49. Regalo

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C'era così tanta luce nella mia camera. 

Era sbagliato. Quel posto avrebbe dovuto essere una caverna oscura. Le coperte spesse in cui mi ero impupato riuscivano almeno a bloccare l'aria fresca. 

"Però ascoltami, Drake. Corro verso casa e poi torno subito qui. Ci metto un attimo. Basta che mi dici quale vuoi che ti prendo e te lo porto qui, ok? Quale vuoi? Marshmallow? Sailor Moon?"

Lucas mi strattonò la spalla per spingermi a sollevare la faccia dal cuscino. Non volevo rispondergli. Non volevo vedere nessuno. 

"Oppure erba. Vuoi un po' d'erba?"

"Non offrirgli droghe! Ti pare una soluzione saggia?" Sbottò Jeremy. Lui era stato accanto a me tutta la notte. Non credevo avesse dormito.

"Sai cosa sarebbe saggio?!" Gridò Rue di rimando. "Che tu ci dicessi che cazzo è successo!" 

Quando Jeremy non rispose, fu il turno di Lucas di infierire. "Maledizione! Che cazzo hai combinato stavolta?! Vi siete ammazzati di botte e gli hai spaccato la chitarra?"

"NO! Non l'ho rotta io!" 

La mia piccolina era ancora sul pavimento. Ero riuscito a mugugnare quando Rue aveva provato a portarla via. Non potevo sopportare che sparisse dalla mia vista. Spezzata in due... con le corde tutte incrinate. Mi scappò un altro gemito solo a guardarla. 

Sentii i tre presenti voltarsi simultaneamente verso di me. Poi girarsi di nuovo, tutti insieme, verso la porta. 

Potevo fare lo sforzo di alzare la testa per scoprire chi fosse entrato? 

No... no, andava bene così. 

"Dov'eri finito? Avevo detto che era un'emergenza." La voce di Lucas si stava trattenendo dall'usare tutta la durezza di cui era capace. Quindi sapevo chi fosse il nuovo arrivato. 

"Scusa, mi sono fermato per una commissione." Andy zampettò nella stanza osservando il cadavere con la testa inclinata. 

Poi la testa si raddrizzò, e puntò me. 

I suoi occhi azzurri esaminarono il mio bozzolo con aria critica. Aveva una bustina di plastica appesa a due dita. Non aveva orecchini. 

Era così strano vederlo senza orecchini. Sembrava scoperto. 

Andy scavalcò attentamente la chitarra spezzata e si avvicinò al letto. Si accucciò sul pavimento per avvicinare la sua faccia alla mia. 

"Cos'è successo?" 

Mi infossai. 

"Non ce lo vuole dire." Sbottò Lucas. "Rue ha detto che sta così da ieri. Jeremy! Giuro su dio... se non ci dici che cazzo hai fatto..."

"E tu hai perso il dono della parola?" Andy prese a scavare la mia guancia con un dito, così sprofondai di più nel cuscino per scappare. Lui rispose strattonandomi l'orecchio. 

Riuscii ad emettere dei suoni che assomigliavano a qualcosa come "lasciami stare".

Tirai le coperte fin sopra la testa e cercai di bloccare ogni suono esterno. 

Non funzionò. Potevo ancora sentirli. 

"Jeremy? Qualcosa da aggiungere?" Chiese Andy. 

"I-io... Non volevo... non volevo farlo stare male!" Balbettò Jeremy. "Abbiamo litigato. Ha scoperto che gli ho tenuto segrete delle cose... sul processo."

Lucas prese un respiro, e si dimenticò di lasciarlo andare. 

"E... volevo che... che capisse il mio punto di vista, che capisse come io vedo suo padre. Gli ho fatto vedere la registrazione di quando... di quando è stato portato via. E lui... sembrava strano, mi ha detto che voleva stare da solo. L'ho lasciato stare. Poi ho sentito uno schianto, sono corso di qua, e..."

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