My name is Molly

Olivia

28/01/2022

Mi aveva invitata Allegra, una ragazza che avevo conosciuto un pomeriggio in biblioteca. Cercavo un libro sulla Cina che potessi riassumere in fretta per dei ragazzi di tredici anni che non ascoltano e hanno una conoscenza lessicale scarsissima. Ho dieci anni più di loro e di certo è più facile trovare un ponte di comunicazione con loro rispetto che per altri insegnanti di cinquanta o sessant'anni. Loro però sono tutti uguali, non hanno nulla da spartire con una come me, che prova a spiegargli la geografia seguendo il metodo tradizionale, sorride sempre e li lascia essere, in un certo senso, autonomi e responsabili. Non ho mai messo una nota, ho sempre sperato che semplicemente avrebbero capito. Ma a febbraio, non abbiamo raggiunto nessun tipo di compromesso o "alleanza". Io mi chiedo a che cosa serva disturbare la classe, e penso che se proprio non hanno interesse verso la materia potrebbero almeno seguire in silenzio la lezione. In fondo qualcuno un po'di voglia di imparare l'avrà.
Comunque, insomma, ero a questa specie di festa durante la quale avevo fatto intenzione a compormi responsabilmente, perché si sa in che specie di situazioni ci si può trovare alle feste, e verso le 23.50 (controllo spessissimo l'orologio, quello da polso con le lancette, non quello digitale né tantomeno quello del cellulare) questo ragazzo, con un sorrisetto impertinente che si era presentato come Andrea si è rivolto a me dicendo:

"Dopo che tutti van via che fai?"

Non volevo dargli confidenza, perciò ho risposto d'istinto e ammetto di esser stata un po'acida "Vado a casa, che vuoi che faccia?"

"Mh, io farei un giro se non ti dispiace" ha provato lui, mantenendo l'espressione spavalda e il tono prepotente, nel quale si sentiva però una punta di delusione.

"Perché no" Ho concesso io, sentendomi in colpa per non essere stata educata. In fondo vivevo a Firenze da poco e lui poteva farmi fare un giro della città. Sapevo come evitare di cacciarmi nei guai.