~Cap.4

45.6K 1.8K 570
                                    

~Cap.4

P.O.V ZAYN

"E pensavo : forse mi ci abituerò. Non mi ci abituai mai."

-Charles Bukowski

▶8 Novembre 2015▶ 15:17

Dei tenui raggi di sole penetrarono nella stanza dai vetri della finestra, posta alla mia destra; aveva nevicato molto quel giorno, non credevo che dei piccoli raggi fossero riusciti ad emergere dalle nubi scure. Mi alzai dalla comoda sedia, superando la mia scrivania, per spostare le tende e far entrare quel poco di luce che si stava mostrando. Il tempo non era stato dei migliori in questo periodo. Tornai a sedermi, prendendo delle pratiche che avevo posto di lato, prima di leggerle velocemente e firmarle, Abigail sarebbe venuta a prenderle solo tra qualche minuto, per portarle a mio padre.

Non ne potevo più di stare chuso in quella piccola stanza dalle pareti bianche, volevo uscire, non m'importava della neve o del tempo. Trascorrevo ogni giorno in azienda, era pensante, davvero pensante. Ero il capo, non potevo semplicemente andare via quando volevo? Credevo di si, ma mi sbagliavo, essere il capo comportava molte più responsabilità di quanto pensassi. Credevo che la cosa peggiore fossero le riunioni, Dio, quelle erano fottutamente strazianti.

Ma, per quanto faticoso potesse essere, il lavoro mi aveva aiutato molto, mi aiutava a non pensare, ad occupare la mia mente in qualcosa di diverso e non rimuginare l'intero giorno sulle stesse cose. Mi aiutava a non pensare a quella splendida ragazza dagli occhi azzurri che sembrava non voler uscire dai miei pensieri.

Con oggi, erano esattamente quattrocentotrentaquattro giorni che non la vedevo, che non sentivo la sua voce, il suono dolce della sua risata. Giorni di cui avevo trascorso ogni istante a pensare a lei, ad affrontare la sua assenza. Mi mancava, cazzo se mi mancava, più di ogni altra cosa al mondo, nonostante il lungo tempo, nonostante tutto, mi mancava. Trascorrevo intere giornate a guardare le nostre foto, i nostri stupidi video, che erano diventati la cosa più preziosa che avevo a questo mondo. Mi vestivo di ricordi e cercavo di andare avanti, di non ricadere nelle mie abitudini passate, di vivere come avrebbe voluto lei.

Mi ero pentito di tutto ciò che era successo, non vi era stato giorno in cui non mi fossi odiato per il gesto che avevo compiuto, che mi fossi schifato di me stesso, per il codardo che ero stato. Non passava giorno in cui la mia mente mi ricordasse che era tutta colpa mia, che meritavo il dolore e la vita che stavo affrontando. Sarei voluto tornare indietro mille volte, giuro, avrei fatto qualsiasi cosa, se avessi potuto, ma era troppo tardi. Non mi sarei mai perdonato e sperai che lei, almeno, lo avesse fatto. Non sarei riuscito a sopportare il pensiero di essere odiato da lei.

Probabilmente, lasciarla andare era stata la cosa più sbagliata che avessi potuto fare, ma lei stava bene e, adesso, stavo bene anch'io. Con un enorme vuoto incolmabile sul cuore, ma stavo bene, o almeno mi sforzavo di fingere, anche con me stesso, che lo cose andassero bene.

Quando ero tornato a Londra, la mia vita era finita, completamente finita. Non avevo più un motivo per continuare a vivere, per alzarmi dal letto la mattina. Non avevo uno scopo su questa terra, avevo passato il periodo più brutto della mia vita, neanche mio cugino era riuscito ad aiutarmi. Ogni cosa mi ricordava lei, tutto aveva il suo profumo. La mia casa, il nostro letto, i miei vestiti, perfino la mia auto. Avevo cercato di dimenticarla, avevo gettato via tutto, mi ero trasferto, ma mi ritrovavo sempre a pensare a lei. Dopo, mi era tornata alla mente l'ultima promessa che le avevo fatto, allora le cose erano cambiate. Era cambiato tutto, era cambiata la mia vita, ma il mio cuore era rimasto suo.

Mi era capitato spesso di pensare a cosa avesse fatto Lorelay dopo il nostro addio. Era andata avanti? Aveva trovato un altro ragazzo con il quale sostituirmi? Si era lasciata andare come me? No, non poteva averlo fatto, ne ero sicuro, lei non era come me, era forte, era molto più forte di me, anche se non lo sapeva. Era la mia piccola guerriera e sapevo che aveva combattuto, che era andata avanti. Sarebbe stata la cosa migliore per lei, andare avanti. Non riuscivo ad immaginarla con un ragazzo che non fossi io, ma, se ne avesse avuto uno, non avrei potuto giudicarla, ne aveva il diritto. Aveva il diritto di andare avanti, con una nuova vita, senza di me.

Mine 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora