Dopo una lunga notte trascorsa in bianco a studiare per una maledetta verifica di matematica, mi guardai allo specchio: il mio aspetto era più simile a quello di un mostro che a quello di un essere umano. Una situazione del genere sarebbe stata impensabile l'anno precedente. La matematica infatti, i primi due anni di liceo era la mia materia preferita e questo molto probabilmente solo perchè provavo una forte ammirazione verso il mio prof di matematica. Anzi, forse è meglio usare l'espressione -avevo una forte cotta-. Ma ora, in terza superiore, nella mia classe erano cambiati tutti i docenti e il nuovo professore di matematica oltre ad essere molto severo non sapeva per niente insegnare.
Solitamente non mi truccavo ma quello mattina era una delle poche eccezioni: avevo delle occhiaie così profonde che dovetti applicare quasi tutto il correttore che avevo a disposizione.
Quel giorno ripassai addiritura in bus, nonostante fossi in piedi appiccicata ad altre persone. Prima della verifica mi aspettavano due estenuanti ore di letteratura latina, materia a dir poco noiosa, al termine delle quali calò il panico nella classe: compagni che ripetevano formule ad alta voce, altri che sistemavano i bigliettini nei posti più assurdi (nei calzini, nel contenitore del temperino e addirittura nelle mutande) e ovviamente non poteva mancare il solito gruppo di secchioni che prometteva di suggerire a tutti nonostante tutti sapessimo che non lo avrebbero mai fatto. Nel giro di pochi minuti la situazione era completamente opposta.
La classe era allegra e felice: alunni che battevano le mani, altri che ridevano a gran voce e altri ancora che continuavano a chiedere alla bidella se quello che avesse detto fosse vero: "Si ragazzi, ve l'ho già detto, il vostro prof di matematica oggi non ci sarà e probabilmente nemmeno domani e quindi avrete supplenza."
Io, in prima fila, proprio vicino alla cattedra, ero felicissima, anche se ciò significava aver trascorso una notte in bianco inutilmente. Nel frattempo stavo pregando mentalmente che come prof di supplenza potessimo avere almeno in quei due giorni l'insegnante degli anni scorsi, il prof Sartori. Io infatti, nonostante fossero passati mesi, provavo ancora una cotta per lui, nonostante la differenza d'età. Ovviamente ero consapevole che fosse qualcosa di irragionevole e strambo e che non sarebbe potuto accadere nulla, ma allo stesso tempo, essendo io stessa una ragazza utopistica, continuavo a sognare di poter avere una relazione con lui. In fondo avevo già diciassette anni e potevo considerarmi ormai matura. In ogni caso non gli avevo mai confessato i miei sentimenti e chiaramente non avevo nessuna intenzione di farlo poiché avrebbe potuto prenderla male e vederla come una cosa malsana e folle e magari avrebbe potuto rivelarlo ai miei genitori.
Nonostante tutto le mie preghiere quel giorno furono ascoltate: qualche minuto dopo in classe entrò il professor Sartori. Tutti erano felici di rivederlo ma ovviamente la ragazza più euforica di tutti ero io. Il professore, senza perdere tempo, iniziò subito la lezione, e la classe si tranquillizzò e tornò a regnare il silenzio. Sartori non aveva perso quel suo caratteristico sorriso contagioso e io fui la prima ad accorgermene. Durante lo svolgimento di un esercizio chiamò Anna, la mia vicina di banco, per svolgerlo. Lei ammise subito di non saperlo fare così, avendo evidentemente notato il mio sorriso sgargiante impresso in viso sin da quando lui era entrato in classe e poiché non distoglievo un secondo lo sguardo dai suoi occhi, mi chiamò per risolverlo.
"Bisogna semplicemente fare una disequazione di secondo grado, e porgerla maggiore di zero, in questo caso quindi si potrà ottenere solo un risultato, ossia maggiore di 1"
Il professore fu immensamente stupito dalla mia rapidità di risposta. "Bravissima Clelia, sapevo che lo avresti risolto velocemente... Sei sempre stata brava nella mia materia."
Fui colta di sorpresa da quelle parole, molto raramente faceva complimenti a qualcuno per come risolveva un esercizio.
Durante la lezione mi accorsi che il suo sguardo incrociava spesso il mio, anzi, molto spesso. Anche Anna si accorse della mia euforia e ne conosceva benissimo il motivo, poiché glielo avevo confidato, ma anche perché era una cosa abbastanza palese a tutti: come si faceva a non notare il mio luccichio negli occhi, il mio sorriso stampato sul viso e la mia attiva partecipazione alla lezione. Solitamente infatti non ero mai molto attenta alle lezioni, ero sempre poco concentrata e non alzavo quasi mai la mano. Ero una ragazza molto timida e riservata, in poche parole: la ragazza invisibile della classe.
Ormai la lezione sembrava coinvolgere solo me e il professore.
Le due ore passarono molto in fretta, almeno per me. Appena la campanella della ricreazione suonò tutti gli alunni di precipitarono fuori dall'aula, tranne io, ovviamente, che ero rimasta in classe a fare finta di scrivere qualcosa sul quaderno pur di stare qualche minuto in più con quel professore che mi piaceva tanto, il quale nel frattempo stava sistemando i propri libri nella borsa.
"Clelia potresti venire qui un secondo?" Mi disse con tono gentile sorridendo dolcemente. Ovviamente mi alzai immediatamente dal banco e mi precipitai verso di lui. Mi appoggiò le mani sulle spalle e mi guardò profondamente negli occhi. Entrai in uno stato di agitazione e cominciai a tremare. "Ehi, tranquilla... Sei diventata rossa come un peperone." Mi accarezzò quindi la testa. Stavo cominciando a sudare, una situazione del genere poteva accadere solo nei miei sogni!
"Sai... Io so che tu avevi una cotta per me, avevi... non so se ora sia acqua passata. Me lo aveva detto un tuo compagno di classe, non ricordo come sia sorto l'argomento.”
Rimasi impietrita con la bocca spalancata, ero sempre più agitata.
“All'inizio non ci credevo, pensavo fosse semplicemente una "simpatia". Poi invece, ti parlo ancora dell'anno scorso, prestando attenzione ai tuoi comportamenti, mi sono accorto che forse tu per me non provavi una semplice simpatia. E credo che la lezione di oggi sia una prova che testimonia i tuoi sentimenti per me. Sbaglio?"
Ero nel panico. Chi gli avrebbe potuto dire una cosa del genere?! Di sicuro non le mie migliori amiche. Ma quello non era il momento di pensare a chi fosse il colpevole e balbettai quindi cercando di giustificarmi.
"Beh... Si... È tutto vero. Mi dispiace, non volevo farlo trasparire, anzi non volevo nemmeno avere una cotta per lei. Ma non c'è nulla di male in ciò, vero?"
Anche le mie parole sembravano tremare.
"Non era mia intenzione rendere questa conversazione così seria. Ascolta: innanzitutto Clelia, non devi dispiacerti perchè all'amore non si può comandare. E poi io non ci vedo nulla di male, anzi. Sono le altre persone però che potrebbero pensare come inaccettabile questa situazione."
"Mi scusi prof ma non riesco a trovare il fine di questa conversazione. Perché mi ha voluto dire ciò?"
"Si... Ecco... È qui che volevo arrivare. Sarà che sono stato influenzato dal fatto che una mia alunna si è innamorata di me, tu intendo ovviamente, e dalle sensazioni che mi hanno travolto per via di ciò che..."
Il professore si interruppe all'improvviso quando vide un ragazzo rientrare in classe prima del suono della campanella.
Io, che ero così ansiosa di sentire cosa lui avesse da dire lo incitai a continuare il discorso. Lui però si ammutolì e cominciò a frugare nella sua borsa. Nel mentre aveva preso un pezzettino di carta e aveva scritto ciò che avrebbe voluto finire di dire.
"Sempre che tu lo voglia, mi piacerebbe intraprendere una relazione. È giusto che tu sappia che non è una decisione che ho preso sul momento, bensì frutto di una riflessione di un bel po' di mesi."
Non sapevo se saltare di gioia o ridere pensando si trattasse di uno scherzo. Quando mi accorsi che il prof era ancora lì perplesso ad aspettare una mia risposta, capii che non stava scherzando. Fui trascinata così all'improvviso da un turbine di emozioni che una lacrima mi bagnò il viso e così una seconda ecc. Ero sempre stata una ragazza emotiva e avevo sempre avuto il problema di non riuscire a gestire i miei sentimenti. Fortunatamente il ragazzo che era entrato in classe uscì poco dopo e noi due rimanemmo finalmente soli.
"Ehi vieni qui" mi sussurrò avvicinandomi a sé mentre cercava di asciugarmi le lacrime con le mani. "Che ti succede?... Stai bene? Ho detto qualcosa che non va? Scusa, forse sono stato troppo precipitoso. Che sia chiaro: non voglio obbligarti ad accettare la mia proposta".
"No, no. Non è nulla di tutto ciò. È che sono una ragazza con la lacrima facile. È accaduto così in fretta ma allo stesso tempo credo di non essere mai stata più felice. E, soprattutto, sono molto confusa".
"Oh. Si si posso capirti. Credo non sia il momento migliore per parlare di questa questione. Tieni: questo è il mio numero di telefono. Mandami un WhatsApp oggi pomeriggio, così ci mettiamo d'accordo per trovarci e parlare."
Feci dei respiri profondi e mi tranquillizzai. Ora non stavo più piangendo, anzi ero ritornata radiosa. "Prof, posso farle una domanda?"
"Si, certo"
"Ma lei... è veramente innamorato di me?"
Drinn! Drinn! Drinn!
Questa volta fu il professore a diventare tutto rosso e prima che potesse dire qualcosa suonò la campanella e in un men che non si dica rientrarono tutti in classe. Sartori, accorgendosi che c'era già il professore dell'ora dopo, quello di filosofia, fuori che aspettava di entrare, prese velocemente la sua borsa e salutando tutta la classe uscì dall'aula. Io ritornai al posto, perplessa, la mia domanda era rimasta senza una risposta e non pensavo ad altro che a quello successo durante la ricreazione.
Dopo una decina di minuti, proprio nel mezzo di una spiegazione su Platone, qualcuno bussò alla porta e solo allora mi risvegliai dai miei pensieri. Fui ancora più incredula quando vidi il prof Sartori affacciarsi alla porta. "Scusate l'interruzione, ma volevo dire alla signorina Clelia che la mia risposta alla sua domanda era un SÌ. Scusate ancora il disturbo e buona lezione."
Tutta la classe si voltò verso di me chiedendomi quale domanda gli avessi fatto. Il professore di Filosofia, invece che riportare il silenzio, mi chiese anche lui a che cosa facesse riferimento Sartori. Io, mi sentii tremendamente a disagio poiché avevo sempre odiato stare al centro dell'attenzione, e cercai di sviare il discorso con però poco successo. "Nulla, nulla di importante, solo una cosa di matematica." "Non ci credo, dev'essere qualcosa di importante sennò il prof non sarebbe ritornato in classe per dirti solo un SÌ" A questo punto intervenne l'insegnante con tono scherzoso: "Va bene abbiamo capito, puoi tenerti i tuoi segreti per te." Dopodiché, finalmente, venne ripresa la spiegazione su Platone.
Anna nel frattempo mi aveva scritto su un fogliettino: "Cos'è successo con Sartori, hai un'aria diversa."
"Ti giuro non è successo nulla, la mia domanda riguardava veramente un problema di matematica. Poi mi vedi così sgargiante solo perché non abbiamo fatto verifica."
La conversazione su carta finì lì poiché il prof di filosofia stava per beccarci a scrivere bigliettini.
Appena finita scuola mi di diressi, saltellando dalla felicità, verso la stazione degli autobus. Per poterla raggiungere bisognava prima attraversare l'enorme parcheggio della scuola evitando di essere investiti da qualche auto in retromarcia o dai ragazzi in motocicletta. Proprio mentre ero quasi arrivata alla fermata qualcuno da lontano alzò il braccio chiamandomi per nome per attirare la mia attenzione: era il mio amato insegnante di matematica. Lo raggiunsi all'istante. Avrei tanto voluto abbracciarlo ma c'era comunque troppa gente in giro e mi limitai quindi a sorridergli. "Ti andrebbe di salire in macchina così possiamo già discutere un po'? Ti accompagno io poi a casa non preoccuparti." Ovviamente accettai. Sartori mi aprì la portiera dell'auto e mi regolò il sedile. Trovai quel gesto così romantico che mi stavano per venire gli occhi a cuoricino. Prima di mettere in moto l'auto ci guardammo intensamente per una decina di secondi. Lui si stava per avvicinare alle mie labbra ma si bloccò all'improvviso. Lo guardai confusa ma preferii non aggiungere altro. In fondo era stato un bene che non mi avesse baciata perché probabilmente l'avrei respinto. Non avrei voluto che accadesse tutto troppo velocemente.
In quel momento mi sentii molto a disagio. Era come se mi fossi resa conto di ciò che stava accadendo solo in quel momento: ero in macchina con il mio insegnante di matematica (ex insegnante dato che non insegnava più nella mia classe) ed eravamo entrambi innamorati l'una dell'altro.
Sartori a quel punto mise in moto la macchina e guidò per qualche minuto fino ad arrivare in un posto più isolato, fuori da sguardi indiscreti. In quei minuti non ci fu parola tra di noi, io ero troppo timida e lui forse si sentiva in imbarazzo per aver provato a baciarmi così all'improvviso.
Quando fermò l'auto scendemmo e ci sedemmo nella panchina lì vicino, in giro fortunatamente non c'era nessuno. Una volta seduti ci guardammo intensamente negli occhi. Lui ce li aveva bellissimi, verdi tendenti al marrone e avrei potuto perdermi delle ore solo a guardarlo negli occhi. Per interrompere quell'imbarazzante silenzio decisi di iniziare io a parlare ma mi fermai quando mi accorsi che lui aveva gli occhi lucidi e che da lì a poco gli sarebbero scese le lacrime. Presi il suo braccio e lo avvolsi alle mie spalle e lo abbracciai forte. Non serviva che gli chiedessi cosa gli prendesse perché lo avevo già capito: era confuso e preoccupato. Confuso perché era una situazione a dir poco surreale, non solo perché era un insegnante con una relazione con una sua studentessa, ma anche per la differenza d'età, erano ben più di vent'anni di differenza. E preoccupato perché una relazione del genere ben poche volte poteva funzionare ma soprattutto perché sarebbe dovuta rimanere segreta e come se non bastasse non era nemmeno legale, secondo la legge infatti non ci potrebbero essere relazioni insegnante-studente almeno fino alla maggiore età e io di anni ne avevo appena diciassette.
Mi fece poi uno dei suoi più sinceri sorrisi e mi baciò la fronte.
Questa volta fui io ad asciugargli la lacrima che gli rigava il viso.
"Clelia, ti giuro, sono veramente innamorato di te. Ma mi sento molto insicuro, ho paura di fare delle scelte sbagliate di cui io possa pentirmene".
"Io, credo di aver già superato questo momento. Sì, quando mi ha detto che era innamorato di me, o meglio, quando è entrato in classe dicendo SÌ, haha. In quel momento, non so perché, ma mi sono sentita sicura e fiduciosa di intraprendere una storia tra noi. Forse ora che sono qua vicino a lei ne capisco meglio il motivo, tra le sue braccia mi sento al sicuro, protetta, come se niente possa andare male."
"Io però continuo a pensare al futuro, ho paura possa succedere qualcosa, di brutto."
"Se ha questo timore allora perché è stato lei a propormelo questa mattina? Non ha senso"
"Hai ragione. Ormai ho fatto la mia scelta e non voglio tirarmi indietro anche perché so che me ne pentirei amaramente, perché, come ho già detto, sono veramente innamorato di te."
"Anch'io sono veramente innamorata"
MI accarezzò il viso dolcemente.
"Ah comunque puoi tranquillamente darmi del tu. È strano sennò."
"Si, cercherò di ricordarmelo. In ogni caso ci tenevo a farti sapere che vorrei andare piano con la nostra relazione. Sta accadendo tutto troppo velocemente."
"Va bene, anche secondo me sta succedendo tutto troppo in fretta, rallentiamo."
Dopo poco però ritornammo in macchina, di solito tornavo a casa per le due del pomeriggio e mancavano solo dieci minuti a quell'ora. Durante il viaggio appoggiò la sua mano sulla mia coscia. Sinceramente in quel momento un po' mi pentii di aver detto di andarci piano con la nostra storia poiché proprio in quel momento venni assalita dalla voglia di baciarlo.
Una volta arrivati nei dintorni di casa mia, prima di scendere dall'auto, mi avvicinai a lui e gli diedi uno schioccante bacio sulla guancia.
Una volta rientrata a casa mia madre si accorse subito del mio felice umore. E difatti mi chiese subito il motivo di ciò. Io le risposi che era semplicemente perché il nostro prof di matematica oggi era assente e quindi non avevamo fatto verifica. Ciò bastò per far si che non mi fece altre domande.
Pranzai velocemente, e poi corsi subito in camera mia. Non vedevo l'ora di registrare il numero del mio prof, anzi, del mio innamorato, sul cellulare. Ma mi promisi di fare prima tutti i compiti, perché sapevo che avrei sennò perso tutto il mio tempo a messaggiare con lui.
Dopo quasi tre ore di esercizi che sembravano interminabili, riuscì a finire la maggior parte dei compiti, o almeno, quelli per il giorno successivo. Recuperai il mio cellulare e il bigliettino con il suo numero messo al sicuro dentro la custodia del telefono e lo salvai in rubrica semplicemente col cognome. A volte capitava che i membri della famiglia usassero il mio telefono poichè sapevano la mia password (e non potevo cambiarla sennò i miei si sarebbero insospettiti), quindi era meglio non scrivere nomignoli strani o usare emoji.
Stavo per scrivergli un messaggio WhatsApp quando mi ricordai di una cosa importantissima: Lui era sposato, con la mia prof di fisica. Nessuno sapeva di questa informazione poiché a scuola non si fermavano mai a parlare per i corridoi e in classe non accennavano mai alla loro vita privata. L'unica a saperlo ero io che, avendo una cotta per lui da un bel po'di tempo, avevo fatto le miei indagini. Su Internet si trova tutto molto facilmente. Altra importante informazione: aveva anche un figlio di qualche anno più grande di me.
Gliene avrei dovuto parlare il prima possibile.
Ero insicura su cosa scrivergli nel messaggio poiché la moglie avrebbe potuto leggere il messaggio. Così mi limitai ad un semplice "Buongiorno", in ogni caso avrebbe capito che quella ero io.
Dopo qualche secondo mi rispose: "Clelia sei tu?"
"Chi altro potrei essere scusa?"
"Allora perché hai scritto 'Buongiorno'?"
"Sei sposato... Non potevo essere sicura che saresti stato tu o qualcun'altra/o a leggere il messaggio".
"Si hai fatto bene... E a proposito del mio matrimonio ne parleremo al più presto. È giusto che tu sia informata."
Cambiai discorso: non mi andava di trattare via messaggio un argomento tanto delicato.
"Domani ci sarai ancora tu in classe vero?"
"Si ma probabilmente sarà l'ultima volta, poi dovrebbe ritornare il vostro prof. In ogni caso possiamo vederci alla ricreazione? O preferisci dopo la scuola?"
"Alla ricreazione è troppo rischioso. C'è troppa gente in giro. Se hai un'ora buca magari 5 minuti prima che suoni la campanella chiedo al prof che ho in quell'ora di andare in bagno e invece stare con te, magari vicino alla biblioteca, dove non c'è mai nessuno."
"Perfetto"
Non mi andava di scrivere messaggi sdolcinati su WhatsApp e questo probabilmente valeva anche per lui poiché quel giorno la conversazione terminó così.
Quella stessa notte non riuscivo a dormire. Non facevo altro che pensare a Sartori. Era incredibile che una mia cotta che reputavo a senso unico, che paragonavo a quella con un cantante o attore famose, fosse ricambiata.
Non ero per nulla preoccupata per come potesse andare la relazione e per le sue conseguenze, ma ero più preoccupata per la veridicità dei suoi sentimenti nei miei confronti. Avevo il timore che si sarebbe stancato ti me. In fondo, io mi reputavo una ragazza monotona, di bellezza media, senza nulla di speciale. Avrei voluto scrivergli un messaggio ma avevo paura di disturbarlo, così mi limitai a guardare il suo stato di accesso WhatsApp. Dopo una decina di minuti a fissare la nostra chat WhatsApp vuota (poiché per sicurezza avevo cancellato tutti i messaggi) comparve la scritta Online. Non feci in tempo ad inviargli un messaggio che me lo mandó lui per primo.
"Nemmeno tu riesci a dormire vero?"
"Già... Non riesco a non pensare a te."
"Non vedo l'ora di rivederti domani"
"Anch'io. Ora però meglio che mi rimetta a letto e cercare di dormire. Buonanotte"
"Buonanotte stellina"
Si, avevo sempre odiato le chat sdolcinate ma questo era prima che succedesse tutto ciò. Sebbene un 'buonanotte stellina' potesse risultare molto banale, per me non lo era affatto, anzi.
Dopo pochi istanti mi addormentai, col sorriso.
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COLPEVOLE D'AMORE -innamorata del mio professore-
RomanceClelia, una giovane liceale, ha una cotta per il suo insegnante di matematica. È consapevole che il suo è un amore a senso unico però, essendo una grande sognatrice, non ha intenzione di spegnere i propri sentimenti. Quel che è certo è che non avreb...