Biassanot.

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E' una visione mistica, una catarsi totale ed è tutto qui, ora, davanti a me, sul nostro letto sgangherato, circondato da lenzuola sgualcite e divelte.
Sento i suoi sospiri accompagnare ogni mio movimento come una colonna sonora che perfettamente si confà al momento.
Non mi guarda più adesso, perso del tutto nei meandri del piacere.

Ma io sono egoista di natura.
E' atavica nel mio essere questa esigenza di considerazione, specie se da parte sua, e per questo lo richiamo all'attenzione con un buffetto sulla guancia un po' troppo forte per essere una semplice carezza, ma non abbastanza per lasciare un segno evidente. Peccato.

"Uh?" mugola lui mentre continua a dimenarsi tremante con la schiena tenuta su in una posizione del tutto innaturale e le gambe che sembrano cedere sotto il mio tocco.
E' ignaro dell'effetto che mi provoca, di quell'istinto animale che sveglia nelle parti più profonde e recondite del mio cervello.
"Apri gli occhi" intimo mentre una mano continua a spingere nel suo spazio più nascosto, quello che ho conosciuto sempre e solo io. Potrei impazzire solo con questo pensiero in mente.

"Simo..." mi sto spazientendo e, ora che un sorriso malizioso - tenuto in parte nascosto dal cuscino - appare sul suo volto, so che lo sa anche lui.
Libero le dita dalla stretta asfissiante delle sue pareti e premo la mano sulle ultime vertebre della colonna per spingerlo anche col bassoventre verso il materasso.
"Manu" sospira "...perché?"
Ha aperto gli occhi ora e mi fissa come se mi passasse attraverso e ci fosse qualcosa dietro di me a occupare la sua attenzione.
Sbatte le palpebre, si lecca le labbra e sembra un attimo più presente a se stesso. Sui lineamenti mozzafiato di Simone potrei dilungarmi per ore e il fatto che non sia mai così bello come quando è succube del mio tocco lo rende ancora più attraente.

"O sai perché Simò..." sussurro portandomi sulla sua bocca mentre gli accarezzo le natiche in modo leggero.
Ondeggia col busto nel tentativo di sedare un po' l'evidente necessità di liberarsi.
"Statte fermo" gli ricordo.
"non voglio..."
"Ce dovevi pensà prima" e la pacca che gli lascio sul gluteo lo fa letteralmente sussultare.
Percorro incantato il contorno di questa nuova impronta rossa che lo adorna, sentendo il muscolo in tensione guizzare sotto la mano. Con uno scatto inaspettato si gira pancia su quasi travolgendomi e "non è colpa mia se tu eri fuori Roma..." fa incontrare le nostre mani "io ho le mie esigenze lo sai..." conclude con un sorrisino alzando finalmente lo sguardo su di me.

E se prima avevo già le membra in fiamme dal desiderio, il momento in cui i nostri occhi si incontrano è letteralmente un'esplosione di bramosia.
Porto con violenza una mano dietro il suo collo e, senza aspettare reazioni, scontro le mie labbra con le sue costringendolo a schiuderle.
Il respiro che aveva iniziato a prendere si conclude sulla mia lingua in modo violento come tutto lo scambio che ne segue per diversi minuti.

Ed è una crudeltà quando si divincola da me e, con occhi enormi, gli stessi maledetti che mi incatenano da ormai 4 anni a lui, mi dice "ti prego Manu... non ho penato abbastanza?"
Fingo di pensarci. Vorrei tenerlo bloccato in questo limbo dove sono io e solo io a decidere tra il piacere o la sofferenza all'infinito. Non c'è nulla di paragonabile al senso di onnipotenza che questo mi provoca.

"Manuel..." una mano si insinua fra le mie gambe e il momento in cui trova ciò che cerca il respiro mi si mozza e il cervello va in cortocircuito.
E' che per quanto ci provi a tenerlo sotto il mio giogo è sempre lui che mi governa, lui che decide della mia intera esistenza e ora, a quanto pare, anche del mio orgasmo imminente.
"Sarai a rovina mia Simò"
"Si?" Chiede con tono fintamente incerto guardandomi da sotto le ciglia.
Fa scorrere la mano sulla mia lunghezza, il pollice a raccogliere il primo piacere che si sta depositando sulla punta e poi, con questa fluidità ottenuta, scende di nuovo giù alla base e stringe.
Mi manda al manicomio questa abilità che ha di ridurmi in brandelli, abbandonato alla sua mercé, il tutto mentre continua a tenere su una faccetta da angelo che non lo diresti mai il diavolo che invece nasconde in corpo.

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