La mattina seguente mi alzai presto, volevo vestirmi bene e truccarmi, cose che solitamente non facevo, un po'per la fretta un po'per la pigrizia.
Indossai dei jeans a zampa di elefante neri a vita alta, un maglioncino aderente bianco e un giubbotto in pelle nero. Sembravo un'altra persona. Solitamente infatti mi vestivo con dei jeans larghi e una felpa larga. Ma non quel giorno. Volevo cercare di dare la migliore impressione di me al prof.
Mentre ero in bus e ascoltavo la mia consueta playlist anni '80 mi immaginavo quello che sarebbe potuto succedere quel giorno.
Una volta entrata in classe tutte le mie amiche mi si avvicinarono stupite dal mio look mentre due tre maschi iniziarono a bisbigliare tra loro mentre mi fissavano.
"Ti sei innamorata vero? Te lo si legge in faccia. Ma soprattutto si nota dal fatto che finalmente ti sei vestita diversamente dal solito." Un'altra in tono scherzoso aggiunse: "Forse lo fai per attirare l'attenzione di Sartori, l'anno scorso avevi una piccola cotta per lui haha". Mi misi a ridere cercando di sviare il discorso. "Dai ragazze avevo solo voglia di un cambiamento". Siccome nessuna di loro mi stava credendo inventai la scusa che c'era un ragazzo in bus che mi interessava. Cominciarono quindi a farmi domande su questo ragazzo ma la campanella di inizio lezione mi salvò giusto in tempo. Come d'accordo prima che finisse la terza ora chiesi all'insegnante, che non era altro che la moglie del mio innamorato, di poter andare al bagno e lei fortunatamente me lo permise. Ovviamente mi diressi verso la biblioteca dove trovai il mio amato insegnante attendermi appoggiato al muro. Vedendomi mi venne incontro e mi abbracciò forte. In giro non c'era l'ombra di nessuno.
"Clelia ma stai divinamente vestita così! Sei stupenda."
Io, timida come sono, arrossii.
Nonostante non ci fosse nessuno non mi sentivo comunque al sicuro da sguardi indiscreti. "Prof, finita scuola non è che potremmo fare come ieri, ossia incontrarci in auto e andare in un luogo più appartato?"
"Ma sì, certo."
Subito dopo suonò la campanella della ricreazione e ritornammo assieme in classe, poiché ora ci sarebbe stata la lezione matematica, senza camminare troppo vicini nei corridoi per non dare nell'occhio, ma scambiandoci spesso occhiate d'intesa.
La lezione di matematica fu abbastanza tranquilla, anzi forse troppo calma.
"Ehy che ti prende, come mai non sei partecipe come ieri alla lezione e ti limiti solo a sorridere?" Mi chiese Anna dopo avermi dato una leggera gomitata sul braccio. Io non sapendo cosa dire non le risposi, facendole segno di non parlare e di seguire la lezione. A quanto pare non aveva la minima idea di starsene buona tanto che, vedendo che non volevo aprire bocca, cominciò a scrivermi bigliettini.
"Ho notato che Sartori sembra diverso oggi. Hai anche te questa sensazione?" Io negai scuotendo la testa. Sempre lei aggiunse:
"Ecco forse ho capito, si è sistemato i capelli, di solito ce li ha sempre spettinati, ma soprattutto si è vestito bene. Gli donano quei jeans e quella camicia elegante bianca.
HAHA che coincidenza: avete deciso entrambi di vestirvi bene oggi."
Come avevo fatto a non notare come si era vestito bene quella mattina?!
Dopo due ore di matematica, divise dai soliti dieci minuti di ricreazione, suonò la campanella per la conclusione delle lezioni.
Dopo aver aspettato che tutti i miei compagni di classe se ne andassero dall'aula, uscì assieme all'uomo di cui mi ero invaghita. Proprio mentre gli facevo apprezzamenti per il suo outfit, sbucò da davanti a noi la mia prof di fisica, nonché sua moglie. E gli si rivolse con fare avventato: "Eccoti ti stavo cercando... Volevo ricordarti che oggi pomeriggio parto per la gita scolastica a Roma tornerò dopodomani." Poi lei mi lanciò un'occhiata perplessa e infastidita come se volesse dirmi 'cosa ci fai ancora lì ferma?'.
Sartori annuì e la salutò frettolosamente. Durante quell'incontro mi accorsi subito che era impallidito presumibilmente per la paura che lei ci avesse scoperto.
Una volta entrati in auto, mentre ci stavamo recando in un luogo più appartato, mi propose di trascorrere l'intera giornata seguente a casa sua, approfittando dell'assenza di sua moglie. "Ovvio che verrò, anche se, non sapendo dove abiti sarebbe meglio che mi venissi a prendere, naturalmente aspettandomi non troppo vicino a casa mia." Lui annuì e io continuai a parlare.
"Dato che abbiamo toccato l'argomento 'moglie' non sarebbe l'ideale parlarne adesso?"
Prima di rispondermi fece un respiro profondo.
"Ci siamo sposati quasi vent'anni fa. Ero molto giovane a quel tempo, lei era già incinta e non avevo preso sul serio il matrimonio. Fatto sta che già dopo un paio d'anni mi resi conto di non provare più nulla per lei. Gliene parlai ma lei sembrava non ascoltarmi, come se non le interessasse. Dopo non molto tempo iniziai a parlarle di separarci. Lei sembrò risvegliarsi a quelle parole e mi implorò in lacrime di non farlo per il bene del figlio e perché lei mi amava ancora. Mi vergognai di me stesso per averla ferita così profondamente e quindi decisi che non le avrei parlato più di divorzio e che avrei almeno fatto finta di amarla per il resto dei giorni. Man mano che nostro figlio cresceva il nostro rapporto si deteriorò via via. A scuola quasi nessuno sa che siamo sposati perché ci comportiamo in modo indifferente, a volte sembriamo dei perfetti sconosciuti... Credo di aver parlato anche troppo di ciò. Vabbè dato che ci parliamo di storie passate, tu hai già avuto almeno una relazione immagino."
"Ehm... Veramente questa è la prima, certo, ma se contiamo anche quella dell'asilo è la seconda."
Ridacchiai ma Sartori non sembrava altrettanto allegro.
"Seriamente?! Quindi questa è la tua prima relazione? La tua prima relazione è con un uomo, di vent'anni più grande di te, e, come se non bastasse, un tuo professore?! Mi sento in colpa, come se avessi rubato la tua giovinezza."
"Ma prof, questa è anche una mia scelta, fra un anno sarò maggiorenne, e credo di essere già abbastanza matura per una situazione del genere."
Ormai eravamo arrivati nel posto in cui c'eravamo appartati il giorno precedente, e continuammo la conversazione dopo essere scesi dall'auto e ed esserci seduti su una panchina.
Mi fece sedere sopra le sue ginocchia rivolta però verso di lui.
Mi fissò le labbra indeciso se baciarmi o meno, aveva il timore di essere troppo precipitoso.
Io invece non riuscivo a resistere, feci io la prima mossa, mi avvicinai alla sua bocca e gli diedi un bacio a stampo… il mio primo bacio. A quel punto mi prese per i fianchi, mi avvicinò di più a sé e mi baciò, sempre più intensamente. Inizialmente, essendo completamente inesperta, non sapevo come utilizzare al meglio la lingua. Mi sentivo piuttosto impacciata più che altro perché avevo l'ansia che per lui questo non fosse un momento speciale tanto quanto lo fosse per me. Fortunatamente, essendo lui ben capace, riuscì a guidarmi e ben presto imparai anch'io. Ero talmente presa dall'eccitazione che dimenticai che mi stavo baciando con un mio docente, il quale aveva più del doppio dei miei anni, e quasi quasi non mi accorsi che mi aveva presa in braccio e che ci eravamo sistemati nei sedili posteriori dell'auto. Mi tolse la giacca e il maglioncino lasciandomi solo il reggiseno. Feci lo stesso con lui sbottonandogli la camicia. Ormai gli avevo già slacciato la cintura quando mi bloccai. Solo in quell'attimo mi resi conto di quello che stavo facendo, ed entrai nel panico. Subito Sartori cercò di calmarmi stringendomi a sé. Si scusò ripetutamente con me per non essere stato in grado di gestire la situazione e mi promise che non sarebbe più capitato e che d'ora in poi saremo andati più cauti. A quel punto sembrava che la persona più nel panico fosse lui.
"Ho rovinato tutto, mi sono lasciato andare alle emozioni, non avrei voluto accadesse questo, mi dispiace."
Poiché sembrava non finisse più di scusarsi gli tappai, delicatamente, la bocca con la mano, mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurrai: "È stato il giorno più bello di sempre… Quindi non scusarti più."
A quel punto lui prese le mie mani e le strinse: "Ti giuro… Farò il possibile in modo che ogni giorno per te sia più bello del precedente."
Arrossii lievemente: quella per me era la dichiarazione d'amore più bella che qualcuno potesse farmi.
Quell'atmosfera magica fu interrotta dal suono del mio cellulare: era mia madre.
"Clelia dove sei? Saresti dovuta essere a casa almeno da venti minuti."
Il tempo era letteralmente volato, nell'agitazione dissi la prima scusa che mi passò per la testa.
"Purtroppo ho avuto un contrattempo a scuola e non sono riuscita a prendere in tempo il bus, e ho quindi preso quello successivo. Fra una decina di minuti sono a casa."
"Ah va bene, avvisami le prossime volte. A dopo".
Tirai un sospiro di sollievo.
Ci rivestimmo in fretta e partimmo immediatamente. Dopo pochi minuti ero già nei pressi di casa mia. "Ci sentiamo oggi pomeriggio, stellina".
"Si, a dopo" e gli diedi un bacio a stampo.
Fortunatamente ero tornata a casa in tempo. In fondo mi piaceva il fatto che la nostra relazione dovesse rimanere segreta a tutti, questa sensazione di proibito mi eccitava parecchio. E questo sicuramente non valeva solo per me.
Quella sera ci messaggiammo fino a notte fonda e scoprimmo di avere molte passioni in comune. Entrambi amavamo la musica anni '80 e i film dell'orrore. Trascorremmo più di un'ora a discutere solamente di quale fosse il libro migliore del nostro scrittore preferito: Stephen King. Era così tardi che mi addormentai col cellulare in mano.
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COLPEVOLE D'AMORE -innamorata del mio professore-
RomanceClelia, una giovane liceale, ha una cotta per il suo insegnante di matematica. È consapevole che il suo è un amore a senso unico però, essendo una grande sognatrice, non ha intenzione di spegnere i propri sentimenti. Quel che è certo è che non avreb...