Due stelle.

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Era un nuovo giorno in quel gran collegio. Fuori c'era un sole accecante, che rifletteva su l'enorme prato del collegio, quella mattina non aveva lezioni, decise di andar fuori dato quel splendente sole. Una cosa che Mattia non capiva era quando c'era il sole, ma un vento che ti può far volare via. Come quel giorno, sole spacca finestre ma vento che ti sgretola.
Si vestii non troppo pesante ed uscì dal retro del collegio.
Molti studenti erano fuori, chi stava al telefono, chi giocava a calcio chi non faceva assolutamente niente.
Oltrepassò il piccolo laghetto di un colore azzurro acceso, con alcune foglie sulla superficie, si sedette accanto al laghetto, aveva le gambe tra le braccia e le testa riccioluta seppellita nello spazio tra le gambe e il capo.
Chiuse gli occhi, ripensando a due giorni fa. I loro corpi l'uno sull'altro..
i suoi occhi che non smisero di fissarlo nemmeno per un millisecondo.
Lui che sarebbe caduto realmente da un momento all'altro.
Il moro per soreggere la caduta del biondo, dovette stringerli saldamente i fianchi, che provocarono una sensazione inspiegabile allo stomaco del minore.
Quest'ultimo si era scusato infinite volte per la sua caduta, con le guance ormai bordeaux, ma fortunatamente era notte fonda, non si vedeva il suo apparente imbarazzo anche se si percepiva e non poco.

Non lo vide più quel ragazzo, forse era meglio così.. ma non per la sua sanità mentale, non conosceva nemmeno il suo apparente nome. Voleva rincrociare quegli occhi color nocciola con i suoi.
Era così confuso, non aveva mai dubitato del suo interesse per le ragazze. In realtà non aveva mai preso seriamente in considerazione la sua sessualità. Ma da quando aveva incontrato quel ragazzino dai capelli neri, ne stava cominciando a dubitare.
Non voleva ettichettarsi. Per lui non c'era problema anche se provasse attrazione per i ragazzi. Ma è che nessuno gli aveva fatto un effetto del genere, nemmeno le ragazze.
Ed in una società così complessa, sarebbe forse stato un reato amare una persona dello stesso sesso. Lui non capiva, perché la gente dovesse farsi questi complessi l'amore è amore. In tutte le sue diverse forme.
Ma avrebbe avuto maggior influenza su di lui, dato che era un componente della famiglia reale.
Cercò di farsi scemare tutti quei pensieri che lo attagliavano.
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Scriveva il tema che gli avevano assegnato su quel foglio bianco a righe.
Era sull'amore. Gli veniva da ridere in faccia a questa parola. Lui non credeva all'amore, l'amore era immenso, pieno di forme diverse, ma era sempre la stessa.
L'amore per i tuoi genitori, per i tuoi parenti, per la ragazza che non ti vuole ma che tu continui a guardare da lontano, per il tuo attuale ragazzo.
Ma ci sarà sempre quella persona nella coppia che amerà più dell'altro, quella disposta a far di tutto pur di vedere la sua persona sorridere.
Lui non aveva mai amato, le persone con qui era stato, certo provava un forte interesse, lo facevano star bene, ma non provava la necessità di vedere ogni giorno la persona, non lo facevano star bene completamente solo una piccola metà. Lui non sapeva cosa si provasse ad essere amati, forse un giorno lo proverà, o forse mai.
Ma lui infondo era solamente uno stupido adolescente, cosa ne poteva sapere del amore?









Cercava uno spazio in qui potesse respirare, tutto quello che aveva attorno gli faceva girare la testa.
Un altro dei suoi attacchi di panico. Non sapeva a cosa fosse dovuto, forse per tutte quelle domande inappropriate e per tutte quelle persone che urlavano.
Corse nella palestra la prima stanza vuota che avesse intravisto. Aveva la vista offuscata, e la pelle sudata, sentiva le pupille dilatarsi.
Andò nell'angolino infondo di quella piccola palestra, rannicchiato su se stesso.
Nella sua testa ripeteva 'calmati','respira, non agitarti'.
Ma niente di questo funzionava, piuttosto aumentava la sua agitazione
"Va tutto bene ehi" era un effetto collaterali, ora non poteva sentire la sua voce.
Non riusciva ad aprire gli occhi, come se qualcosa glielo impedisse,
"Guardami" quella voce continuava a suonare nelle sue orecchie..
"Non.. ci riesco.." aveva il fiatone, è a malapena riusciva a parlare, sentiva la sua gola restringersi.
"Allora, prendi un respiro profondo insieme a me ok?" Cercò di seguire gli ordini della voce, prendendo un respiro profondo "Bravissimo respira e ispira" disse quella voce delicata, le sue mani erano appoggiate ai suoi avambracci.
Riuscì ad aprire gli occhi, incontrando quelli spaziali della persona che gli si presentava davanti, il respiro era ritornato regolare, sentiva ogni fibra del suo corpo scollegarsi.
"Stai meglio, ora?" Chiese piano il ragazzo, lui annuì leggermente, sembrava così indifeso agli occhi esterni..
"Ti aiuto ad alzarti" continuò, porgendogli la mano, che afferrò con esitazione..
"Perché tu sei qui..?" Si decise a chiedere "Semplicemente mi allenavo" rispose, il ragazzo biondo si vergognava ad essere stato visto in quelle condizioni.
"Non dovevi aiutarmi" disse all'improvviso, la voce era ancora tremante..
"Quindi avrei dovuto lasciarti sul punto di non poter più respirare?" Chiese con il tono più alto, non sopportava le urla.
Rimase in silenzio, non sapeva cosa dire.
"Perché eri così agitato..?" Parlò il maggiore, "non sono affari tuoi" rispose, sapeva di essere stato maleducato nei suoi confronti che l'aveva aiutato a riprendersi. Ma lui non gli aveva chiesto niente.
"Come vuoi, riesci a tornare in camera?" Chiese poi, apprezzo molto io fatto che non insistette.
"Credo di sì grazie" disse, andando verso l'uscita di quella porta, barcollo leggermente ma senza cadere.
Il ragazzo più grande gli era corso dietro, "Menomale che ci riesci" gli fece eco, arrossì leggermente, facendosi dare una mano..
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impossible love. //MatianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora