Capitolo 2

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La realtà della sua situazione la colpì come una tonnellata di mattoni (o di neve).

Malfoy si alzò dal suo posto sul letto, girandosi verso di lei.

La sovrastava così tanto, e poteva vedere quanto il soffitto fosse basso, ma qualcosa nel suo cervello (o forse più in basso) registrò l'approvazione, anche se sapeva che fosse la peggiore idea che avesse mai avuto, almeno da quando aveva deciso di uscire dalla macchina.

"Mi stai dimostrando che tutte le mie precedenti supposizioni su di te sono sbagliate, oggi", disse lui in tono informale, spingendosi via i capelli dalla fronte. Gli cadevano sotto le orecchie e sembravano così morbidi, arricciati dolcemente verso le punte; quella versione di Malfoy non aveva niente degli spigoli duri di cui il suo io adolescente sembrava così orgoglioso.

Tranne…beh. Tranne quelli che erano, chiaramente, muscoli addominali duramente conquistati e, dalla visuale limitata che i suoi vestiti permettevano, quello che sembrava essere un eccezionale paio di natiche.

"Cosa?" Si costrinse a tornare ad una direzione di pensiero più sana.

"Nessun buon senso, e una boccaccia, per giunta. Che cosa è diventata la beniamina del mondo magico?" Stava... Stava sorridendo, cazzo?

Non stava sorridendo,o  sogghignando, o  sghignazzando, era un sorriso sincero che diceva "guarda-questo-momento-divertente-che-stiamo condividendo".

Probabilmente era più sconcertante della flanella. Beh, quasi.

"Sì, beh, potrei dire lo stesso di te. E la situazione giustifica qualche parolaccia".

"Perché?"
"Beh..." iniziò a spiegare ma, onestamente, lui era così ottuso. Lo stava facendo di proposito. Si chiese brevemente se, per qualche improbabile coincidenza, potesse esistere un altro Draco nel mondo.

Un Draco più bello, più sorridente, più alto, che veniva da un universo alternativo dove il gel per capelli non esisteva e il suo fascino non era distorto da pregiudizi sul sangue. Il suo nome sarebbe stato Draco Bonfoy.

Probabilmente, non esisteva.

Sbuffò come meglio poté dalla sua posizione, sdraiata su un fianco. Stava così comoda, e il suo corpo sembrava aver rilasciato il calore tra le coperte, che avevano un odore così buono. Si sentiva le membra stranamente pesanti. Fece uno sforzo gargantuesco solo per scrollare le spalle.

"Dov'è il bagno?" chiese, cercando di dimostrare la sua tesi (e anche perché aveva bisogno di saperlo).

"Fuori." Le disse lui, come se fosse ovvio. Non era cresciuto in una villa?

"Fuori?" In qualche modo, pensò che fosse peggio che non averlo, perché non era possibile... si chiese che tipo di danno potesse fare il congelamento ai genitali di una persona, e prese nota mentalmente di controllare, quando non sarebbe più stata a rischio di soffrirne.

"Potrai capire che trovo la cosa allarmante".

"Perché il bagno è fuori?"

"Sì!"

"Devo dire che stai dicendo cose quasi senza senso. Non sei stata in campeggio per la maggior parte del 1998?".

"Perché sei felice di usare una toilette all'aperto?"

"Preferiresti che non lo usassi affatto?"

Stava ridendo di lei, non apertamente, ma poteva vederlo nell'increspatura dei suoi occhi. "No."

Lui si voltò, facendo quelli che potevano essere al massimo tre passi verso l'altro lato della stanza per mettere un bollitore sopra una stufa a legna.

Il nonno di Hermione era probabilmente il più grande sostenitore della flanella, e prima di oggi non avrebbe mai detto che potesse essere descritta come seducente. A quanto pareva, Draco Malfoy le aveva già fatto cambiare idea su quel fronte. Lo faceva sembrare sicuro e comodo. Il che era fuorviante, chiaramente.

Era motivo d'orgoglio, per Hermione, riservare storicamente la sua attenzione per un certo tipo di intellettuali. Gli scrittori e i teorici.

Uomini con gli occhiali, un bel cardigan di lana e un brogue marrone,quello era il suo genere.

Ecco perché Malfoy e i capelli un po' troppo lunghi, la mascella forte, i  grandi muscoli delle braccia e la sensazione di formicolio che le stava ispirando appena sotto l'ombelico, nonostante l’assoluta mancanza di aderenza alle sue sperimentate preferenze… era abbastanza allarmante.

Ed era l'unica ragione per cui sembrava non riuscire a smettere di fissarlo.

Si sforzò di estrarre le braccia dalla coperta in cui l’aveva avvolta nel modo più efficiente possibile, sistemandosi seduta contro la testiera di legno. Fu soddisfatta quando riuscì a liberare il braccio sinistro da dove era infilato, contro il petto. Quella sensazione svanì meno di cinque secondi dopo, quando si accorse che il movimento della coperta era morbido contro la sua pelle.

La sua pelle. Non il suo apparentemente inutile cappotto, o il maglione o persino il reggiseno. Il movimento della coperta era morbido contro il suo seno. Il suo capezzolo. Il che poteva solo significare... Non poteva credere di averci messo così tanto tempo a realizzare.

The Art of Seduction: Kidnapping And Hypothermia | TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora