Il fuoco, sembra così ipnotico e tranquillo quando lo vediamo nella stufa, ti attira, io starei lì a guardarlo per ore: vedere mentre brucia il legno e quando scoppietta, mi da un senso di pace. Avete mai visto il fuoco quando è nel pieno della sua potenza? Io si. Non ho mai pensato che mi facesse così paura, è imponente come una divinità, tutto quello che tocca si distrugge, riesce pure a infliggere dolore all'aria che diventa nera e pungente. La cosa che mi faceva ancora più paura, era che questo fuoco era opera mia. Io mi arrabbio spesso, sono molto irascibile, ma non ho mai pensato che riuscissi a fare tutto quello che ho fatto. Su tutti i giornali in quei giorni c'era scritto "studentessa accidentalmente da fuoco all'intero istituto" oppure "quindicenne appicca involontariamente fuoco all'istituto dove alloggiava e studiava". Ora vi spiego la mia versione della storia. Io sono Calida e il mio nome in latino dovrebbe voler dire ardente, credo me l'abbiano dato perchè ho i capelli rossi come mia madre. I miei genitori sono attori famosi e non hanno mai voluto figli, per questo pochi sanno della mia esistenza. Di solito a scuola, mi mandavano in istituti privati dove avrei dovuto studiare insieme ad altri ricchi figli di papà. Io odiavo stare lì, erano tutti snob e mi guardavano dall'alto al basso perchè ovviamente non sapevano che i miei genitori fossero famosi. Inoltre c'erano diverse persone che si divertivano a provocarmi, perchè quando mi arrabbiavo finivo sempre nei guai. Una mattina ero rientrata nella mia lussosissima e odiosa camera, andai alla gabbia del mio piccolo pappagallo Phoenix, era un regalo di mia madre, questo uccellino aveva tutte le sfumature del rosso e del giallo, mi ricordava tanto una piccola fiammella, lo adoravo, è sempre stato il mio unico amico. Quando aprii la gabbia lo trovai morto con un piccolo coltello nel petto. Io scoppiai in lacrime, chi poteva aversela mai presa con un piccolo pappagallino innocente ed indifeso, prendetevela con me piuttosto, ferite me, fate quello che vi pare, ma non provate a mettere in mezzo le persone o gli animali, in questo caso, che amo. Irosa come non mai, scesi le scale e andai dal bulletto che di solito amava così tanto farmi infuriare, questa volta aveva sbagliato di grosso. Lui era in salotto su una poltrona dove di solito mi sedevo ad osservare il fuoco, appena mi vide indietreggiò, l'aveva capito pure lui quanto la mia rabbia era alta. Io urlai con le lacrime che ancora scendevano <<Sei stato Tu??>> lui mi guardò e con un ghigno annuì. Avevo trovato il colpevole, era ora di vendicarsi. La stufa aveva le braci ancora calde, istintivamente presi un legnetto ardente con le mani e la scagliai addosso al ragazzino, lui si scottò un braccio e io notai, guardandomi le mani, che non erano neanche un po' arrossate. Ripensai ai momenti con Phoenix, in quel periodo aveva imparato a dire il mio nome e lo ripeteva continuamente, sapeva anche stare sulla mia spalla senza scappare, quando non ero a lezione facevamo sempre lunghe passeggiate e volava in alto, poi tornava e si appollaiava su di me, era davvero dolce e io ero affezionatissima a lui. Con questi ricordi, tirai un pugno al ragazzino cicciotto e strafottente che aveva ucciso il mio povero pappagallo. Notai che le mie mani era caldissime e quasi mi bruciavano, le guardai e scoprii che erano infuocate, il ragazzo appena colpito aveva tutta una guancia ustionata. Io spaventata cercai di "pulirmi" le mani dal fuoco su una tenda, si lo so non è proprio l'idea più brillante che mi sia mai venuta. E fu così che appiccai il famoso incendio. Nel giro di mezz'ora l'edificio era in fiamme, tutti correvano e scappavano fuori, io ero molto confusa, ricordo che stavo immobile mentre le fiamme divoravano la stanza, per la prima volta avevo paura del fuoco, lui non mi toccava e non mi faceva male, ma ero lo stesso terrorizzata, di fianco a me l'assassino del mio uccellino stava piangendo per le ustioni, io non stavo facendo niente per aiutarlo avevo paura che se mi fossi mossa le fiamme avrebbero bruciato anche me, intanto il soffitto ormai nero si stava crepando, non potevo lasciar morire un ragazzino solo perchè mi aveva fatto un torto, le due mie personalità stavano litigando nella mia testa mentre intorno a me c'era l'inferno, alla fine la "io" buona prevalse, presi sotto braccio il ragazzino che tanto odiavo e lo portai fuori dall'edificio, dove c'era ormai tutta la scuola. I vigili del fuoco e i genitori del bulletto mi corsero incontro, ci portarono dai medici, ma a me non trovarono neanche un ustione, mi sentivo solamente tanto stanca e vedevo tutto sfuocato come se mi avessero tolto tutte le energie, non riuscivo neanche a reggermi in piedi. Mi misero su un lettino e chiusi gli occhi ma restai vigile. Sentivo voci di inseganti, genitori e giornalisti tutti arrabbiati e agitati. Non ne potevo più, c'era come qualcosa che risucchiava tutta la mia forza vitale, sfinita mi addormentai. Feci sogni strani, per esempio c'era mio padre che urlava ai giornalisti e mia madre che piangeva, anzi forse non era un sogno, aprii gli occhi e vidi proprio quella scena. Vedere i miei genitori mi fece venire voglia di tornare a dormire magari avrei sognato di meglio. In seguito, mi dissero che avevo dormito un oretta e l'incendio si era un po' placato ma i vigili del fuoco erano ancora al lavoro. I miei genitori mi raggiunsero e mi parsero preoccupati, cosa strana, mi parse strano anche che fossero con me in mezzo alla gente e ai giornalisti. <<Perchè siete qui?>> <<la scuola ci ha chiamati, sembrava urgente, inoltre abbiamo pagato i giornalisti per non parlare di noi>> disse mio padre. "Ah ecco mi pareva strano" pensai io. I pompieri dissero che l'incendio era partito dal salotto e che era doloso, quindi dovevano scovare l'artefice. Chiesero agli insegnanti chi si trovava in quella stanza a quell'ora, ovviamente vennero fuori il mio nome e quello di quello scarto umano. Visto che lui era uno studente modello e io no, diedero la colpa a me, ma per quanto me la meritassi, protestai peggiorando le cose. Il preside mi espulse e i miei genitori erano furibondi, io non riusci a trattenere un sorriso, finalmente me ne sarei andata. Il sorriso si spense subito al pensiero che sarei andata in un posto peggiore, visto che avevo provato praticamente tutti gli istituti rinnomati e restavano quelli di gente problematica, poi non avrei avuto neanche il mio Phoenix. I miei mi fecero entrare in macchina per tornare a casa. Per tutto il viaggio mi dissero quali provvedimenti avrebbero preso, ma sinceramente, non ero spaventata, mi sentivo ancora stanchissima e non avevo nenache le forze per ribattere o di inventare scuse. Finalmente arrivammo a casa, era da molto tempo che non ci tornavo, ma era uguale a come me la ricordavo. Era gigantesca, molto moderna con un giardino ben curato da giardinieri stra pagati. La mia camera era come un pugno nell'occhio: era disordinata, piena di oggetti come ciondoli e nastri che pendevano dalle pareti e dal soffitto, c'erano teli viola e rossi, c'era anche una grande scrivania con molte orchidee, il letto era matrimoniale con un sacco di cuscini, in un angolo c'era un puff, lungo la parete c'era una libreria gigante piena zeppa di libri fantasy, l unico modo con cui riuscivo a scappare dalla realtà. Dai, non mi sono mai lamentata della mia camera, al contrario del resto della casa, mi rispecchiava almeno un po'.
Mi sdraiati sul letto e mi addormentai sfinita.
<<CALIDAAA!!!>> saltai giù dal giaciglio traumatizzata dalla voce di mia madre, non capirò mai perché non fanno due passi e bussano delicatamente alla porta come persone civili, senza farmi svegliare ogni volta con l'istinto omicida. Scesi a vedere cosa voleva la cantante mattutina, anzi serale visto che erano le sette e mezza. <<Ti sei svegliata vedo, finalmente. C'è una persona che ha chiesto di volerti nella sua scuola è in salotto che ti aspetta>>. Raggiunsi questa misteriosa identità. Era un signore anziano, con capelli bianchi e occhi glaciali che mi scrutavano a fondo, come se dovesse trovare qualcosa dentro al mio corpo, era parecchio inquetante; era vestito molto elegante e teneva in mano un bastone con un serpente all' estremità. <<Salve Calida Calligan, io sono il signor Penser e sono il preside di una scuola superiore per ragazzi con talenti speciali e vorrei farle un colloquio per entrare nella mia scuola>> <<Salve>> l'anziano mi prese una mano, mi guardò negli occhi come aveva fatto poco prima e iniziò con la prima domanda << Sei stata tu ad appiccare il fuoco?>> non riuscivo a staccare lo sguardo dagli occhi del signore, ma più li guardavo più mi veniva da dire la verità, cercavo di resistere ma mi sentivo come se fosse la persona più fidata che avevo e dovevo assolutamente raccontargli tutto. <<Si, sono stata io>> dissi <<perché l'hai fatto?>> <<ero arrabbiata>>
<<con cosa hai acceso il fuoco?>>
<<ho toccato il fuoco e mi si sono infuocate le mani>>
<<non hai ustioni com'è possibile? Ti sono successi altri episodi come questo?>>
<<no è la prima volta>>
Il preside distolse lo sguardo e io mi sentii svuotata, mi mancava il respiro e non avevo idea di quello che era appena successo. Di solito ero brava a mentire, o per lo meno sapevo non dire la verità magari stando zitta, ma questo tipo mi aveva fatto il lavaggio del cervello. Guardai lo sconosciuto in modo interrogativo, lui mi guardò con tenerezza e disse <<appena arriverai alla mia scuola capirai molte cose>> ero allibita, sapeva pure leggere nella mente?
Il signore uscì dalla stanze per raggiungere i miei genitori dove parlarono per ben mezz'ora, dopodiché mio padre venne da me e disse <<abbiamo trovato questa scuola dove crediamo ti troverai bene, ti va di provare ad andarci?>> io annuì, tanto quante scelte avevo? Almeno, magari, avrei scoperto i misteri di questo strano preside. Preparai la valigia, salutai i signori Calligan che mi parvero un po' scossi e seguii l'inquietante anziano che mi portò su una macchina nera. Verso le nove di sera partimmo per chissà dove.

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IL FUOCO DI CALIDA
FantasyCali è una quindicenne che scopre di poter controllare il fuoco, (circa, visto che fa molti danni). Lei andrà in una scuola per ragazzi speciali come lei, dove verrà addestrata a controllare il suo immenso potere. Lì troverà il primo posto che potrà...