Di destini intrecciati.

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Era estate a Roma. Il sole riscaldava le acque del Tevere, il cielo era celeste, i bambini ridevano nei parchi e le temperature erano così alte da far sudare anche le mura dei palazzi.

Insomma, una giornata di metà Giugno non era esattamente il clima adatto allo studio, Simone e Manuel almeno la pensavano così.

Ma alla maturità la stagione non interessava; per questo i due ragazzi si erano ritrovati chiusi in casa a studiare mentre migliaia di adolescenti non maturandi assaporavano già l'estate in un gelato al cioccolato gustato al parco con gli amici.

Manuel sbuffò sul libro di fisica e Simone alzò lo sguardo, divertito da quell'improvviso dimostrazione di nervosismo. "Io non ce capisco n'cazzo qua Simò. T'o dico io, me bocciano."

Simone alzò gli occhi al cielo al pessimismo del suo ragazzo.

Già, il suo ragazzo.

Quante cose erano cambiate dal suo incidente.

"Fammi vedere, cosa non hai capito?" gli chiese mentre si alzava dal letto per raggiungerlo. Poi, poggiando una mano sulla scrivania e avvicinando pericolosamente il suo viso a quello si Manuel—che in realtà era stato già abbondantemente distratto dai muscoli del braccio di Simone—diede un'occhiata al libro, per poi girarsi verso Manuel e regalargli un sorriso beffardo.

"Non lo sai fare perché ci vuole na' roba che abbiamo fatto l'anno scorso e che te m'hai studiato," gli disse con tono provocante, guadagnandosi un'occhiataccia a cui non diede molto peso. "dimmi, c'hai ancora er libro de quarto o l'hai bruciato?"

Manuel gli diede una piccola spinta come per dispetto, ma non riuscì a smuoverlo di un centimetro. Simone si lasciò scappare una risata e Manuel sbuffò infastidito. "N'so scemo, i libri li brucio dopo la maturità," rispose con quel suo tono saccente. "sta dentro l'armadio da qualche parte nella scatola della roba vecchia comunque. Vedi s'o trovi."

Simone gli lanciò un'ultima occhiata divertita prima di annuire e dirigersi verso l'armadio. Mentre Manuel lo osservava, si mise a frugare tra le sue cose, in cerca di quel libro di fisica che conteneva la soluzione a tutti i problemi di Manuel a quanto pareva.

A un certo punto, però, si fermò di scatto. La sua mano sfiorò una superficie liscia e di plastica, appartenente a un oggetto da una forma particolare e fin troppo familiare. Un nodo si formò nella gola di Simone mentre tirò fuori dalla scatola qualcosa che aveva tutte le sembianze di un dinosauro giocattolo.

Lo osservò. Lo osservò così a lungo da chiedersi il perché, visto che lo aveva già riconosciuto.

Un velo di lacrime gli sfocò per un attimo la vista, e l'unica cosa a tenerlo avvinghiato alla realtà fu la voce di Manuel. "Oh Simò? Tutto ok?"

Simone si aggrappò con tutta la forza a quelle parole confuse, che sembravano cantate dalla voce più melodiosa del mondo. "Questo...questo dove l'hai preso?" si sentì domandare.

Manuel sollevò un sopracciglio, confuso. "Boh, me pare che mi' mamma m'aveva detto che me l'ha regalato n'bambino in ospedale na volta che m'hanno fasciato la testa. Perché?"

Simone scosse la testa e scacciò via pensieri di prati e viso uguali al suo. "Nulla." si limitò a rispondere per poi riprendere la sua ricerca, lasciando Manuel più confuso che mai.

Quando trovò il libro tornò da lui silenziosamente, lo aprì sul tavolo di legno e si mise a sfogliare le pagine, alla ricerca della formula che gli serviva. Sentì gli occhi di Manuel bruciargli la pelle per tutto il tempo; capì che stava seguendo con attenzione ogni suo movimento, e che era preoccupato.

Perciò, si girò verso lui e gli regalò un sorriso malinconico.

"Sicuro che stai bene, Simò? È da quando hai visto quel dinosauro che sei strano." chiese Manuel dolcemente.

Simone annuì piano in risposta alla prima domanda, evitando di commentare la seconda affermazione. Si guardarono negli occhi, e Simone vide di nuovo quel prato di cui si era scordato, che ora però sapeva di casa.

"Te lo sai che ti amo, vero?" gli domandò semplicemente, portando una mano sulla guancia del biondo.

Manuel lo guardò ancora più confuso da quell'improvvisa dichiarazione, ma non fece domande, il che venne apprezzato immensamente da Simone.

"Anch'io ti amo, Simo." gli rispose semplicemente.

Simone sorrise e baciò quelle labbra per cui aveva scelto la vita.

Aveva trovato la sua metà mancante.

Di prati e di destini intrecciati | simone e manuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora