8. elisir

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Una folata di vento sbatté violentemente la tela intessuta ad arte. Ogni passaggio rivelava un lavoro meticoloso e preciso. Chi l'aveva fatta si era preso tutto il tempo necessario, non aveva fretta evidentemente, quasi come se poi avesse dovuto esporla in un museo sotto gli occhi critici della gente. Un ragnetto, spuntò su di essa camminando in punta di piedi e mostrando orgogliosamente la sua creazione, frutto di una notte di intensa attività.

Marie fissò il piccolo aracnide mentre passeggiava, forse in cerca di un insetto da ricevere come premio per la sua eccellente opera artigianale. In quell'angoletto che si era scelto accuratamente, sarebbe passato inosservato agli occhi di chiunque ma non a lei visto che ormai era lì chissà da quanto tempo e aveva avuto modo di osservare ogni centimetro di quella stanza.

Si alzò e chiuse la finestra allorché la ragnatela cessò di ondeggiare. Marie pensò che per quanto potesse sembrare fragile, quella bella trama, cucita così in quel modo, sarebbe stata indistruttibile. Rifletté che in quel momento anche lei si sentiva così. Quelli erano i suoi sentimenti. Avrebbe voluto cedere, crollare ma sapeva che il suo senso di giustizia era troppo elevato per rimanere impassibile dinanzi alle cose storte.

-Aspettami qui finché non torno... -le aveva detto sua nonna Giovanna. Quella donna tanto forte quanto incomprensibile.

-Nonna... perché hai deciso di ringiovanire? E come hai fatto... Ti sei fatta mordere dai pipistrelli? -le aveva detto sommersa da mille perplessità.

-No tesoro. -le aveva risposto semplicemente.
Si erano conosciute solo due giorni prima ma dopo aver appreso dalla nipote quello che il suo ex marito aveva fatto, sua nonna si era messa in mente di risolvere tutta la questione. Dopotutto la figlia stessa, Sunny, si trovava lì dentro, chiusa nel mondo bianco, prigioniera di un pazzo.

Prima di andare via e lasciare Marie sola, in compagnia di un minuscolo ragno, Giovanna era uscita in giardino e aveva prelevato diversi pezzi di una pianta grassa. Aveva parlato di "baratto", o qualcosa del genere. La ragazza non era stupida. Aveva capito che era quella "la fonte della giovinezza" di sua nonna, erano le piante. Chissà, visto che Drave era guarito dalla sua malattia ma ormai si trovava agli ultimi giorni della sua vita perché era molto vecchio, forse sapere come ringiovanire lo avrebbe scoraggiato dal continuare a sperimentare l'elisir della giovinezza su quelle persone chiuse lì dentro.

Marie sospirò stanca di aspettare. Forse era tutto inutile. Aveva spiegato a sua nonna come arrivare al grosso portone del mondo bianco ma se l'avesse trovato chiuso a che sarebbe valso andare lì? Ripensò a Frank. Lui era l'unico che poteva aiutarla, ma sua nonna le aveva detto di non parlare di quella storia con nessuno.

Intanto fissò il ragnetto che scivolando giù velocemente, finì in un attimo tra i suoi capelli. Marie cercò di scuoterli per liberarsi dell'animale che per quanto fosse un bravo intessitore, la disgustava. Preferiva guardarlo da lontano, lì dov'era prima. Fu costretta a togliersi il fiocco, che le cadde a terra, mentre passava e ripassava le mani tra le lisce ciocche finché il ragno finì intontito sul pavimento. Marie sollevò un piede furiosa poi si bloccò mentre le sbocciava un sorriso.

-Per questa volta vai! -disse all'animale che intanto si era messo a correre muovendo velocemente le otto zampette.

La porta scricchiolò e si aprì.

-Mi spiace Marie! -disse sua nonna entrando in casa. -Ho fatto un buco nell'acqua... Sono riuscita a trovare il portone, ma è chiuso e anche se ho bussato non mi è stato aperto. E adesso?

-Io so come fare, nonna.

-No cara, no. Non conosco questo Frank e non ho idea se possiamo fidarci di lui... E se poi chiudesse anche noi in quel posto?

I Misteri di Falldown - 2. Il mondo biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora