forte, dentro così devastata. Mi chinai per arrivare alla sua altezza e le poggiai cautamente una mano sulla spalla per non spaventarla, ma non fece nulla.

Mi aspettai un sobbalzo, un piccolo spavento, ma la ragazza restò con lo sguardo basso in cera di aiuto. Non esitai a darglielo e mentre aiutavo quella sconosciuta ad alzarsi, mentalmente mi diedi dell'idiota, cosa stavo facendo? aiutavo una povera ragazza sola a rialzarsi, non solo fisicamente, ma anche emotivamente.

Quando fu completamente in piedi, potei notare qualcosa in più su di lei; aveva dei lunghi capelli castani, che le ricadevano fluenti sulla schiena. Ma non fu quella la cosa che mi colpì, ma bensì i suoi occhi. Si, la stavo finalmente guardando negli occhi.

Erano dei banali occhi color cioccolato, come i miei, ma quello che nascondevano dietro faceva quasi paura; dolore, tanto dolore, rancore, tristezza, solitudine. Erano occhi di chi aveva visto gente crollare, ma che non era crollato.

Quando mi decisi ad aprir bocca la ragazza mi precedette, mormorando qualcosa in italiano che non riuscì a capire. Imbarazzato - fortunatamente la poca luce non permetteva alla ragazza di vedere le mie guancie sicuramente arrossate - mi schiarì la gola e spiegai alla sconosciuta il mio problema, ovvero che non parlavo italiano, fatta eccezione qualche parole come ''ciao'' e ''principessa''.

Sperai che capisse quello che dissi ma oltretutto, non era una frase molto complessa la mia. La ragazza sembrò comprendere, perché annuì solamente. Calò un imbarazzante silenzio tra di noi e solo allora mi accorsi di avere ancora le mani sui fianchi della ragazza.

Lasciai cadere le mie braccia lungo i fianchi, ma la ragazza fu veloce e rimise le mani dove erano prima. Confuso la lasciai fare, non mi dispiaceva, ma era pur sempre una sconosciuta. Presi coraggio e parlai, chiedendole come si chiamasse. Lei non rispose, mi guardò e basta, facendomi sentire leggermente a disagio. Avevo qualcosa in faccia? o semplicemente le ero sembrato stupido?

Poi parlò e mi beai della sua voce, così delicata e armoniosa. Il suo nome era Leila, così adatto a lei, sembrava calzarle a pennello. Leggermente confuso, le chiesi da dove venisse, ovviamente non era italiana. Mi disse che era marocchina e, a quel punto le sorrisi, lei ricambiò. Il suo sorriso risplendeva nel buio e dannazzione, era fottutamente fantastico.

Improvvisamente, ad interrompere il ''nostro'' momento, fu la vibrazione del mio cellulare. Seccato, lo estrassi dalla tasca portandolo davanti al mio viso, l'altra mano era rimasta sul fianco di Leila. Quest'ultima appoggiò la testa sulla mia spalla ed io la lasciai fare, infondo era bello avere la sua pelle contro la mia.

Era un messaggio da parte di Doniya, si stava chiedendo dove fossi e perché stessi tardando così tanto a rientrare. Sospirai, mentre riponevo di nuovo il cellulare nella tasca posteriore dei pantaloni. Guardai alla mia destra e vidi una delle cose più belle che avessi mai visto, una splendida ragazza con gli occhi chiusi, si era abbandonata sulla mia spalla alle braccia di Morfeo.

Sorrisi, mentre la prendevo a mò di sposa prima che cadesse a peso morto per terra, portandola per le strade buie e desolate di quella città. E mentre camminavo con Leila in braccio pensai a come il suo sguardo riuscì a stregarmi, quello sguardo così abbattuto e perso. Non l'avrei lasciata sola, per nessuna ragione al mondo.

Nonostante non sapessi nulla di lei, la portai con me. E tutto questo successe in una semplice notte come tante, sotto il cielo di Livorno.

FINE.

"Immagina" Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora