VII

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CAMILA'S POV

La rabbia si sta trasformando in qualcosa di più, Lauren sta nettamente superando il limite e poi davanti a tutti così e le loro facce scioccate.

"Lauren, qui fuori, non sei il mio capo né nessuno." dico nervosa e lei sembra del tutto evitarlo, come se fosse solo un mio problema ed effettivamente è così. È un mio problema se ho lasciato che il mio capo baciasse le mie labbra.
Tolgo la sua mano dal mio braccio ed esco dal locale che l'aria stava iniziando a farsi veramente pesante e non voglio essere oggetto di 'spettacolo' insieme a lei.
Sento che lei mi segue e io mi fermo vicino alla spiaggia guardando davanti, il mare è calmo e si smuove leggermente e vorrei essere esattamente come lui... Senza onde

"Cosa sono per te Camila, fuori dal luogo di lavoro?" mi chiede interrompendo il silenzio che si era creato, continuo a guardare il mare cercando una risposta ma non ho effettivamente una risposta, è più banale dirle un semplice passatempo ma rovinerei tutto e mi giocherei la mia carriera e non devo, non posso permettermelo. Mento.

"Sei ancora il mio capo ma non sarà mai un rapporto esclusivamente di lavoro ma deve finire qui e lo sai anche tu... Sul posto di lavoro diventerebbe impossibile" sarò decisamente sincera con lei, non voglio giocare con i suoi sentimenti e non voglio che lei sia la cavia del mio interesse.
Lei mi guarda ma non dice nulla, le squilla il telefono ma non dà minimamente peso a quel suono, è solo concentra a guardarmi. Ci è restata male.
Vorrei che capisse che per quanto desiderio ci può essere, non siamo due corpi che possono unirsi;
Lei è il mio capo e metterebbe a rischio tutta la sua carriera per una ragazzina ripugnata da tutto e tutti, forse non ha compreso che lei è in cima e io sono in basso, ove lei non guarderà mai.

Decido di andare perché l'atmosfera si è fatta parecchio pesante e domani mattina ho delle questioni da risolvere, Lauren invece sembra immersa completamente in uno stato di trance poiché sposta lo sguardo e i suoi occhi si assottigliano, forse sta ammirando qualcosa all'orizzonte, ma è meglio che tolgo la mia presenza prima che peggiori ulteriormente la situazione.

Torno a casa e mi spoglio, ricoprendomi però di dubbi e incertezze riguardo Lauren, quel nome che risuona spesso nella mia testa, quel nome che ormai ricopre il mio tempo.
Non sono sicura di voler continuare questa semi storiella con lei, di provarla e di sentirmi desiderata da lei ma forse è proprio questo che lei vuole, vuole sentirsi dominante su di me: vuole me perché le ricordo la ragazza di cui mi aveva parlato.
L'indomani avrei preso la situazione di mano, andando da lei e fare come lei ha fatto con me, usando la stessa foga di urlarmi contro...
Non sarò l'ennesima ragazza come dice Shawn.

Mi preparo ed esco subito di casa, la questione di Lauren mi ha tenuta quasi tutta la notte sveglia e questo è l'ultimo giorno che io e lei ci parleremo se non in ambito lavorativo. Lei crede che io sia ingenua solo perché son timida e chiusa verso il mondo ma si è sbagliata, nuovamente.
Entro nell'edificio non prestando attenzione a nulla ma sento una voce che mi dice di fermarmi ma come un treno ad alta velocità, continuo per mia strada ed è proprio l'ufficio di Lauren.
Apro la porta e trovo lei con la testa girata verso lo schermo del computer e continua a guardarlo

"Sto lavorando, esci" dice la corvina in modo molto freddo e distaccato, come mai aveva fatto prima

"Dobbiamo parlare e mi starai a sentire. Non mi importa di chi ti ricordo, smettila di provarci con me, chiaro?" dico avvicinandomi alla sua scrivania e sbattendo in modo, forse, leggermente troppo brusco e finalmente mi guarda ma i suoi occhi son rossi e verdi, ha pianto. Si alza di scatto e fa il giro venendo verso di me e io indietreggio

"Come ti permetti a parlarmi così nel mio cazzo di ufficio? continua e ti spedisco da dove sei arrivata e non me ne importerà nulla." il suo sguardo è pieno di rabbia e nervoso, la vena sul collo si gonfia e stringe i pugni, ho esagerato con i toni

"L...Lauren scusa" dico in preda al panico, ma perché non sto mai zitta quando dovrei e mi lascio prendere dalle emozioni.
Mi maledico mentalmente ma lei sembra non provare niente, come se stesse applicando quello che ha detto poco prima

"Non mi ricordi nessuno, se ti senti desiderata è perché non sai reggere niente, non ti ha mai voluta nessuno e ti lasci prendere con un semplice sguardo. Fossi in te, alzerei quel culo e me ne andrei prima che ti licenzio" chiude così il suo discorso e sento un nodo strettissimo alla gola, sento gli occhi che pizzicano e il desiderio di farmi del male aumenta.
Mi distrugge con delle parole e io non reggo il suo sguardo, mi libero dalla sua 'presa' ed esco dall'ufficio, con la dignità sotto i piedi.
Ha completamente ragione, non mi ha mai voluta nessuno e mi son montata la testa nel pensiero che qualcuno finalmente mi degnasse di uno sguardo in più. Ha ragione e dovrei andarmene perché il nodo non mi fa quasi più respirare e sento le gambe cedere.

Apro la porta del mio ufficio e scoppio a piangere, consapevole di avermi inflitto del male da sola, Lauren mi voleva.
Si era presa cura di me, non giudicandomi e accogliendomi a braccia aperte e io l'ho illusa con l'autoconsapevolezza di illudermi a mia volta, ora mi odierà a morte e io che volevo lavorare qui per togliermi il peso dalle spalle.
Prendo il telefono e digito il primo numero che mi viene in mente e risponde subito...

Dinah mi salva sempre e inizio a raccontarle il tutto prima di prendere le mie cose e andarmene, la farò passare come se mi stessi ritirando, così lei non dovrà dare spiegazioni in merito. Forse è l'unica soluzione.

You, me, usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora