Quello che non si è detto

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“Oddio che ho fatto! Cosa cazzo ho fatto!” continuava a ripetersi Manuel, camminando come un animale in gabbia nel grande garage.

Si sentiva più agitato in quel momento di quando Sbarra gli aveva messo in mano la pistola dicendogli di minacciare il kebabbaro.

“Chicca ormai me odia, di Alice m’ero innamorato ma ha preso il mio cuore, c’ha giocato un po’ e dopo l’ha fatto a pezzi… forse è solo per questo che con Simone…”

Scosse la testa infastidito quasi a voler cercare di scacciare dalla mente quei ricordi che lo tormentavano.

Alice che lo lasciava definitivamente, il casino con il kebabbaro, l’alcol, la voglia di spaccare tutto, ma soprattutto Simone con quel ti voglio bene che celava qualcosa di molto più profondo… il bacio quasi rabbioso che ne seguì e il desiderio impellente che li travolgeva… quel fare l’amore del tutto nuovo per entrambi, in modo un po’ rude, nascosti agli occhi di tutti in un cantiere, senza romanticismo ma con i cuori pieni di sentimenti che battevano impazziti all’unisono…

“… o forse no?” quella vocina interiore non voleva dargli pace.

Eppure lui era certo di essere etero, mica era frocio come Simone!

Le immagini della nottata precedente però continuano a dargli il tormento.

La bocca di Simone sul suo collo, le mani che s’insinuavano sotto la maglietta per accarezzarlo mentre lui faceva altrettanto, i pantaloni che si aprivano rivelando il desiderio di entrambi, il corpo muscoloso dell’amico che si univa al suo alla ricerca del piacere…

Manuel sentì il calore colorargli le guance, mentre un brivido scendeva lungo la schiena. Con rabbia diede un calcio a una bottiglietta di birra vuota dimenticata una delle tante volte che lui e Simone si erano stravaccati per terra a chiacchierare. La sua presenza era ovunque.

“Oh Simò se può sape’ cazzo m’hai fatto?!” sospirò con il cuore ancora in tumulto.

*

Simone e Manuel si trovavano nel garage che stavano discutendo.

“Ieri notte, penso che sia stato bello. Tra me e te intendo.”

Manuel fece qualche passo nervoso alle parole dell’amico.

“Forse era meglio che non succedeva.”

“Che vuoi dire?!” gli chiese Simone arrabbiato.

Manuel si sentì messo alle strette, così involontariamente passò al contro attacco.

“Simò smettila di dare peso a ogni parola, a ripensa’ a ogni cosa che succede! È stato divertente però finisce là…”

“Che vuol di’ divertente, è stato solo un gioco per te?!”

“Simò hai rotto er cazzo con sta storia! Mettiamo in chiaro le cose, io nun so’ frocio come te, a me piacciono le donne! Me piace Chicca, me piace Alice, te manco esisti!”

“Ma vaffanculo!”

Manuel sentì il cuore farsi pesante come un macigno mentre incrociava lo sguardo furioso di Simone, prima che se ne andasse sbattendo la porta.

“Perché ora me sento ’na merda?! A me piacciono le donne, ieri ero ubriaco e incazzato, è stato tutto un errore…” Sospirò sconfortato e confuso, ma poi scacciò rapidamente quel pensiero dalla testa, Simone stava per cacciarsi in un brutto guaio, doveva aiutarlo prima che fosse troppo tardi, al resto avrebbe pensato dopo.

*

Manuel era accoccolato vicino a sua mamma, entrambi ancora scossi per tutto quello che era appena successo. Se la polizia non fosse arrivata in tempo per arrestare Sbarra e Zucca, forse non sarebbero ancora lì in quel momento.

Quello che non si è dettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora