l'invito alla festa

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Lucy

A cena la mamma non fece altro che parlare a raffica, faceva così quando era agitata.
“Lucy non puoi restare sempre a casa, Lucy a 17 anni io stavo già con tuo padre, ah Lucy sabato sera non restare da sola a casa, la figlia della vicina ha detto che ci sarà una festa”.
Guardò la madre allibita, anche lei che nominava questa festa.
A scuola non si parlava d’altro, non che qualcuno l'avesse invitata ma era impossibile non averne sentito parlare.
D'altronde era la festa di primavera e gli abitanti di Guerly da sempre ci tenevano molto.
Finita la cena, Lucy con la scusa che aveva da studiare, si rinchiuse in cameretta. Si mise a leggere e quando si addormentò il libro le cadde sul viso.
Così la trovò la sua mamma,che rimise a posto il libro e poi le diede un bacio sulla fronte. Anche se era cresciuta per lei era sempre la sua bambina.

Ethan

Dopo cena come al solito Ethan uscì.
Doveva incontrare Jason alla solita panchina nella piazza principale di Guerly.
Ormai era diventata la loro panchina personale, tutti gli altri ragazzi sapevano che si sedevano sempre lí e per rispetto nessuno osava rubare il “loro” posto.
Quella sera Jason era strano, aveva gli occhi lucidi e sembrava febbricitante.
Il ragazzo disse a Ethan che probabilmente aveva un po' di influenza e più di una volta si lamento’ di avere dolore alla bocca.
"Ehy ragazzi, che vergogna! avete il coraggio di farvi vedere dopo la sconfitta di domenica’??!!?”.
Era Bruce, un ragazzo di un'altra squadra di football che domenica li aveva stracciati.
Ethan si mise a ridere per la battuta e iniziò a rispondergli in tono amichevole “Hai ragione amico dovremmo nascond...”, non fece in tempo a finire la frase che Jason si lancio’ sul ragazzo come una furia.
Iniziò a prenderlo pugni fino a che Ethan e gli altri ragazzi della piazza riuscirono a separarli.
A Jason usciva sangue dalla bocca ma Bruce era ridotto maluccio, sicuramente aveva il naso rotto.
Gli altri urlavano “ma sei impazzito volevi ammazzarlo, Bruce lascialo perdere avrà avuto una giornataccia”..
Ma Ethan quasi tremava perché era certo e convinto di avere sentito il suo amico ringhiare..
Con una scusa corse a casa. Si ripeteva che sicuramente era stata l’agitazione ma quando finalmente cominció a calmarsi inizio’ a domandarsi il motivo della reazione spropositata di Jason. Lo conosceva dalle elementari, sì era un bulletto, gli piaceva comandare ma non si era mai comportato in questa maniera.
Con quel tarlo nella mente andò a letto e si addormentò.
Dormì male di un sonno tormentato da strani sogni e quando si svegliò si accorse di avere le mani sporche di sangue.
Probabilmente si era sporcato quando aveva cercato di allontanare Jason da Bruce e la sera prima era talmente scosso da non essersele lavate.

Lucy

Era giovedì mattina, mamma e papà sarebbero partiti l'indomani sera.
Non aveva voglia di andare a scuola.
Non appena entrò nel corridoio scolastico si accorse che l’argomento principale del giorno non era più la festa ma la mega rissa successa in piazza la sera prima.
Erano coinvolti i giocatori di football. Chi??!??
È vero che Lucy si sentiva invisibile ma ai suoi occhi lo erano praticamente tutti i bulletti e sportivi della scuola. Li riteneva senza cervello quindi non meritavano il suo interesse.
Sentì che qualcuno mormorava qualcosa su un certo Jason “Sembrava un cane rabbioso” ma non ci fece nemmeno caso, quando c'erano di mezzo quei ragazzi i pettegolezzi nel giro di qualche secondo venivano centuplicati e modificati per rendere le vicende ancora più interessanti.
Uscita da scuola fece la solita passeggiata, cena con mamma e papà e infine si rinchiuse in cameretta.
Insomma le sue giornate erano sempre così, monotone e ripetitive ..

Ethan

Ethan arrivò a scuola stranamente in anticipo.
Non vedeva l'ora di vedere Jason e rendersi conto che le sue erano state solo stupide fantasie e continuava a ripetersi “Devo essere impazzito per aver creduto di aver sentito…”.
Non fece in tempo a finire il suo pensiero che si sentì chiamare “Ciao amico mio”. Era Jason che per poco non lo buttò a terra con una pacca sulla spalla.
Ethan lo salutò nervoso e non potè fare a meno di notare il luccichio dei suoi occhi, la voce più rauca e quella risata. Gli sembrava di sentire ancora quel ringhio.
E poi da quando il suo amico era così forte, la spalla gli faceva ancora male, senz'altro gli sarebbe venuto un bel livido.
Andò in bagno a sciacquarsi il viso e quando si guardò allo specchio non potè fare a meno di notare che aveva gli occhi arrossati e la fronte sudata.
E se avesse preso anche lui quello strano virus?
Le ore di lezioni passarono lente. Tornò subito a casa da scuola e si mise a letto immediatamente senza nemmeno cenare, senza nemmeno andare alla sua personale panchina.
Dormì sudato nel suo letto di un sonno profondo e tormentato, ricco di incubi .. Sangue e sangue..
La sveglia suonò, era mattina.

Lucy

Ed ecco il venerdì mattina.
Lucy si era alzata prima per fare colazione con i suoi genitori del resto loro sarebbero partiti dopo pranzo ancora prima che lei fosse tornata da scuola.
Il padre le diede un bacio frettoloso mentre la madre la strinse come se non dovesse vederla per chissà quanto tempo “Mamma domenica sera sarete di ritorno, in pratica non ci vedremo per un solo giorno, stai tranquilla”.
Ma dopo che si incamminò verso la scuola le rimase un senso di inquietudine, come se il saluto che si erano appena scambiate fosse una sorta di addio.
Scacciò subito questo stupido pensiero e si ripromise di leggere meno romanzi thriller in futuro.
All'intervallo sentì una voce “Lucy Lucy”.
Per poco non sobbalzò sulla sedia, chi la stava chiamando ? .. Si girò e vide che era Betty, la tipa strana della scuola, sempre tutta vestita di nero comprese scarpe, borse ed unghie “Lucy Black domani andremo insieme alla festa di primavera”.
Lucy non rispose e la guardò allibita. Betty continuò “Insomma Lucy lo sò che non siamo amiche ma non abbiamo alcuna vita sociale e sappiamo entrambe che nessuno ci inviterà alla festa. Dobbiamo per forza aiutarci a vicenda. Quindi andremo insieme alla festa”.
Lucy non fece altro che annuire.
Era ancora elettrizzata dal fatto che una persona non soltanto conoscesse il suo nome ma persino il cognome, e poi al diavolo aveva ragione.
Dovevano andare insieme a quella festa, mamma e papà sarebbero stati contenti e magari si sarebbe fatta una nuova amica.
Si scambiarono il numero di telefono e si misero d'accordo per l'indomani sera. Con quei pensieri in mente la giornata si concluse in fretta.
Andò a dormire stretta al suo unicorno ma quella sera si sentì meno sola. Era strano tutto ciò perché invece quella sera sola lo era davvero.
Mentre stava prendendo sonno sentì un ululato, penso’ ”che ha il cane del vicino?! “. Poi si addormentò.













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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 07, 2022 ⏰

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