5.Provocación

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POV:[T/N]

Sentii una mano sulla mia spalla, mi voltai sperando fosse Bruno, ma invece vidi Camilo sorridermi, un sorriso furbetto.
<Se vuoi posso trasformarmi in Tio Bruno ed aiutarti con le prove... non penso riuscirai a trovarlo presto; quando si nasconde è bravissimo a non farsi più trovare!>
Ci pensai un attimo, in realtà ero venuta lì proprio per avere del tempo con lui, più che per la prova in sè, ma forse così avrei potuto ottimizzare i tempi.
Annuii alla fine, sospirando un po' sconsolata.
<Se non c'è altro modo... direi che va bene.>
Mi feci accompagnare da Camilo al piano superiore e quando fummo nella stanza, una volta chiusa la porta,
prese le sembianze di Bruno.
Rimasi sbalordita ancora una volta per quanto fosse assurda la somiglianza, era la sua copia sputata.
<Cavolo... è impressionante!>
Camilo ridacchiò.
<Dovresti vedere la sua versione "spaventosa" o meglio... la versione che da piccolo ricordavo io.>
Piegai il capo di lato curiosa, Camilo parve accorgersene e di colpo mutò in un Bruno molto più alto di quanto in realtà non fosse, spaventoso, trasandato e con gli occhi verdi spiritati da qualche visione.
<MISERIACCIA!>
Urlai quasi, portandomi una mano al petto, sedendomi sul letto di colpo.
Camilo riprese le sue sembianze, vedendomi in quel modo e si avvicinò a me colpevole.
<Scusami, a volte dimentico che gli altri non sono abituati.>
Si sedette accanto a me scossi il capo, tranquillizzandolo.
<Non ti preoccupare, è la mia reazione che è stata esagerata.>
Gli sorrisi e lo vidi allungare una mano verso il mio viso, mi spostò una ciocca di capelli che era sfuggita alla treccia fatta quella mattina.
Rimasi immobile.
<Sei molto bella...>
Sentii i bordi delle orecchie andare a fuoco e lentamente mi allontanai da lui.
<Camilo, sei molto carino... ma hai dieci anni in meno di me.>
Lo vidi pensarci un attimo, poi aggiunse:
<E allora?>
Sbattei le palpebre, mostrando un sorriso sicuro di me subito dopo.
<Devi davvero essere un tipo determinato... per rispondermi così.>
Allungai l'indice e il pollice verso la sua fronte e li feci scattare, colpendolo proprio sopra il naso.
<Ahio!>
Esclamò.
<Dovresti imparare a valutare bene, prima di provarci con quelle più grandi!>
Si mise a ridere.
<Io non demordo, sono sicuro che riuscirò a strapparti un bacio... prima o poi...>
In quel momento la porta della stanza si aprì, rivelando un Bruno scuro in viso.
Avanzò verso Camilo e prendendolo per un braccio lo portò fuori senza dire nulla.
La porta si richiuse lasciandomi sola per qualche minuto.
Dopo Bruno tornò,  stavolta da solo.
<Finalmente ti sei fatto vivo...>
Mi alzai dal letto, mi sentii infastidita.
Mi aveva ignorata per tutto il tempo e si stava comportando come un bambino, continuando nel suo mutismo selettivo.
Salì sul piedistallo.
<Mi dispiace per mio nipote.
Ho... ho saputo da Dolores cosa ti stesse dicendo e sono corso a prenderlo.>
Le sue scuse non mi bastarono, non era per quello che avrebbe dovuto farle;
decisi di parlare chiaramente.
Mi avvicinai a lui, porgendogli la prima camicia in lino.
<Spogliati.>
Il tono di voce che utilizzai fu abbastanza perentorio, tanto da farlo sobbalzare sul piedistallo.
Non se lo fece ripetere due volte: si tolse il poncho, gettandolo per terra, come sempre, e poi passo alla camicia, aveva le mani tremolanti.
Sbuffai e avvicinandomi a lui iniziai a sbottonargliela.
<Perché mi hai evitata per tutto il tempo?>
Alzai lo sguardo, sicura di me, mentre con le mani continuavo a sbottonare senza guardare, lo vidi diventare color pomodoro, ma non distolsi lo sguardo.
Aspettai una risposta che però non arrivò.
Corrucciai la fronte.
Vidi i suoi occhi scivolare sul mio volto, fermandosi alle labbra.
Mi allontanai, andando dietro di lui per sfilargli la camicia, continuando a guardarlo attraverso le specchio.
Rimase a petto nudo.
<N-non mi aspettavo di vederti così presto a casa... pensavo... mi sarebbe piaciuto...>
Lo vidi cercare le parole sul pavimento.
<Avrei preferito venire io da te.>
Gli lanciai una occhiata interessata, andando a prendere la camicia di lino.
Gliela infilai delicatamente e tornai ad abbottonargliela.
<Faccio io...>
<No.
Perché volevi venire da me?
Ti da fastidio che io sia qui?>
Lo guardai negli occhi intensamente e lui si agganciò al mio sguardo.
Lo sentii deglutire.
<Ho... ho avuto una visione...
Ero io a venire da te...
Per questo ero sorpreso.
H-ho gestito male le mie emozioni.
Mi spiace.>
Era sinceramente dispiaciuto.
Ed io ero veramente colpita dal fatto che avesse avuto una visione su di me.
<E... cosa succedeva nella tua visione?>
Non riuscii a trattenere la mia curiosità.
Lo vidi diventare paonazzo e distogliere lo sguardo ancora una volta e iniziare ad accarezzarsi la camicia di lino.
<M-mi piace... è leggera!>
Cambiò discorso.
Sorrisi compiaciuta per il complimento, anche se era rivolto alla camicia.
<È un tessuto antico... pensa che gli antichi Egizi lo utilizzavano per avvolgere le mummie dei faraoni, talmente era pregiato; anche tutt'ora lo è.>
Tornò a guardarmi con gli occhi enormi, pieni di domande e curiosità.
Erano bellissimi.
Sentii le gote divenire calde, ma continuai a guardarlo.
<Questo, in particolare, è un l-lino sottile...>
Basta, dovetti distogliere lo sguardo quando una ciocca ribelle di capelli gli cadde sul viso, rendendolo ancora più affascinante di quanto in quel momenti non fosse già.
<A-aspetta... prendo ago e filo per correggere una cosa.>
Non era vero, la camicia era perfetta, avevo bisogno di una scusa per spostarmi e togliermi da davanti il suo volto.
Non potevo permettermi certe cose mentre lavoravo, in passato avevo avuto qualche flirt con i clienti ed era finita sempre male.
Anche se nessuno di loro era come Bruno Madrigal, lui sembrava così puro, gentile, maturo...
Mi misi dietro la sua schiena e iniziai a passare l'ago.
Gli lanciai un'occhiata, guardandolo nuovamente dallo specchio, ma mi distrassi, pungendomi.
Che errore da novellina.
<Ahia!>
Scostai subito le mani dalla camicia e Bruno si voltò verso di me spaventato.
<Ti sei fatta male?>
Il tono della sua voce era preoccupato, mi afferrò la mano gentilmente, ma in maniera decisa e guardò le mie dita.
Una goccia di sangue, rosso vivo si palesò sul mio indice.
Vidi Bruno guardarla e poi successe tutto molto in fretta, senza che potessi fermarlo.
Si portò il mio dito alle labbra, aprì la bocca e lo poggiò lì, facendomi sentire la sua lingua sulla piccola ferita che mi ero procurata.
Andai letteralmente a fuoco.
Guardai Bruno con gli occhi sgranati, mentre i suoi si assottigliarono sul il mio dito.
La sua lingua era calda e morbida...
<B-Bruno...>
La voce mi uscì bassa e tremolante.
Alzò lo sguardo e in quel momento parve accorgersi di ciò che aveva fatto.
Divenne paonazzo, lasciandomi il dito che io ritirai subito dopo.
Cercando di evitare il suo sguardo, avevo fatto peggio.
<S-scusami!>
Ormai il danno era stato fatto, avevano ragione tutti...
Bruno faceva solo "danni".
Guardai il mio dito umido, poi feci scivolare lo sguardo nel suo, imbarazzato; lentamente presi il mio dito, ancora caldo della sua saliva, nella mia bocca e succhiai piano, passandoci la lingua.
Un bacio indiretto.
Il suo essere così distrattamente gentile, tenero, non aveva fatto altro che provocarmi.
Non sarei più riuscita a fermarmi.

Seta [BRUNO X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora